30 Dicembre 2010

L’onda nazi marcia sull’est

Fonte:

L'Espresso

di Stefano Vastano
Dai piccoli comuni alle scuole, tra propaganda e violenza il partito filohitleriano Npd continua ad aumentare consensi. Nell’ex Berlino est e non solo

Di sicuro Christian Wulff, il giovane Presidente della Repubblica federale, era poco informato. Lui comunque il 30 novembre scorso ha inviato in buona fede l’assegno di 500 euro alla famiglia Müller, che vive a Lalendorf, comune di 3500 anime nella regione del Meclemburgo-Pomerania. Dal 1949 è prassi in Germania che il Presidente si congratulò così con i genitori per la nascita del settimo figlio. È stato il sindaco del paesino invece – tal Reinhaard Knaack, un duro e puro rappresentante della “Linke”, la sinistra radicale -che s’è rifiutato di accettare l’omaggio, ed ha rispedito al Presidente assegno e lettera d’auguri. Da allora in Germania non si parla d’altro che del neonato di Lalendorf, e del “nuovo terrorismo d’estrema destra”, come titolano i giornali. Si dà il caso che Marc Müller, il papà del settimogenito, sia nella presidenza della “Società per la biologia ed eugenetica”, associazione a dir poco nazista. Mentre Petra, la feconda mamma, sia una delle fondatrici del “Ring Nationaler Frauen”, l’organizzazione femminile della Npd, il partito neonazista che lì nel Meclemburgo ha rastrellato nel 2006 il 7,3 per cento dei voti. Il 2011 sarà anno elettorale sia nel Meclemburgo (4 settembre) che nella Sassonia-Anhalt (20 marzo). Ed i vari gruppi neonazisti stanno sfoderando da mesi una presenza micidiale nelle strade, piazze e scuole delle due regioni all’est del Paese.
L’ha notato per primo il signor Knaack, il sindaco di Lalendorf, che il 7 dicembre s’è visto assediato il giardino di casa da energumeni al comando di David Petereit. Da allora il povero borgomastro, bersaglio delle orde naziskin, campa sotto scorta di polizia. Ma ha ragione Lorenz Coffier, ministro degli Interni della regione di Schwerin quando dice che “la guerriglia non riguarda solo la nostra regione”; è in mezza Germania-est che i neonazisti “stanno scatenando una nuova strategia del terrore”, spiega il politico della Cdu.
Proprio quel David Petereit, il capobanda che ha guidato le truppe naziskin all’assalto di Lalendorf, non è un picchiatore qualsiasi, ma uno dei boss della Npd nel Meclemburgo. Nella sua “Thing-Haus”, come i neonazisti chiamano la centrale della Npd, gestisce inoltre la ditta “Levensboom.de”. Tra gli articoli più gettonati del negozio si trovano in vendita diverse mazze da baseball, bombolette di gas o deliziose spillette con la scritta “18” (sono nell’alfabeto i numeri delle due iniziali di Adolf Hitler), che Petereit vende esattamente ad 88 centesimi (le iniziali di “Heil Hitler”). Sono gli stessi gadgets che degli strani “Santa Klaus”, un gruppetto di naziskin travestiti da Babbo Natale ha sparso gratis, con volantini e compilation nazirock, ai mercatini nelle cosiddette “cittadine liberate tedesche”. Così gli attivisti d’estrema destra hanno ribattezzato cittadine come Löcknitz, dove alle ultime amministrative la Npd ha incassato il 18 per cento; o comuni come Schöna che, con il 25 per cento dei voti alla Npd, s’è conquistata il titolo di “paradiso della Npd””. La Sassonia, il Meclemburgo e la Sassonia-Anhalt – regioni con una disoccupazione che sfiora anche il 20 per cento – si stanno trasformando, spiega il politologo Hubertus Buchstein, “in un laboratorio politico per la nuova propaganda neonazista”. Oltre ai Cd con le “ballate nazionali”, alle spillette con i “numeri di Hitler” e alle centinaia di siti in Rete (la polizia ne ha registrati di recente 1872), gli attivisti d’estrema destra stanno riscoprendo la carta stampata. Gazzette come l”Anklamer Bote”, giornali di 4 o 6 pagine, sono distribuiti porta a porta e sono piene di consigli pratici, per esempio come “ottenere dall’ufficio di collocamento i soldi per il riscaldamento”. Oltre a mostrarsi utili ai più anziani e ai disoccupati, per ammaliare i più giovani gli strateghi d’estrema destra puntano sul nazirock nonché (vedi scheda) sul design per il perfetto naziskin.
Ma per l’infiltrazione più capillare nei comuni dell’Est è su scuole elementari e sull’offerta di attività sportive che i nuovi capetti della Npd stanno insistendo: il 38enne Andreas Theissen, capelli rosso fuoco, lentiggini ed occhi azzurri, organizza ogni estate i campeggi della “Hdj”. La sigla ricorda vagamente la “Hitler Jugend”, ma sta invece per l’altrettanto demenziale programma della “Gioventù tedesca fedele alla patria”. In cui, fra l’altro, s’insegna ai più piccoli a non usare parole straniere come “pizza” ma solo quelle tedesche come “Gemüse Küchen”: sta per “torta di verdure”. Votati al “Kult” della Germania anche i ragazzi che la Npd allena nelle palestre o in club di calcio-ultrà come “Concordia”.
L’infaticabile Theissen, nonostante la condanna di 15 mesi per possesso di esplosivi, alle prossime elezioni nel Meclemburgo è fra i capolista della Npd. Anche lui, come la prolifica famiglia di Lalendorf, è papà di 6 figli fedelissimi alla Grande Germania. Tutti e sei già abbonati, dice orgoglioso il papà, a “Junge Freiheit”, la rivista del movimento d’estrema destra che nell’ultimo numero ha schiaffato Petra, “la mamma nazionale di Lalendorf” in copertina.
A forza di campagne e propagande del genere, è chiaro che non solo la piaga della Npd, ma anche i pestaggi neonazisti s’estenderanno nelle cittadine dell’Est: solo a novembre, la polizia ha raccolto 40 feriti gravi lasciati per strada dalle truppe naziskin; e, nel 2010, sono stati oltre 200 i reati a sfondo antisemita. E tra le vittime dei gruppi naziskin non ci sono solo i giovani di sinistra ma anche – specie nella fronteria con la Polonia – gli emigranti polacchi. “Stettino e Danzica sono città tedesche”, rivendica Udo Pastör, capogruppo della Npd a Schwerin; non per niente “fare fronte contro i polacchi!”, è il suo grido di battaglia per le prossime elezioni.
Antisemitismo, xenofobia e nazionalismo radicale contrassegnati nei nuovi manifestini elettorali da una nuova sigla: “Npd/ Unione popolare”. A fine novembre la Npd (che conta 7mila iscritti) si è fusa con la Dvu (altri 4mila iscritti). E da allora, dice Udo Voigt, presidente nazionale della Npd, “ci troviamo in campagna elettorale permanente”. Come conferma l’ondata di violenza sparsa nei paesini della Germania-est. Per tamponare il terrore della Npd all’Est il governo di Berlino è sinora ricorso a tattiche morbide: il congelamento dei conti della Npd o il controllo fiscale dei loschi tesorieri del partito. Forse però, suggerisce Lorenz Coffier, il ministro degli Interni del Meclemburgo, è giunto il momento di dichiarare anti-costituzionale, e vietare una volta per tutte per legge la Npd. n

