12 Marzo 2021

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC, analizza il tema dei “giusti”

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

Giusti, storia e strumentalizzazioni

Da un punto di vista pedagogico il concetto di “giusto” ha un importante potenziale. L’idea di individuare un comportamento eroico e indicarlo agli studenti come esempio su cui ragionare ha un effetto certo, ed è utile da diversi punti di vista. Utilizza l’etica per connettere un determinato evento storico all’immediata percezione del tempo presente. Lo studente che affronta la storia della Shoah, oppure quella di altri genocidi come quello degli armeni, o i massacri in Ruanda o in Bosnia, potrà includere un sentimento di empatia che fisserà la conoscenza dei fatti a vicende personali. La positività dell’esempio etico, l’idea che “si può sempre dire un sì o un no”, sono una risorsa didattica ampiamente e giustamente utilizzata negli ultimi decenni. In Italia almeno dalla riscoperta della vicenda di Giorgio Perlasca negli anni ’90. Certo, i problemi che la storiografia si pone in quest’ambito sono numerosi e fondati. Come documentare con certezza il fatto eroico? In effetti chi compie un gesto di salvezza che lo mette in pericolo tende a non lasciare tracce per non venire identificato nell’immediato. E ancora: il gesto eroico caratterizza una personalità nel suo complesso? Cioè: chi si comporta in modo encomiabile nel momento del pericolo, lo fa sempre e comunque? Anche in questo caso il discorso è complesso. Si sa di “giusti” che salvarono alcune vite e ne perseguitarono altre. L’uomo di per sé è un essere imperfetto, e sono rare le figure integerrime a tutto tondo. Si pone inoltre la questione storiografica assai scivolosa che ci chiede di non ridurre la realtà storica a uno scontro fra bene e male, e comunque non è proprio il caso di dimenticare il fatto che per un “giusto” che contiamo, ci furono diversi “ingiusti” contro cui egli si schierava.

La realtà quindi è complessa e chi insegna sa che non può permettersi di non affrontare con i suoi alunni quella complessità, che si ritrova negli avvenimenti della storia e si riscontra in maniera analoga nel presente della nostra contemporaneità.

Con tutto ciò è però un fatto che le storie dei “giusti” hanno un potenziale pedagogico formidabile. Sarebbe veramente un peccato che venisse disperso, triturandolo in vane polemiche contingenti e strumentali, che perdono di vista il grande messaggio etico di fondo.