4 Aprile 2019

Intervista del CRIF all’esperta Céline Masson sulla persistenza degli archetipi antisemiti

Fonte:

www.crif.org

Autore:

Marc Knobel, Céline Masson

Intervista CRIF / “L’antisemitismo è profondamente radicato nell’inconscio, e da esso riemerge ad ogni punto di svolta”

Intervista condotta da Marc Knobel, Storico e direttore degli studi presso il Crif con Céline Masson, professoressa delle Università, Centre d’Histoire des Sociétés, des Sciences et des Conflits, Université de Picardie Jules Verne, psicoanalista, psicologo all’OSE (Oeuvre de Sercours aux Enfants).

Crif – Céline Masson, lei è il referente per il razzismo e l’antisemitismo, corresponsabile della rete di ricerca sul razzismo e l’antisemitismo (RRA). Di cosa si tratta? In che cosa consiste?

Céline Masson: Nel 2013, all’Université de La Rochelle, un antisemitismo sul palcoscenico (1), quasi ostentato e senza vergogna, apparì più volte sui giornali. Michel Goldberg, venuto a vedere lo spettacolo (2), ne uscì sgomento. La vecchia antifona anti-semita dell’ebreo e il denaro sfrecciava tra le repliche dei giovani studenti riuniti per ridere insieme. Bisogna leggere l’analisi che ne fa Isabelle de Mecquenem (3), che ho appunto incontrato in occasione di questo “avvenimento” nel 2014.

Con Michel Goldberg, interpellammo il nostro ministero competente. Ci eravamo costituiti in comitato di vigilanza contro il razzismo e l’antisemitismo con dei colleghi universitari. Inoltre proponevamo la creazione di controllori di  razzismo e antisemitismo nelle università. Dopo gli attacchi del gennaio 2015, Manuel Valls ha avviato il piano di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo che prevedeva quindi la creazione di referenti per il razzismo e l’antisemitismo all’interno delle università (4).

È in questo contesto post-attacchi, e in seguito alla mia nomina a referente per razzismo e antisemitismo nel 2016 da parte di Mohammed Benlahsen, il presidente dell’Université de Picardie Jules Verne, che decisi di creare un gruppo d’interesse scientifico (GIS) sul tema del razzismo e dell’antisemitismo. E’ invece un sistema di ricerca a contratto, che il dipartimento di ricerca della mia università mi propone di fondare, perché più flessibile, permettendo anche di associare dei partner privati (le Cercle de la LICRA, l’OSE, Respect Zone, MahJ , ecc …).

Questo sistema, che sarà guidato da Isabelle de Mecquenem e da me, è un dispositivo contrattuale di collaborazione che riunisce unità di ricerca collegate a diversi partner istituzionali (università, CNRS, associazioni, istituzioni pubbliche o private). Attraverso l’apertura disciplinare e lo sviluppo della multidisciplinarità, questa struttura federativa contribuirà all’emergere di nuovi progetti di ricerca. È nostra intenzione: far emergere dinamiche multidisciplinari a partire da oggetti di ricerca precisi. Il RRA potrebbe  costituire un vivaio di esperti legittimati accademicamente così da  rispondere alle diverse esigenze di informazione e formazione nei servizi pubblici e nella società civile.

L’inaugurazione ufficiale del RRA avverrà nel novembre 2019 (dopo la ratifica della convenzione da parte di tutte le università partner) presso la Maison Européenne des Sciences de l’Homme et de la Société (MESHS) a Lille alla presenza di personalità politiche e dei rettori delle nostre tre università (Reims, Lille e Amiens). L’occasione anche per presentare la nuova raccolta “questions sensibles” per Hermann il cui primo titolo sarà un libro di Pierre-André Taguieff.

Questa raccolta, gestita da Isabelle de Mecquenem e da me con un comitato di esperti professori di ricerca, è dedicata ai lavori di riferimento sul razzismo e l’antisemitismo. Ci è sembrato fondamentale restituire un posto di primo piano alla conoscenza rigorosa, alla competenza scientifica e alla discussione critica per contribuire alla ricostruzione di un autentico spazio intellettuale pubblico e di uno spirito critico collettivo su questioni la cui comprensione deve essere sottratta dalle passioni e dalle ideologie che le strumentalizzano (argomento della raccolta). Speriamo anche di pubblicare un saggio accademico sul movimento militante anti-sionista BDS.

