23 Luglio 2021

Lazio e fascismo

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

Lazio e fascismo

Le parole di condanna prodotte nel comunicato della S.S. Lazio e in seguito ribadite e difese dal presidente della società Claudio Lotito sono inquietanti e non sufficienti. La vicenda è nota: il nuovo acquisto della squadra Elseied Hysaj ha pensato di fare cosa gradita al pubblico italiano facendosi riprendere nel ritiro di Auronzo mentre canticchiava “Bella ciao”. Il video è stato sommerso da ingiurie di numerosi ultras laziali dichiaratamente fascisti (con tanto di striscione esposto), con diverse code polemiche provenienti da altri tifosi laziali che giustamente non amano essere associati alla feccia neofascista. La condanna da parte dei vertici della società naturalmente era doverosa, ma le parole scelte sono inaccettabili in un paese come l’Italia, fondato su una Costituzione esplicitamente antifascista. La ricerca evidente di un linguaggio politico “neutro” in questo caso equivale a una mancanza di coraggio e a un’evidente resistenza a esprimere una chiara ed esplicita dissociazione. Se dei tifosi laziali noti, identificabili e organizzati dichiarano la loro fede sportiva associandola in maniera indelebile al fascismo, la società sportiva Lazio non può non condannare in maniera altrettanto netta, citando il concetto di “fascismo” come alieno dalla passione sportiva per quella squadra. Non è una questione di correttezza politica e neppure di libertà di espressione. Si tratta di valori costituzionali condivisi ed espressi a chiare lettere al punto III delle “disposizioni finali e transitorie” della Costituzione. L’Italia è un paese antifascista, il che significa che non sono ammesse espressioni di simpatie politiche (o sportive) in quella direzione. Naturalmente che il singolo tifoso faccia saluti romani e si sgoli in cori razzisti e antisemiti quasi non fa più notizia. Non può – al contrario – passare sotto silenzio la modalità autoassolutoria di una società sportiva che organizza il tifo, guadagna cifre astronomiche dalla compravendita di diritti televisivi, di calciatori e di gadget di varia natura e lascia credere che tutto ciò possa essere considerato politicamente neutro.