6 Ottobre 2023

L’Italia è il Paese Ue dove circola più disinformazione

La Commissione europea ha condiviso il report relativo all’attuazione del Codice di condotta da parte delle piattaforme social: in Italia sono state individuate più fake news che in tutto il resto d’Europa. Nel nostro Paese, nei primi 6 mesi dell’anno, sono stati rimossi da Facebook oltre 45.000 contenuti perché “violavano le politiche di disinformazione dannosa per la salute o di interferenza per gli elettori nei Paesi degli stati membri dell’Ue”.

Nel rapporto, i risultati condivisi da Google, Meta, Microsoft e TikTok, relativi alla loro attività nel contrastare la disinformazione in Europa, mostrano che il primato italiano è frutto di un ampio divario rispetto agli altri Stati più colpiti dalla circolazione di false notizie: in Germania i contenuti rimossi sono stati 22.000, in Spagna 16.000, in Olanda 13.000 e in Francia 12.000. Anche su TikTok l’Italia è prima in classifica, con 1.334.235 account falsi e quindi disattivati, 300.000 in più di quelli disabilitati in Spagna e Germania.

Il Codice di condotta, siglato per la prima volta nel 2018 da enti e società leader nel settore della comunicazione, dall’anno scorso contiene nuove norme di autoregolamentazione per combattere la disinformazione in Europa. Ogni firmatario, tra cui le aziende che gestiscono i social network, è tenuto a rendere conto periodicamente alla Commissione europea sulla propria attività di controllo.

Oltre a eliminare i contenuti ritenuti falsi, le aziende devono, per esempio, evitare che chi fa disinformazione guadagni dalle fake news attraverso annunci pubblicitari; garantire agli utenti di poter riconoscere in modo trasparente le notizie che contengono messaggi politici segnalando chi le sponsorizza; ma anche finanziare adeguatamente i fact-checker, ovvero coloro che valutano se una notizia proviene da fonti affidabili o meno.

Věra Jourová, vicepresidente della Commissione sui valori, sulla trasparenza e sul rispetto dello Stato di diritto, ha detto che «La disinformazione rappresenta ancora uno dei rischi maggiori per lo spazio informativo democratico europeo, compreso quello legato alla guerra della Russia in Ucraina e alle elezioni». In effetti, secondo i risultati documentati negli ultimi 6 mesi di monitoraggio, la disinformazione sulla guerra che il Cremlino porta avanti in Europa è massiccia.

Google riferisce che tra aprile e gennaio YouTube ha chiuso 411 canali e 10 blog coinvolti in operazioni di propaganda collegate all’Internet Research Agency, una società russa impegnata in attività di influenza online per conto del Governo russo. Nel frattempo TikTok, che da alcuni mesi insieme a Reuters conduce le proprie attività di fact-checking anche in lingua russa, ucraina e bielorussa, ha esaminato 832 video relativi alla guerra rimuovendone 211 perché contenevano notizie false.

I risultati condivisi dalle aziende di social network mostrano inoltre che gli utenti si fidano delle segnalazioni sull’inaffidabilità delle notizie che ricevono. Negli ultimi 6 mesi, oltre 40 milioni di contenuti su Facebook e oltre 1 milione su Instagram sono stati analizzati tramite fact-checking e segnalati come poco affidabili. Ognuno di essi ha ricevuto un’etichetta di valutazione: il 95% degli utenti che si sono imbattuti in contenuti con un’etichetta di questo tipo ha scelto di non cliccarci sopra, mentre il 37% degli utenti su Facebook e il 38% su Instagram che stavano per condividere contenuti verificati hanno scelto di annullare la loro condivisione. Su TikTok il 30% degli utenti si è comportato nello stesso modo.

 

Fonte dell’immagine: SHVETS production