Inoltre, un documentario MOOC (5) “decostruire i pregiudizi razzisti e antisemiti”, progettato da Isabelle de Mecquenem e da me, sarà prodotto nell’ambito dell’ RRA dalla mia università (supportato anche da DILCRAH) e indirizzato agli studenti (di tutte le discipline) nell’Unione europea trasversale (questo MOOC, pensato come un documentario, si affiderà  ai ricercatori di una vasta gamma di discipline che metteranno a confronto i loro punti di vista come in un film per rendere questo “corso” vivo e attraente). Il comitato scientifico è composto da membri dell’RRA e del suo comitato direttivo.

Lei ha pubblicato numerosi articoli sull’antisemitismo nelle università, con Isabelle de Mecquenem. Perché questo impegno? Perché è importante?

Abbiamo appena pubblicato un forum in Marianne lunedì 25 marzo, è firmato da diversi accademici e dal presidente dell’ UEJF, Sacha Ghozlan. Siamo entrambe impegnate a combattere contro l’ingresso nell’università di alcuni militanti di associazioni radicali come il movimento anti-sionista BDS che auspica il boicottaggio dei ricercatori israeliani (6). Ho iniziato a reagire nel 2003 all’appello per il boicottaggio delle università israeliane, sostenuto all’epoca da alcuni rettori universitari, dopo di che, con Francine Kaufmann dell’Université Bar Ilan, nel 2004 al Musée d’art et d’histoire du Judaisme a Parigi, abbiamo organizzato il simposio franco-israeliano Shmattès, il ricordo degli scartati.

In quanto referenti per razzismo e antisemitismo, abbiamo il compito di essere interlocutori privilegiati nelle nostre università, al fine di raccogliere le denunce di studenti o di personale vittime di parole o atti razzisti o antisemiti. In quanto ricercatore e psicoanalista con grossa esperienza delle complessità psicologiche, sono anche mobilitata sul campo e constato che questo disinibito antisemitismo si sta diffondendo sia nelle scuole che nelle università. Come spiegare, capire l’odio che può prendere la maschera di un certo umorismo caustico e che risulta rallegrare certi gruppi di studenti (7)? È difficile sapere cosa li anima realmente quando non sembrano politicizzati, anche se alcuni potrebbero esserlo. È di buon gusto ridere dell’Olocausto e degli ebrei? Una specie di selfie su uno sfondo di genocidio storico? Si fa solo per scherzare?

Voglio capire questo fenomeno in quanto psicoanalista che lavora anche sull’adolescenza. Questo è il motivo per cui ho avviato un progetto di ricerca con un certo numero di ricercatori di diverse discipline (Joëlle Allouche Benayoun, sociologo, Jean Szlamovicz, linguista, Béatrice Madiot psicosociologo, Isabelle de Mecquenem, filosofo, Olga Megalakaki, psicologo sperimentale ecc … ) per analizzare le dichiarazioni antisemite e la loro struttura tra i giovani studenti liceali. Pubblicheremo i risultati di questo studio nella nostra collana “questions sensibles” per Hermann, probabilmente nel 2020.

E’ soprattutto nella pratica che riesco ad analizzare e capire cosa succede e ci sfida. Non sono tanto le statistiche che mi interessano ma gli eventi salienti.

Commissionata all’ Ifop dall’Unione degli studenti ebrei in Francia (UEJF), un’indagine inedita verte sull’antisemitismo nelle università francesi. Secondo il sondaggio, l’89% degli studenti ebrei sono già stati vittime di atti antisemiti e il 20% di aggressioni. Inoltre, il 45% degli intervistati nell’inchiesta, studenti ebrei o non ebrei, sono già stati vittime di atti antisemiti nei loro luoghi di studio. Questi dati che cosa le fanno pensare?

