24 Settembre 2016

La procura di Milano apre un fascicolo sul caso della pubblicazione su Facebook di vignette inneggianti alle camere a gas contro gli immigrati

Fonte:

La Repubblica edizione di Milano

Autore:

Franco Vanni

Indagine sulle vignette naziste anti-immigrati

La donna è presidente del comitato di un gruppo di residenti “Giù le mani dalla Montello”

La procura apre un fascicolo sul caso della pubblicazione su Facebook di vignette inneggianti alle camere a gas contro gli immigrati. La Digos – divisione della polizia che contrasta le attività eversive – ha depositato notizia di reato nei confronti di Daria Katarzyna Janik, cittadina polacca e presidente del comitato “Giù le mani dalla Montello”. La donna a giugno pubblicò un fotomontaggio raffigurante un gerarca nazista che, di fronte all’ingresso di un campo di sterminio, rivolgendosi ad Adolf Hitler dice: «Capo, ci sono gli immigrati». Il dittatore risponde: «Falli accomodare, alle utenze ci penso io», con riferimento alle camere a gas. In un’altra vignetta, diffusa dalla Janik il 14 agosto, si sostiene che gli ebrei vogliono «rendere schiavo» il mondo. Il comitato di cui la Janik è presidente è nato nella zona di piazza Firenze per opporsi all’annunciato arrivo di 300 profughi, che saranno ospitati in via temporanea nella caserma Montello in via Caracciolo. Nei prossimi giorni, il fascicolo aperto nei confronti della Janik sarà assegnato a un pubblico ministero. La Digos milanese, guidata dal dirigente Claudio Ciccimarra, ha trasmesso la notizia di reato per violazione dell’articolo 1 della legge Mancino, che riguarda “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Con ogni probabilità, della questione si occuperà uno dei sostituti procuratori del quarto dipartimento, che si occupa di attività eversive. Oltre all’Anpi, a denunciare la gravità del fotomontaggio erano stati anche il Partito democratico, la Comunità ebraica milanese e l’Associazione dei polacchi a Milano. Lo stesso comitato “Giù le mani dalla Montello” – che ha raccolto migliaia di firme per chiedere di fermare l’arrivo dei 300 profughi nell’ex caserma, previsto per il 1 novembre – ha preso le distanze dall’esternazione della Janik, bollata come «iniziativa personale». Il primo a fare presente che la vignetta condivisa su Facebook potesse essere la base per un’azione penale è il deputato Emanuele Fiano. Figlio del sopravvissuto ai campi di sterminio Nedo, e responsabile Sicurezza del Pd, Fiano aveva subito parlato di «vergognosa vignetta nazista» invitando la magistratura a «verificare se ci siano gli estremi per promuovere un’azione penale». La signora Janik, che nella campagna per le Regionali del 2013 si fece fotografare al fianco di Roberto Maroni, su Facebook si difende così: «Tanto rumore per nulla… Col sorriso vi ricordo che dopo le vignette di Charlie Hebdo tutto è consentito ».