29 Maggio 2015

Recensione del saggio “Allarme siam leghisti” di Antonio Rapisarda

Fonte:

Il Fatto Quotidiano

Autore:

Fabrizio d’Esposito

Neofascisti e antieuropeisti La cosa nero-verde di Salvini

Il saggio descrive dall’interno il network del leader lumbard che si ispira all’esperienza francese della Le Pen

Chi e come ha fatto diventare Matteo Salvini nero a metà, dando vita a quella creatura un po’ mostruosa chiamata fascioleghismo? Sinora nessuno aveva descritto il nuovo network dell’altro Matteo della politica italiana, probabile protagonista della Terza Repubblica, che il 28 febbraio scorso ha tentato di conquistare la Roma ladrona di bossiana memoria, con un comizio in piazza del Popolo, la culla dell’almirantismo in doppiopetto. A spiegare adesso nei dettagli il movimentismo del connubio nero-verde tra il leader quarantenne della Lega e la destra non conforme e non conformista, ci prova Antonio Rapisarda nel suo “All’armi siam leghisti. Come e perché Matteo Salvini ha conquistato la Destra”, uscito in questi giorni in libreria per i tipi di Aliberti Wingsbert House.

RAPISARDA è un giornalista che scrive sul sito “Barbadillo”, che fa parte del network fascioleghista, e spera in Salvini come capo della nuova destra italiana. Chiarito questo, il racconto della rete nera è molto utile per comprendere l’evoluzione del padanismo verde. Ovviamente il modello di riferimento è l’esplosione di colore blu di Marine Le Pen in terra francese e da qui parte l’assemblaggio post-ideologico salviniano, che mischia le marce militari dei fascisti di CasaPound e l’adesione alle tesi anti-euro di Alberto Bagnai, definito nel libro economista di sinistra. Rapisarda riconosce le radici di questa svolta nella Nouvelle Droite di Alain De Benoist, che in Italia grazie a Marco Tarchi, raffinato intellettuale, in passato animò gli ambienti sociali e rautiani del vecchio Msi. E un po’ forzatamente include nel pantheon di idee del fascioleghismo anche Massimo Fini e Pietrangelo Buttafuoco, editorialisti del Fatto Quotidiano. La ragione di questa elaborazione sono da ritrovare nelle nuove coordinate della politica. Non più destra e sinistra come nel Novecento (differenza che resiste solo nel campo dei diritti civili, ormai) ma anti-eurismo contro europeismo, popolo contro élite, sovranismo e nazionalismo contromondialismo. Posto che la sinistra tradizionale (il Pd) si è annullata nel liberalismo più spinto, assomigliando alla destra che adora la tecnocrazia e i poteri forti, lo stendardo del populismo, nella sua accezione più ampia, è destinato a diventare, secondo l’autore, lo scettro del nuovo re di Roma. Salvini, appunto.

Una nuova lotta patriottica che ha convinto non solo CasaPound. Nella descrizione del network ci sono la Meloni e Fratelli d’Italia, il Foro 753 della capitale (altra enclave nera della capitale), Terra Insubre (scomodo pensatoio della Lega), il modello Tosi di Verona (prima che l’attuale sindaco si convertisse al centrismo di Passera), una serie di blog di nicchia, seguitissimi e colti. Il libro è molto denso, arricchito dalle riflessioni di un grande studioso delle fascisterie, Ugo Maria Tassinari, e contrappone all’Europa della troika e del Britannia (lo yacht dove l’eurotecnocrazia si spartì nel 1992 le liberalizzazioni italiane), ossia “l’Unione Sovietica Europea”, il sogno dell’Eurasia, da Brest a Vladivostok. Perché Mosca resta pur sempre la Terza Roma e l’autocrate russo Putin è molto più amato del lussemburghese Juncker.

IL MURO all’immigrazione (e all’Islam, ma in questo non c’è unanimità nel fascioleghismo) è tradotto in chiave complottista: gli eurocrati favoriscono i barconi per aumentare la pressione e il caos e favorire così lo smantellamento dei diritti sociali dei popoli autoctoni in una nuova guerra tra poveri. La costruzione di Rapisarda ha però due punti deboli. Il primo è quello che regge il filo del libro: l’apologia stile nuova Compagnia dell’Anello, mito della gio-ventù di destra, della piazza salviniana del 28 febbraio scorso a Roma.

IN REALTÀ quella piazza si riempì a metà, fino all’obelisco. E prima che calassero dal Gianicolo le milizie di CasaPound, inquadrate militarmente, piazza del Popolo era pressoché vuota. In tutto non più di 5mila persone. Il secondo è il forzato paragone tra Marine Le Pen e Salvini. La forza dei due, al momento, non è comparabile. La figlia di Jean-Marie, vecchio leone della destra fascista francese, ha il doppio dei voti della Lega, se non di più. Non solo: nella Cosa nero-verde c’è l’estrema destra che per decenni si è contesa i decimali alle elezioni politiche. Senza dimenticare che in Francia non hanno avuto Mussolini e questo qualcosa significa ancora storicamente e politicamente, al di là di tutti i revisionismi possibili e il superamento delle ideologie. Magari la destra populista di Salvini un giorno sarà maggioranza, come si augura Rapisarda, ma al momento nel ballottaggio previsto dall’Italicum ci va il Movimento 5 Stelle, altra formazione post-ideologica che vale il venti per cento e di cui l’autore non sembra tenere conto. Per non parlare delle sorprese che può riservare il crepuscolo berlusconiano.