Queste cifre confermano ciò che abbiamo ascoltato dagli insegnanti del Groupe Scolaire de l’Alliance des Pavillions-sous-Bois (8). Gli studenti hanno testimoniato di avere subito  aggressioni antisemite sotto forma di insulti (“sporco ebreo” o “sei pieno di soldi”, “sporco israeliano”, “sangue impuro”). Secondo gli insegnanti non sarebbe la maggioranza, ma in una delle classi, ad esempio, sono stati trovati 7 studenti su 19. In alcuni anni, un terzo degli studenti ha lasciato la Francia per Israele e altre destinazioni (in una delle classi di prima media, l’insegnante riferisce che 19 studenti su 24 desiderano lasciare la Francia e stabilirsi all’estero, in Israele o altrove). Gli insegnanti avrebbero preferito che lasciare la Francia non fosse per obbligo  ma per scelta. Inoltre, eravamo stati interpellati da questi insegnanti perché i loro studenti avevano paura di studiare nelle università di quartiere (in particolare a Parigi 8 e Parigi 13) che rientrano  negli istituti cosiddetti “sensibili”. Come potrebbero studiare serenamente in un ambiente “ostile”? si preoccupavano gli insegnanti.

Ma, in effetti, sono solo l’1% ad andare a sporgere denuncia. Lei come lo spiega?

L’antisemitismo è un crimine e questi studenti ebrei sicuramente lo sanno, ma penso che non si rendano conto bene dell’importanza di denunciarlo, per paura di rappresaglie, probabilmente, o per amarezza. Sono sufficientemente scortati per farlo? Proclamata dagli articoli 10 e 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, santificata dai principali testi internazionali, la libertà di espressione deve essere garantita nelle attività di ricerca e di insegnamento a condizione che sia soggetta a dei limiti, in modo che non possa essere invocata per legittimare una parola o un atto razzista o antisemita. Se questo è il caso, la legge si applica nell’istruzione superiore come altrove per reprimere in modo inequivocabile queste affermazioni inaccettabili all’università, e anche se questi studenti volessero insinuare di fare dell’«umorismo», come abbiamo già rilevato in precedenza. La responsabilità è dei testimoni di queste dichiarazioni antisemite, sia insegnanti che studenti, costoro sono spesso più attivi sui social network e possono costituire uno strumento di odio e umorismo mescolati. So che alcuni dei miei colleghi sono riluttanti a denunciare discorsi di questo tipo che rientrano nella vita collettiva. In che modo, allora, aiutare i nostri studenti se siamo noi stessi refrattari a reagire e denunciare?

E’ preoccupata?

Sono particolarmente freudiana, e in quanto freudiana, analizzo le passioni che a volte devastano i pazienti. Quindi sono consapevole della gravità di queste tempeste passionali che invitano alla massima vigilanza.

L’odio può distruggere l’altro poiché si fonda sulla negazione di questo Altro e sulla sua soggettività. L’odio può esplodere violentemente come un “torrido scirocco” (9) (Ortega y Gasset).

Mi sembra che l’antisemitismo sia profondamente radicato nell’inconscio, ecco perché queste forme imperiture tornano ad ogni svolta della storia. Pierre-André Taguieff ha ragione nel dimostrare che questo antisemitismo oggi è diverso, ecco perché la sua nuova giudeofobia è sicuramente efficace per mostrare le nuove forme attuali. Ciò limita seriamente ogni risoluzione della crisi – i sintomi cambiano ma il male resta. Non sono sicura che i metodi tranquillizzanti dell’anti-razzismo siano molto efficaci per quanto riguarda il profondo radicamento di questo antisemitismo quasi strutturale. Ciò che mi preoccupa sono le forme insidiose che l’antisemitismo assume oggi nei giochi degli studenti, ad esempio: “era per ridere”, hanno  replicato gli studenti incriminati nel “caso” dell’Università di Parigi 13 (10).

L’ossessione antisemita (che chiamo giudeopatia) non è tanto paura verso gli ebrei ma un desiderio fondamentale: quello di essere nel luogo di eccezione, immaginato dall’antisemita. L’invidia, come l’ha definita la psicanalista Mélanie Klein, è un sentimento di rabbia che un soggetto prova nei confronti di un altro su cui egli presuppone che possieda qualcosa che desidera e che non ha. Proprio come l’odio, l’invidia può essere distruttiva.

