22 Settembre 2022

Messaggio della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni al sindaco di Genova Marco Bucci

Le istituzioni e lo spessore mancante

Le sconcertanti affermazioni dell’assessore comunale Lorenza Rosso nella sinagoga di Genova hanno suscitato molte reazioni. Riportiamo di seguito un messaggio inviato dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni al sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci:

Signor sindaco, ill. dott. Bucci,

era il 14 ottobre 2018 quando a Genova si è celebrata la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dopo il tragico e sconvolgente crollo del Ponte Morandi. Ero nella sinagoga e in apertura della Giornata anche lei signor sindaco ha portato i suoi saluti istituzionali, presente a questo importante appuntamento delle Comunità ebraiche con la cittadinanza, convivendo lo spazio che ci accomuna in centinaia di posti in tutta Italia.

In quell’occasione mi sono rivola a lei nel mio discorso di saluto, quale primo cittadino della città, esprimendole il dolore e la partecipazione dell’intero ebraismo italiano e promettendo per parte nostra di fare ogni possibile sforzo per sostenere le infinite necessità che la tragedia avrebbe generato. Abbiamo quindi costituito un fondo dedicato, con i contributi di tutte le Comunità, destinandolo al pagamento di borse di studio per gli orfani che avrebbero avuto bisogno di continuare a studiare, realizzando il loro sogno di maturare e proseguire il percorso di crescita personale professionale nonostante il lutto per la perdita dei loro cari. Domenica 18, volutamente in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, la Comunità ebraica di Genova ha assegnato le singole borse in una cerimonia riservata e rispettosa del privato delle persone coinvolte, consegnando le somme destinate a queste famiglie. Nelle stesse ore in oltre 112 località in tutta Italia si sono tenute manifestazioni ed eventi in omaggio a questa giornata che consideriamo una festa, non un ricordo del lutto o delle persecuzioni di cui peraltro non ci dimenticheremo mai, ma un’occasione per far conoscere e condividere la millenaria cultura ebraica. Noi siamo il popolo del libro. La cultura e la conoscenza sono connaturate alla nostra etica quotidiana e proprio questa conoscenza vogliamo trasmettere nella Giornata istituita che quest’anno è stata guastata in apertura dall’infelice intervento dell’assessore Rosso.

Mi preme sottolineare pertanto che, prima che offensivo e velato di antisemitismo (ancor più gravemente inconsapevole) l’intervento sia stato assolutamente inopportuno e ignorante in una giornata votata proprio alla diffusione della cultura. L’assessore, visto il suo ruolo, avrebbe potuto informarsi e preparare il proprio intervento secondo canoni consoni all’evento. Ritengo infatti fermamente che le persone chiamate a ricoprire incarichi e ruoli istituzionali debbano essere di grande spessore morale e culturale, portatori di iniziative e messaggi che riconoscano l’altrui valore, forse ancor più per chi è chiamato a occuparsi di questioni sociali. Per parte nostra abbiamo tratto le conclusioni sull’attuale rappresentanza e le parole che abbiamo letto negli ultimi giorni con annessi articoli di stampa purtroppo non aiutano a cambiarle.

Gli ebrei italiani hanno sempre continuato una millenaria tradizione del dare e del fare a favore delle comunità cittadine nelle quali vivono e di cui fanno parte con un bagaglio di valori e tradizione che ci è stato tramandato e che ha come sintesi quel concetto di vita e dignità di ogni essere umano, e difficilmente può essere riflesso nei concetti di derisione che sono stati rappresentati da parte dell’assessore Rosso, alla quale mi permetto di spiegare che l’avarizia che viene più o meno scherzosamente attribuita agli ebrei, è senz’altro dovuta all’errata interpretazione dell’oculatezza di chi sa che da un momento all’altro potrebbe perdere tutto per una improvvisa persecuzione (la storia insegna).

Oltre a quanto scrittole dalla presidente Luzzati e da molti altri che le hanno rivolto messaggi e lettere, che in pieno sottoscrivo, aggiungo questa mia annotazione a margine perché resti a memoria, almeno nel protocollo formale, che gli ebrei dell’Italia tutta e di Genova hanno (senza sottrarsi all’impegno assunto) offerto il loro contributo di seguito alla tragedia del ponte Morandi, così come hanno partecipato all’accoglienza dei profughi ucraini arrivati a Genova e in altre città italiane e accolti nelle nostre Comunità, così come hanno offerto ogni possibile supporto, nel pieno della pandemia, in aiuto dei bisognosi di cure e assistenza.

Così come fatto finora continueremo, ripeto, nel nostro impegno a favore del benessere della città di Genova e di quello di molte altre città che raggiungiamo con i nostri progetti e iniziative formative, di studi, di cultura, di supporto sociale, sanitario, di recupero, di crescita.

Questo continueremo, convinti, a fare, vigilando con le nostre forze, nonostante i molti limiti e le minacce che ovviamente non ignoriamo sulla nostra sicurezza fisica e dignità morale e che cerchiamo, con la stessa dignità, di affrontare ogni giorno o arginare grazie alla preziosissima collaborazione delle forze dell’ordine in primis ma non di meno di persone attente e sensibili alle tematiche della discriminazione e dell’odio.

Siamo alla vigilia di un nuovo anno ebraico e l’augurio che ci si scambia è quello di un anno buono e fruttuoso. Ci auguriamo questi sobri auspici e naturalmente li estendiamo alla cittadinanza tutta.

Cordialmente Shalom e shanà tovà umevorechet.