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Jihadismo

Termine comunemente usato per indicare le varianti più estreme e violente dell’ideologia islamista. Come la maggior parte degli islamisti, i jihadisti ritengono che:
a) l’islam non sia semplicemente una religione, ma un sistema completo regolante tutti gli aspetti della vita privata e pubblica che, una volta posto in essere, permetterebbe ai musulmani di conquistare il posto di supremazia globale ad essi assegnato da Dio ;
b) esista un complotto tra Occidente, ebrei e musulmani corrotti per soggiogare l’islam e i musulmani. Ma, mentre altre frange del movimento islamista utilizzano varie tattiche per ottenere i propri scopi, i jihadisti ritengono che solo con la violenza possano ottenerli.
La base teologica dell’ideologia jihadista va ricercata in un’interpretazione militante del concetto islamico classico di jihad, che in epoca contemporanea è stata teorizzata da leaders quali Sayid Qutb ed Abdullah Azzam. Nonostante la comune accettazione della violenza come elemento fondamentale e voluto da Dio, il movimento jihadista è caratterizzato da forti spaccature e differenze dottrinarie al suo interno. Questioni come la legittimità di uccidere musulmani¸ uccidere civili (musulmani e non) o utilizzare attacchi suicidi sono fonti di accesi dibattiti. Inoltre, alcuni gruppi jihadisti hanno scopi puramente locali mentre altri, diretti o influenzati da al Qaeda o l’Isis, adottano un’agenda più globale.

Judensau

Lo Judensau (ted. per “scrofa degli ebrei”) è una rappresentazione derisoria e disumanizzante degli ebrei sviluppatasi soprattutto in Germania – ma anche in Austria, Belgio, Svizzera, Svezia – dal XIII al XVI secolo. Gli ebrei sono rappresentati mentre poppano dalle mammelle di una scrofa con la quale, in alcune immagini, intrattengono anche sconci rapporti tra i quali quello di ingoiarne gli escrementi. Lo Judensau venne scolpito sui mensoloni decorati, sui capitelli, sugli stalli lignei dei cori, sui contrafforti e sui doccioni di gronda di numerose cattedrali e chiese (Brandeburgo, Magdeburgo, Ratisbona, Erfurt, Colonia, Uppsala ecc.). Apparve inoltre sui cancelli di molti edifici, sia pubblici che privati, fu spesso inserito nei bestiari e divenne il soggetto di pitture murali (ponte di Francoforte) e di dipinti. Nella rappresentazione appare spesso il diavolo come compiaciuto spettatore. Dal XV secolo l’evoluzione delle tecniche di stampa rese possibile la diffusione e la trasmissione nei secoli dello Judensau fino al XIX secolo, allorché venne utilizzato contro il processo di emancipazione degli ebrei. Nel XX secolo il tema fu riattivato e riadattato dalla propaganda antisemita nazista nella forma dell’ insulto: “saujude”, ossia “porco ebreo”.