29 Novembre 2019

Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, commenta l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sull’antisemitismo contemporaneo

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

Antisemitismo, Ebraismo, Europa

L’ebraismo (categoria immanente, sganciata dalla vita sociale e culturale delle comunità ebraiche nella storia) sarebbe “virtualmente come il momento iniziale e al tempo stesso il punto d’arrivo dell’intera storia d’Europa, in certo senso l’alfa e l’omega di tale storia, il principio e la fine”. Leggiamo questa sentenza, posta a fondamento teorico di un lungo articolo dedicato da Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera alla “realtà profonda dell’antisemitismo”. Va detto, prima di proseguire, che da decenni si dibatte su questo tema nel mondo della ricerca storica e sociale. Numerosi e ponderosi studi scientifici vengono prodotti in continuazione. L’Italia in questo contesto non è per nulla marginale. Dal 2016 è attivo un importante progetto di ricerca interuniversitario dedicato alla lunga storia dell’antisemitismo nella Penisola e si sono organizzati a tal proposito diversi convegni internazionali. Questo dato di fatto dovrebbe dettare una certa prudenza a chi, seppure studioso di livello riconosciuto, sembra volersi esercitare sul lemma antisemitismo proiettando pensieri che vogliono comunicarci altro, ma che in ogni caso sono storicamente fuorvianti, inesatti. Continua la teorizzazione di Galli Della Loggia: “Il principio, allorché l’emanazione neotestamentaria del giudaismo uscì dalla Palestina e si diffuse su questo continente dando forma e sostanza alla civiltà europea”. Cioè, tradotto, l’Europa è cristiana e il cristianesimo non è altro che un’emanazione dell’ebraismo. Un po’ semplicistico, ma proseguiamo: “La fine da cui l’Europa non si risolleverà più, segnata dal suo suicidio storico fra le fiamme dell’Olocausto”. Cioè, tradotto ancora, lo sterminio degli ebrei (cioè la cancellazione delle comunità ebraiche polacche, ucraine, lituane, bielorusse, tedesche, olandesi e altre ancora) sarebbe stato un atto fondamentalmente anticristiano, perpetrato dagli stessi cristiani europei. L’ebraismo sarebbe divenuto per l’Europa “una sorta di luogo simbolico dell’Origine e contemporaneamente della Catastrofe”. Si tratta di una visione legittima per quanto generica della storia europea, ma che soffre di un difetto radicale: non trova riscontro nella storia di questo continente e nella lunga vicenda che ha segnato la presenza delle comunità ebraiche su questi territori. Per incontrare nuovamente la parola “antisemitismo” nel lungo articolo di Galli Della Loggia che ad essa sarebbe dedicato dobbiamo attendere il penultimo paragrafo (che è il vero oggetto dell’analisi dell’Autore) nel quale in sostanza egli attacca genericamente “i politici italiani” che enfatizzerebbero troppo ogni atto (“insignificante e miserabile”) di antisemitismo per mettere in atto un ingiustificato “uso politico dell’ebraismo”. Anche qui, si tratta di una polemica legittima, che tuttavia gioca con termini che hanno una valenza ben precisa e che non sono in alcun modo interscambiabili. Antisemitismo non è equivalente di ebraismo, che non è equivalente di cristianesimo. Shoah e antisemitismo sono connessi ma non sono la stessa cosa. E scrivere Vittime e Giusti con le maiuscole, equiparandoli, significa fare a pezzi interi settori di ricerca. Per non dire della digressione che Galli Della Loggia dedica a Israele, che sarebbe un “risarcimento simbolico” e una “presenza ingombrante che condiziona ogni mossa dei Paesi europei”. Lo ribadiamo, si tratta in ogni caso di opinioni legittime. Tuttavia richiamiamo l’attenzione sul fatto che esistono degli ambiti disciplinari a proposito dei quali bisognerebbe aggiornarsi prima di esprimersi, a meno che non si tratti di scrivere un post su Twitter o su Facebook dove tutti più o meno si esercitano a fare gli esperti. Che sia la dinamica impazzita del clima, oppure il funzionamento dei mercati finanziari, o ancora il governo dei flussi migratori, chi scrive un editoriale su un grande giornale nazionale dovrebbe usare la prudenza necessaria dando un senso compiuto e coerente ai concetti che vengono discussi. L’antisemitismo, l’ebraismo, l’Europa non si sottraggono a questa dinamica e meriterebbero maggior rispetto.