7 Marzo 2019

“Fake news. Analisi del fenomeno tra misinformation, disinformation entertainment e propaganda”

Fonte:

Pagine ebraiche

Fake news, alle radici di una minaccia

Per il suo approfondimento sul tema “Fake news. Analisi del fenomeno tra misinformation, disinformation entertainment e propaganda”, Alici Fubini ha vinto la quarta edizione del premio del Centro Studi sul giornalismo Gino Pestelli per la miglior tesi di laurea sul giornalismo. Torinese, collega e preziosa collaboratrice della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Alice ha svolto un’approfondita ricerca e offerto nuovi spunti di riflessione su un tema di grande attualità. Un caloroso mazal tov da tutta la redazione!

“Fake news: un tema diventato mainstream, pur possedendo confini teorici ancora poco marcati. Che cosa si intenda esattamente con l’ossimorica espressione fake news, quale sia il ruolo giocato dalla rete, quanto la crisi dell’informazione sia da considerarsi una causa scatenante del fenomeno, come misurare l’impatto effettivo sull’opinione pubblica, quanto considerare il debunking una pratica vincente. Queste sono solo alcune delle questioni aperte che si dispongono a raggera attorno al concetto di fake news, oggetto di ricerca di questo elaborato. I molti interrogativi – spiega Fubini – possono trovare un punto d’incontro nel tentativo di ricondurre il fenomeno delle fake news ad una tipologia, la quale poggia le basi su una definizione del termine, elemento più che mai necessario per poter tracciare una linea di demarcazione tra contenuti mediali falsi, fake e le fake news”. Cosa rende quindi un contenuto mediale una fake news? “Per poter fornire una risposta quanto più esauriente a tale quesito – prosegue Alice – è necessario analizzare il fenomeno della misleading information all’interno del più esteso ecosistema mediale. La riflessione sul tema prende il via dall’analisi del termine stesso, etichetta troppo stretta o larga a seconda dei contesti di utilizzo, che rischia di perdere di significato e di potere defitorio. Gli obiettivi di questo elaborato sono infatti quelli di fornire un modello teorico in grado di ricondurre le fake news ad una tipologia e presentare una definizione univoca del fenomeno”. L’analisi si articola su quattro livelli: Alice ha iniziato cercando di dar conto delle cause che hanno reso le fake news un tema mainstream, individuando come punto di svolta del fenomeno le elezioni USA 2016 e la vittoria di Donald Trump. Successivamente è passata alla decostruzione del concetto a partire da esempi di definizioni contraddittorie e parziali, da un elenco di termini considerati afoni, ma non complementari e da tentativi di classificazione del fenomeno in categorie. Ha quindi condotto un’analisi approfondita dell’ecosistema mediale in cui i fenomeni comunicativi e informativi sono immersi: oltre a fornire un inquadramento teorico, ad essere messe in evidenza nell’elaborato sono le tendenze di tale ambiente. “Infatti – sottolinea Fubini – per poter parlare di fake news e di come esse prendano forma, è innanzitutto necessario soffermarsi sul loro contraltare: le notizie e le abitudini di consumo ad esse collegate. È quindi la composizione stessa del termine fake news a determinare il punto di partenza per lo studio del fenomeno:’ Nella tesi si dà poi conto dei diversi approcci allo studio delle fake news. In particolare, distinguendo quattro filoni: l’analisi del rapporto tra fake news e dinamiche della rete, fake news come processo, l’impatto sull’opinione pubblica e le riflessioni sulla pratica di debunking. “Se nella prima parte l’obiettivo è stato decostruire il fenomeno – racconta Alice – ho cercato poi di compiere l’operazione opposta: il concetto di fake news è stato infatti ricostruito tenendo conto tanto della componente statica, quanto della componente dinamica”. Ad essere presentato è un modello che permette di ricondurre le fake news ad una tipologia, il quale distingue tra comunicazione e informazione, accomunate dalla variabile ‘intenzionalità non intenzionalità’ di diffondere contenuti fake all’interno dell’ecosistema mediale. II modello risulta così composto da quattro tipi di fake news: “misinformation” e “disinformation” per il lato dell’informazione; “entertainment” e “propaganda” per il lato della comunicazione. Fubini ha deciso di adottare un approccio dinamico a tale modello, nel tentativo di restituisce la complessità del fenomeno in quanto processo: si distingue infatti tra la fase di creazione del contenuto e la fase di propagazione, dove la variabile “intenzionalità / non intenzionalità” risulta centrale per determinare la natura manifesta o latente di una fake news. “Ciò che rende un contenuto mediale non solo falso ma fake – spiega Alice – sono il formato notizia, il carattere virale acquisito negli ambienti social polarizzati e la capacità delle fake news di fare agenda”. Infatti, in conclusione, l’autrice avanza l’ipotesi di “interagenda”, che vede l’ecosistema mediale sempre più determinato in termini di “issues” dalla relazione tra la macro-agenda mediale e politica con molteplici micro-agende che provengono dal più esteso ambiente web, del cui ruolo non si può più non tenere conto. La rete e i fenomeni ad essa collegati, di cui le fake news sono un esempio, si colloca quindi a pieno titolo al fianco delle tre sfere principali: mediatica, politica e pubblica.