Un popolo ha dichiarato di distinguersi e questa distinzione è ciò che divora chi lo osserva …Gli ebrei fruiscono di questa distinzione, che è insopportabile per l’antisemita …

Nel libro appena uscito “Prophétie et pouvoir, violence et islam II” (11), la mia collega Houria Abdelouahed e il coautore, il poeta Adonis scrivono: “Non si è mai riflettuto, ad esempio, su dei versi che criticano gli ebrei, i primi monoteisti. I musulmani dicono la verità mentre gli ebrei: “distorcono la loro lingua e attaccano la religione” oppure “alterano il significato delle parole rivelate”.

Non sono sicura che si possa “espurgare” i sacri testi dalla vendetta anti-ebraica, ma penso che si possa insegnare alle giovani generazioni a prendere le distanze da ciò che viene detto sugli ebrei quando lo si confronta alle proprie credenze. Perché in fin dei conti anche questi luoghi comuni non rientrano nelle credenze scolpite sulla base incrollabile delle false certezze? La sola educazione riuscirà a contenere questa piaga? Ne dubito. Ma credo nei collettivi che cercano di piegare questi comportamenti ostili e d’odio. Penso all’ammirevole lavoro dell’associazione Coexist di cui si può osservare la forza di decostruzione del pregiudizio in un film omonimo diretto da Jonathan Hayoun. Come dice il proverbio: la speranza è l’ultima a morire… a patto di restare vigili.

Note:

1)Titolo del libro di Chantal Meyer-Plantureux, Les Enfants de Shylock o l’antisémitisme sur scène, ed. Complexe, Bruxelles, 2005.

2) Un pezzo dal titolo “Le rôle de vos enfants dans la reprise économique mondiale”. Vedi il libro di Michel Goldberg, L’Antisémitisme en toute liberté. Comment un discours de haine envahit le théâtre universitaire, ed. The Waterfront, Lormont, 2014.

3) I. Mecquenem, “Retour à La Rochelle. Un cas d’antisémitisme sans antisémites”, dans L’Antisémitisme contemporain en France: rémanentes ou émergences? sotto la direzione di J. Allouche, C. Attias, G. Jikeli, P. Zawadzki, Presses Universitaires de Rennes, 2019 (di prossima pubblicazione).

4) Cfr. Intervista di Isabelle de Mecquenem con Marc Knobel in www.crif.org/en/node/76984

5) Un MOOC è un corso trasmesso su Internet ma supervisionato da un team di insegnanti. Nel nostro caso, gli insegnanti saranno presenti per riprendere con gli studenti le lezioni che avranno seguito online.

6) www.marianne.net/debattons/tribunes/semaine-de-lutte-contre-le-racisme-et-non-de-haine-anti-israel

7) www.nouvelobs.com/societe/20181105.OBS4890/quand-l-antisemitisme-surgit-a-bas-bruit-en-faculte-de-medecine.html

8) Questo invito seguì la grande iniziativa di Samia Essabaa accompagnata dal sociologo Smaïn Laacher, che consisteva nel riunire giovani studenti israeliani, palestinesi, marocchini, ebrei e musulmani del 93. Fu in questa occasione che io ho incontrato la direttrice dell’Alliance, Sarah-Laure Attias, che svolge un lavoro straordinario nella sua scuola con un gruppo di insegnanti molto attenti ai loro allievi.

9) J. Ortega et Gasset, Études sur l’amour, Paris, Payot & Rivages, 2004, p. 38-41.

10)  www.lexpress.fr/actualite/societe/universite-paris-13-un-etudiant-accuse-d-antisemitisme-exclu_2061865.html

11)   H. Abdelouahed, Adonis, Prophétie et pouvoir, Islam et violence II, Seuil, Paris, 2019.

12) “Alcuni ebrei alterano il significato delle parole rivelate (…) Distorcono la loro lingua e attaccano la Religione”, Corano 4:46.

13)  Corano 5 : 13.