18 Febbraio 2019

Aggressione antisemita al filosofo francese Alain Finkielkraut

Fonte:

www.lastampa.it, La Stampa

Autore:

Leonardo Martinelli, Elena Loewenthal, Dina Porat

Il filosofo aggredito a Parigi: “Era un odio da pogrom”

Identificato, ma non ancora fermato il principale assalitore di Finkielkraut

«Non mi sento una vittima, né un eroe». Ha commentato così Alain Finkielkraut, filosofo e accademico di Francia, gli insulti antisemiti ricevuti sabato per le strade di Parigi, ai margini della manifestazione dei gilet gialli. Non vuole sporgere denuncia «ma vorrei sapere chi sono queste persone, mi interessa», precisando che «almeno una di loro aveva una retorica islamista». La procura di Parigi ha comunque deciso di aprire un’inchiesta. Ed è stato il ministro degli Interni, Christophe Castaner, ad annunciare ieri pomeriggio su Twitter che «un sospetto, riconosciuto come il principale autore degli insulti, è stato identificato», ma non ancora arrestato. Lui e i suoi compari rischiano fino a sei mesi di carcere («se non fosse intervenuta la polizia, mi avrebbero spaccato la faccia – ha detto il filosofo, intervistato sulla tv Lci -: era una violenza pogromista»). Sono fioccati insulti del tipo «vattene, sporco sionista di merda». Ma quelle persone hanno pure gridato «Palestina». O «Dio ti punirà» e «questa – secondo Finkielkraut – è retorica islamista».

L’«islamo-gauchisme»

«Era un miscuglio di giovani della periferia – ha aggiunto –, dell’estrema sinistra e forse di soraliani». Il termine si riferisce al franco-svizzero Alain Soral, ideologo che si richiama sia al nazionalismo che alla sinistra marxista e che è un referente sia per un’estrema destra antisemita che per il cosiddetto «islamo-gauchisme», surrogato di islamismo e di sinistra antisemita (e anti-israeliana).

L’escalation di aggressioni

Nel 2018 le aggressioni antisemite in Francia (fisiche e verbali, denunciate alla giustizia) sono state 541, il 74% in più rispetto all’anno precedente. E, secondo il filosofo Pascal Bruckner, «il fenomeno si spiega con la convergenza di tre ostilità: dell’islamismo radicale, dell’estrema destra (vedi le scritte Juden comparse sulle vetrine di alcuni negozi) e dell’estrema sinistra antisionista. E con passerelle tra l’islamismo radicale e l’estrema destra via Soral o Dieudonné», comico già condannato per gli spettacoli sull’antisemitismo. Per Bruckner poi «tutto questo risveglia le passioni più infime in un Paese dove vivono le più grandi comunità di ebrei e di musumani d’Europa».

Sulla scia della II Intifada

E i gilet gialli cosa c’entrano in questa storia? «L’antisemitismo non rappresenta assolutamente la colonna vertebrale del movimento – dichiara alla Stampa Jean-Yves Camus, esperto di estrema destra –, ma nei suoi cortei confluisce chiunque, senza un vero servizio d’ordine che faccia da filtro». Per Camus «l’aumento degli atti antisemiti in Francia cominciò a partire dai primi anni Duemila nelle periferie e nelle aree con una maggiore concentrazione di popolazioni musulmane, sulla scia della seconda Intifada. E ancora negli ultimi anni i responsabili delle aggressioni più violente sono persone che provengono da quel mondo e che vi aggiungono un passato nella delinquenza comune».

Il simbolo

Intanto, anche Emmanuel Macron è intervenuto su twitter. «Figlio di emigranti polacchi – ha scritto –, diventato membro dell’Accademia di Francia, Finkielkraut non è solo un uomo di lettere eminente ma anche il simbolo di quello che la Repubblica francese può permettere a ognuno». Suo padre era un modesto artigiano del cuoio a Parigi ma il figlio, che oggi a 69 anni, poté frequentare le migliori scuole, anche a livello dell’università del Paese. E per domani in tutta la Francia è convocata una serie di manifestazioni all’insegna del «no all’antisemitismo». In rete, però, Finkielkraut, spesso polemico contro un certo buonismo multiculturale (e in media odiato dalla gauche classica), ha trovato anche voci polemiche nei suoi confronti, della serie «se l’è andata a cercare».