22 Maggio 2015

Il ministro degli interni Alfano ha firmato il decreto di espulsione nei confronti di stranieri sospettati di essere vicini al movimento jihadista

Fonte:

Corriere del Veneto

Autore:

Andrea Priante

Inchiesta foreign fighter, due espulsi «Erano vicini ai terroristi dell’Isis»

La difesa: «Falso, i miliziani sono cani dell’inferno». Uno di loro attaccò Bitonci e Donazzan

Venezia «È ingiusto. Non posso esprimere il mio parere? Non posso nemmeno fare un invocazione… Dove è finita la mia libertà di espressione?». Quando diciamo ad Anass Abu Jaffar che è stato espulso dall ’Italia perché sospettato di essere vicino alle posizioni dei terroristi islamici, questo ventisettenne marocchino che fino a pochi anni fa viveva a Belluno, si trova già a Casablanca. «Non sapevo di questo provvedimento…» assicura.

È uno dei due stranieri cacciati ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano «per motivi di prevenzione del terrorismo». L’altro è il macedone Arslan Osmanoski, 29 anni, che dal 2006 viveva a Corva, in provincia di Pordenone, dove frequentava assiduamente la moschea. Entrambi sono finiti nella rete dell’inchiesta sui foreign fighters partiti dal Bellunese per combattere in Siria: gli slavi Ismar Mesinovic e Munifer Kalamaleski.

Per quanto riguarda Jaffar, è lui a gestire la pagina Facebook « La scienza del Corano» , che raccoglie esortazioni al rispetto delle regole islamiche e dove in passato erano apparse dure critiche al sindaco di Padova Massimo Bitonci e all’assessore regionale Elena Donazzan , per via delle loro invettive contro immigrati e islamici. È stato proprio il marocchino a rivela- re la morte di Mesinovic. «Che Allah liberi la Siria per cui ha combattuto – scriveva – voglio ricordare questo fratello morto perché il suo sogno era quello d i riportare giustizia in quella terra».

I carabinieri del Ros di Padova lo accusano anche di aver dimostrato « il suo marcato antioccidentalismo, antiamericanismo e antisemitismo» pubblicando, nel giugno 2013 , elogi al «martire» Giuliano Del Nevo e di aver esultato per la strage al Charlie Hebdo : «Che Iddio punisca questi individui che hanno offeso il nostro Profeta».

Ma lui non ci sta a passare per filo-jihadista. «Se fosse vero ora sarei in Siria a combattere» si difende. «Mesinovic era un mio amico, ma se avessi saputo che voleva andare a combattere non lo avrei lasciato partire ». E prende le distanze anche dai miliziani dell’Isis: «Nell’Islam li chiamiamo i “Khawarij” e il Profeta ha detto che i Khawarij sono i cani dell’inferno. Quindi vanno istruiti, per insegnare loro cosa significhi essere veri musulmani».

Sulle critiche che, attraverso La scienza del Corano, mosse a Bitonci e Donazzan, invece non arretra: «Bitonci non lo conosco , ma tutti criticano le posizioni della Lega, perché io non posso farlo? Per quanto riguarda la Donazzan, lei chiedeva ai genitori degli studenti musulmani di condannare l’attentato di Parigi. Le ho solo risposto che non capivo perché pretendere questo soltanto dagli islamici e non da tutti, a prescindere dalla loro religione».

Molto diversa è la posizione Arslan Osmanoski. Secondo gli investigatori era stato lui a organizzare l’arrivo nel Nordest del predicatore estremista Bilal Bosnic, che poi ha contribuito alla svolta radicale di Mesinovic e Kalamaleski. Ed è proprio seguendo le tracce dei due foreign fighters che il 30 ottobre scorso i carabinieri del Ros sono arrivati a Osmanoski, che viveva in Friuli con moglie e quattro figli, lavorando come imbianchino . Viene considerato «il braccio destro» dell’imam del terrore e, perquisendo l’abitazione, i militar i hanno sequestrato «materiale di stampo jihadista». Si tratta dei sermoni di Ebu Muhammed, bosniaco legato ai movimenti salafiti di ideologia «Takfir», sospettato di collegamenti con l’attentato terroristico contro la stazione di polizia di Bugojno, in Bosnia, nel dicembre 2010. In casa custodiva anche documenti relativi alle prediche dell’imam Nusret Imamovic, che ora è in Siria per sostenere l’organizzazione terroristica «Al Nusra», legata ad Al Qaeda. Negli ultimi anni, Osmanoski si era avvicinato sempre più alle posizioni radicali dell’Islam e secondo gli inquirenti aveva «improntato il suo stile di vita ai più rigidi dettami salafiti che imponeva anche ai suoi familiari .