18 Aprile 2024

Roma, estremisti infiltrati nei collettivi universitari pro pal

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Fulvio Bufi, Fabrizio Caccia

Cinque anarchici storici e un estremista palestinese L’ala dura dei tafferugli

L’allerta delle forze dell’ordine: infiltrati nei collettivi

A soffiare sul fuoco della rivolta contro Israele negli atenei, prendendo la parola nelle assemblee degli studenti o restando in disparte ma suggerendo ai giovani le antiche forme di lotta, ci sono molte facce conosciute: la polizia scientifica, visionando i filmati dei tafferugli scoppiati martedì pomeriggio alla Sapienza prima sotto il Rettorato e poi davanti al commissariato di San Lorenzo, ha scovato i volti di 5 esponenti storici dell’anarchia romana, ormai ultracinquantenni, oggi mobilitati per Gaza come lo erano un anno fa per Alfredo Cospito, il leader della Federazione anarchica informale (Fai), ancora recluso al 41-bis. Del resto, non si spiegherebbero 27 feriti tra le forze dell’ordine se dall’altra parte non ci fosse gente ben allenata agli scontri di piazza. E non è passato inosservato neppure Jehad Othman, 62 anni, estremista palestinese rifugiato in Italia, presente martedì alla Sapienza così come lo era già in piazza Vittorio il 27 gennaio scorso, nonostante il divieto del Viminale di organizzare i cortei nel Giorno della Memoria dell’Olocausto, a gridare «no al genocidio a Gaza» insieme a vecchi militanti dell’Autonomia e dell’antagonismo romano: da Daniele Pifano a Nunzio D’Erme. Othman è un rappresentante dell’Unione democratica arabo palestinese, associazione a cui risulta iscritto pure Mohammed Albarsi Ali Junmah, lo studente libico di 27 anni tornato libero ieri mattina dopo la convalida dell’arresto per il danneggiamento di un’auto della Digos: «Avevo tanti amici a Gaza, studenti come me, sono morti uccisi dall’esercito israeliano», ha raccontato Mohammed, che alla Sapienza frequenta Economia. Il rischio «infiltrati» è quello a cui gli investigatori guardano con più preoccupazione: le loro parole infiammano gli animi e creano un clima d’intolleranza negli atenei. Non solo a Roma: il 15 marzo scorso al Politecnico di Napoli, la Rete studentesca per la Palestina — supportata spesso da quelli del centro sociale Insurgencia — organizzò una protesta contro la presenza a un dibattito del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, definito «filo-israeliano». L’evento venne annullato. Così a Roma, sempre alla Sapienza, una settimana prima la contestazione per lo stesso motivo era toccata a David Parenzo, conduttore de L’aria che tira su La7 . Una delle protagoniste di quel giorno, Letizia Lampis, 20 anni, torinese, studentessa di Farmacia a Roma e militante dell’organizzazione giovanile comunista «Cambiare rotta», martedì scorso (prima degli scontri) si è incatenata davanti al Rettorato «per chiedere lo stop degli accordi» dell’ateneo con Israele e le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni dalla fondazione MedOr. «Cambiare rotta» è accampata da giorni, insieme ai Collettivi studenteschi, Potere al Popolo, il Collettivo Zaum e il Movimento studenti palestinesi in Italia (la presidente è Maya Issa, 24 anni, studentessa di Roma Tre), con almeno 15 tende sul pratone della Sapienza. Una rappresentante del gruppo, Francesca Lini (già ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta) ieri nel giorno del suo compleanno (24) ha iniziato uno sciopero della fame sotto al Rettorato con il collega Leonardo Cusmai, 23 anni, iscritto a Filosofia. Si sono legati con le catene da neve della macchina di Leonardo e ora aspettano al gelo in una tenda di avere al più presto un incontro con la rettrice Polimeni. Dicono che centinaia di docenti e ricercatori sono impegnati con gli studenti nella lotta contro il «dual use» della ricerca: tra i più famosi, Paola Rivetti a Torino e Laura Guazzone a Roma. «A Bari, Torino, Pisa, qualcosa finalmente si sta muovendo», aggiungono fiduciosi. E così pure alla Federico II di Napoli, dove l’occupazione del Rettorato si è appena conclusa dopo che il rettore, Matteo Lorito, si è detto disponibile a dimettersi dal comitato della Fondazione Med-Or e ad affrontare nella riunione del prossimo Senato Accademico la richiesta degli studenti di chiudere la collaborazione tra la Federico II e l’Università AlQuds di Gerusalemme