1 Dicembre 2012

Souvenirs antisemiti

Fonte:

Shalom

Autore:

Stefano Gatti

Souvenirs antisemiti

Dalla Polonia fino ai mercatini italiani, va a ruba l’oggettistica razzista e di matrice razzista e fascista

A Varsavia e Cracovia, le più importanti città polacche,  sono in vendita pupazzi di terracotta o legno, di varie dimensioni, che ritraggono gli ebrei secondo una classica stereotipizzazione antisemitica: palpebre pesanti, naso adunco, labbra tumide e larga bocca grifagna contornata da una barba luciferina, avvolti in un vampiresco gabbano nero, tutti stringono tra le mani rapaci del denaro!

Questi oggetti-ricordo che paiono provenire da un altro secolo, non sono esposti in qualche ‘botteguccia’ di periferia, bensì nelle vetrine dei negozi di souvenirs che danno sulle strade centrali, a fianco di statuette dell’eroe nazionale colonnello Pilsudski o di ritratti di papa Woytila.

Ciò non è così strano, poiché la Polonia è un paese di radicato antisemitismo dove alla piccola (circa 5/10mila individui su una popolazione di 40milioni) e defilata comunità ebraica, secondo recenti studi circa metà della popolazione polacca imputa il fatto di ‘avere nelle proprie mani’ e controllare quasi tutti i massmedia del paese…

In Italia il pregiudizio antisemitico non è così aggressivo ed esplicito , tuttavia anche da noi la subcultura antisemita e neonazista è sempre più diffusa e legittimata, ulteriore prova della perdita di qualsiasi tabù nei confronti del razzismo e persino del tema Shoah.

Ad esempio, nelle bancarelle che si trovano nei pressi della stazione Termini di Roma vengono vendute cartoline raffiguranti le più famose vignette antisemite di Boccasile degli anni’30, oltre a vari memorabilia nazi-fascisti, questi oggetti sono poi onnipresenti nelle fiere dedicate all’antiquariato, specie quello cosiddetto Militaria.

Non bisogna poi dimenticare che da noi, ormai da anni, s’è sviluppato anche il fenomeno dei cosiddetti ‘vini di Hitler’, ovvero bottiglie di alcolici con il ritratto di Adolf Hitler o Mussolini e slogan nazifascisti riprodotti sulle etichette, e che vengono vendute in numerosi autogrill, negozi e piccoli supermercati.

Recentemente un commerciante del Garda che esponeva sugli scaffali del suo negozio bottiglie di vino con motti del Fuhrer sull’etichetta s’è giustificato di fronte alle proteste di due turisti americani dicendo che le bottiglie le tiene in negozio come ‘monito’ “Perchè quegli orrori non vanno dimenticati e si deve continuare a provare vergogna”…

Sono numerosi anche i negozi che vendono ‘gadgets’ fascisti: busti del Duce, manganelli personalizzati, fez, magliette, etc, e persino ristoranti che si richiamano al Ventennio ed alla RSI.

Un altro esempio di perdita e banalizzazione della memoria storica viene esemplificato dalla vendita nelle edicole di calendari, enciclopedie ed oggettistica che esaltano l’epoca dei fascismi

La principale casa editrice specializzata nella vendita in edicola di opere a fascicoli collezionabili, poco tempo fa ha messo in vendita un orologio con il simbolo delle SS hitleriane, e nel recente passato ha anche distribuito ambigue opere sul nazi-fascismo, tra cui una dedicata al nazismo esoterico contenente una sintesi del famigerato falso antisemita dei Protocolli dei savi di Sion.

Non è poi inconsueto che alcune case editrici pubblichino dei testi antisemiti, come ad esempio i Protocolli, praticamente senza contestualizzazione storica.

E questi sono alcuni dei tanti esempi.

Nell’ottobre scorso, proprio a Varsavia, s’è svolto un importante seminario dedicato all’antisemitismo, ed uno dei temi emersi è stato proprio la radicata permanenza a livello globale dei pregiudizi contro gli ebrei.

Se l’antisemitismo aperto e dichiarato e gli episodi di violenza antisemitica vengono generalmente considerati socialmente non accettabili, e talvolta anche puniti per legge, tuttavia molti stereotipi antisemiti continuano a godere di accettabilità e sempre maggiore legittimazione, specie se declinati in chiave pop-futurista o collegati agli episodi di politica nazionale o internazionale e, soprattutto, al conflitto arabo-israeliano.

In Italia i topoi antisemiti più diffusi sono oggi quelli di tipo cospirativista che si rifanno al falso antisemitico dei Protocolli dei savi di Sion, i discorsi sul ‘potere finanziario ebraico’ e quelli sull’ essenza straniera degli ebrei.