6 Giugno 2021

Milena Santerini, Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, commenta la proposta di FdI che vuole introdurre nel codice penale l’aggravante di “negazione, minimizzazione o apologia dei massacri delle foibe”

Fonte:

La Repubblica

Autore:

Milena Santerini

Legge sulle foibe perché è sbagliata  l’equazione con la Shoah

I dibattito sulla proposta di Fratelli d’Italia

Caro direttore, in un recente documento l’International Holocaust Remembrance Alliance – Ihra (intesa intergovernativa di 34 paesi) denuncia i modi in cui viene distorta la memoria della Shoah. Finora, l’attenzione si è concentrata soprattutto sul “negazionismo” (sostenere che Auschwitz sia una truffa, le camere a gas mai esistite, e che i campi di sterminio siano stati solo di “internamento”). Non c’è però solo la negazione di quanto è accaduto ma anche il tentativo di usare il ricordo a propri fini: non solo cancellare ma anche minimizzare, giustificare, distinguere. L’Ihra identifica varie forme di distorsione, tra cui lo sforzo intenzionale di giustificare o minimizzare l’impatto della Shoah o il numero delle vittime; il tentativo di incolpare gli ebrei per aver causato il proprio genocidio; minimizzare le responsabilità della Germania nazista, ma anche banalizzare oppure onorare l’eredità storica di organizzazioni o persone complici di crimini della Shoah. Gli esempi in Italia sono molti, dalla banalizzazione del termine, usato a sproposito in varie circostanze, al fiorente mercato di gadget nostalgici del fascismo. In questo quadro, occorre chiedersi come si colloca la proposta di Fratelli d’Italia di evidenziare il fenomeno del negazionismo/minimizzazione a proposito dei massacri delle foibe. Un loro disegno di legge intende introdurre di Milena Santerini l’aggravante in materia di «negazione, minimizzazione o apologia dei massacri delle foibe» modificando l’articolo 604 bis del Codice Penale, dove dal 2018 sono raccolti tutti i «delitti contro l’uguaglianza» (Leggi Scelba, Mancino etc). L’aggravante (prima era contenuta nella Legge 115 del 2016) è prevista quando la propaganda, l’istigazione o l’incitamento «si fondino in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra come definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale (…)». lI disegno di legge, presentato nel 2019 e ora in discussione al Senato, propone, appunto, di inserire i massacri delle foibe dopo l’apologia della Shoah. In pratica si chiede di citarli espressamente, con una formulazione autonoma analoga a quella usata per l’Olocausto, equiparandoli. Ma il legislatore nel 2016 ha voluto esplicitamente distinguere la Shoah dagli altri genocidi o crimini di guerra, pur contemplandoli. La Shoah ha rappresentato un evento senza precedenti, singolare in molti sensi. Non si tratta qui di rivendicare l’enorme numero di vittime: anche altri genocidi hanno visto enormi cifre di persone uccise. Né di rivendicarne il carattere di evento ineffabile, filosoficamente “unico”; infatti come ha scritto Yehuda Bauer, si tratta di un fatto storico, e in quanto tale è comunque comparabile con altri. Tuttavia la “singolarità” dello sterminio degli ebrei d’Europa risulta chiaramente dal progetto intenzionale e sistematico di eliminare un intero popolo basandosi su una presunta identificazione razziale. Molto diverso è il caso dei crimini terribili e tragici perpetrati sul confine orientale italiano dal 1943. Si trattò, secondo molti storici di un eccidio politico, realizzato contro gli italiani, non tanto caratterizzati in senso etnico, ma in quanto nemici fascisti. Altri sottolineano l’aspetto etnico. Ma le differenze con la Shoah sono in ogni caso evidenti e profonde. E ben chiaro come i partiti eredi della tradizione della destra italiana vogliano onorare questi morti, in passato dimenticati, e che lo debba fare tutto il nostro Paese, per rispetto della loro tragica sorte, per le loro famiglie e per una riconciliazione nazionale non vendicativa, come ha ricordato il Presidente Mattarella nel Giorno del ricordo (il 10 febbraio, iniziativa distinta dal Giorno della memoria che si celebra il 27 gennaio). Tutte le vittime dei genocidi, in qualsiasi momento o luogo, senza concorrenza tra loro, hanno diritto ad uguale dignità, rispetto e pietà. Tuttavia, se una legge dovesse introdurre esplicitamente il riferimento a queste stragi nell’art. 604 bis del Codice Penale, si rischierebbe di considerare le foibe non un crimine di guerra, ma un evento epocale equiparato al genocidio ebraico. Tale equazione, sbagliata sul piano storico e inappropriata su quello giuridico-politico, contribuirebbe a relativizzare e minimizzare l’evento Shoah, espressione del male senza uguali nella storia. Il passato pub e deve essere incessantemente rivisto, ma minimizzare la memoria dell’Olocausto servirebbe solo a indebolire l’impegno contro ogni forma di violenza, razzismo e antisemitismo oggi.