Fonte:
moked.it
Autore:
Adam Smulevich
L’ANNIVERSARIO – L’Onu, il sionismo “razzista” e il messaggio di Herzog padre
Nel 1975 in Israele il primo ministro era Yitzhak Rabin e il potere in mano ai laburisti. La special rapporteur Francesca Albanese invece non era ancora nata, ma alle Nazioni Unite un’ostilità ideologica nei confronti d’Israele era già di casa e lo si vide il 10 novembre di quell’anno quando, con 72 voti a favore, 35 contrari e 32 astensioni, l’assemblea generale dell’Onu approvò una famigerata risoluzione in cui il sionismo era definito una forma di razzismo e discriminazione razziale. In piena Guerra Fredda passò così la linea dell’Unione Sovietica, dei paesi arabi e di una parte cospicua dei non allineati. Ci sarebbero voluti 16 anni per revocarla.
Mezzo secolo dopo, l’anniversario non è passato inosservato a Gerusalemme. E per primo l’ha ricordato il capo dello Stato Isaac Herzog, che ne ha fatto il motivo anche di un ricordo familiare. Nel 1975, l’ambasciatore israeliano all’Onu era suo padre Chaim, che sarebbe poi diventato il sesto presidente d’Israele dal 1983 al 1993. «Il sionismo non è altro che il senso di origine e di destinazione del popolo ebraico nella terra legata eternamente al suo nome», intervenne allora Herzog padre strappando durante il suo discorso il foglio di carta con il testo della risoluzione. Un gesto eclatante passato alla storia. «Aveva avuto la sensazione, mi disse in seguito, di parlare non solo in qualità di ambasciatore d’Israele, ma a nome delle generazioni passate e future di un popolo perseguitato e calunniato», ha dichiarato nelle scorse ore il figlio, sottolineando come ai suoi occhi quell’istanza «non rappresentasse l’ennesima manovra politica delle Nazioni Unite, ma un attacco diretto all’identità, alla storia e al diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo ebraico: una forma di prepotenza politica organizzata volta a mettere a tacere una voce e a demoralizzare un popolo». Vi furono reazioni anche in Italia. Da sinistra parlò Pietro Nenni: «Sorprende che gli arabi abbiano creduto di servire in tale modo la causa palestinese. Sorprende ancora di più il voto dei paesi sovietici. Ciò non serve né la pace né la causa della pacifica coesistenza dei popoli nel Medio Oriente e in tutto il mondo». La stampa israeliana e internazionale ha dedicato alcuni articoli all’anniversario. Per il Jerusalem Post, «50 anni fa il mondo ha assistito a un cambiamento nell’atteggiamento internazionale che è stato il precursore dell’antisemitismo a cui stiamo assistendo nel mondo moderno». La pensa allo stesso modo il Times of Israel: «Possiamo tracciare un collegamento diretto tra quel momento e l’ondata di antisionismo e antisemitismo cinque decenni dopo».