Nero fuori moda: èh; l’ora del viking
Il business dei concerti e del nuovo look tra i gruppi nazirock

Gli iscritti alla Npd, il partito guidato dal 1996 da Udo Voigt, non sono aumentati (erano 7.200 nel 2008 ed oggi sono circa 7mila). Ma i gruppi musicali neonazisti sì: la polizia ha calcolato che oggi esistono oltre 150 band nazirock in Germania. E quest’anno hanno organizzato oltre 130 concerti. L’evento musicale resta il cosiddetto “Rock für Deutschland”. È il mega-concerto dell’estate, giunto alla 8 edizione, che si tiene nella cittadina di Gera in Turingia. Quest’anno oltre 4mila Skinheads sono accorsi a sentire le chitarre e le folli urla di “Noie Werte”, “Fight Tonight” o di gruppetti ultrà come “Frontal Kraft”. E le adunate musicali sono anche sfilate di moda per il perfetto neonazista: l’outfit tutto nero, dagli stivali militari alla T-shirt, è passato di moda. Oggi il cosiddetto “Nazionalista autonomo” indossa vesti sgargianti, comode e soprattutto “vichinghe”, confezionate dalla Thor Steinar. Fondata nel 2003 da Uwe Meisel, la nuova collezione invernale propone (85 euro) maglioncini rosso fuoco con la scritta “Walvater” e l’immagine del buon vichingo che salva la candida vergine. Da accoppiare a jeans in puro cotone con la scritta “Fraktur”, sul fondoschiena, in caratteri neogotici. Il tutto da combinare con stravaganti T-shirt dai più scorretti slogan: la maglietta (grigio-topo) con la scritta “Invasion”; quella rossa inneggiante al Sudafrica “Sport frei” (sport libero); o il più classico inno al paganesimo nordico nella maglietta più gettonata dedicata a “Wotan”. Così il proprietario di Thor Steiner ha già superato i 2,5 milioni di fatturato. Ed ora lo stilista dell’estrema destra Meisel, che vive in una villa di 650 metri quadri sui laghi del Brandenburgo, ha lanciato per i suoi fan una nuova griffe dal nome sopraffino: “Erik and Sons”.