20 Ottobre 2016

Editoriale del direttore del Corriere Fiorentino sulla risoluzione Unesco

Fonte:

Corriere Fiorentino

Autore:

Paolo Ermini

Un no alla tutela, se l’Unesco offende gli ebrei

È bastata una scarica di voti per mandare al macero quintalate di carta sul valore del dialogo tra le religioni e sulla cultura come veicolo di pace. Come valutare diversamente la risoluzione approvata dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite, che ha disconosciuto il carattere anche ebraico della città vecchia di Gerusalemme? Un colpo di cimosa sull’identità (plurale) del Monte del Tempio è forse accettabile al di là di ogni giudizi o politico sull’ azione del governo israeliano, mentre l’antisemitismo riprende forza nel mondo? Il documento era stato presentato da alcuni Paesi islamici ma è stato approvato a maggioranza, con il no di sei Paesi occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania ed Estonia) e l’astensione di altri, Italia compresa. Una scelta sconcertante. La polemica è esplosa con virulenza. Il Foglio ha convocato una manifestazione di protesta a Roma. Il significato di quel voto d’altra parte non lascia spazio a dubbi sull’obiettivo da cogliere: contestare la legittimità di Israele (definito «Paese occupante»), la sua storia, l’insediamento degli ebrei in quella terra, ignorare i loro simboli e i loro valori. Negare. Negare una realtà per colpirla. E non ci può essere contestazione che tenga sulla presenza degli israeliani nella parte di Gerusalemme perduta dalla Giordania nel 1967 se si accompagna alla volontà di cancellare i luoghi più sacri del popolo ebraico. Firenze beneficia da molti anni della tutela dell’Unesco, come ricordano le targhe poste agli ingressi delle mura. Ma tutela dell’Unesco non può significare solo difesa di monumenti, vuol dire difesa della cultura come progresso civile dell’umanità. E questo è il contributo che nei secoli la nostra città ha sempre dato. Questa è la città di Giorgio La Pira, il sindaco che dette voce alla sua vocazione internazionale. Ed è anche la città di Matteo Renzi, che tra i suoi primi atti decise di illuminare la cupola della sinagoga. Qui diamo luce al tempio degli ebrei e accettiamo passivamente il colpo inferto per odio al Muro del Pianto? Dario Nardella ha titolo per chiedere all’Unesco di ripensarci. Altrimenti trovi il coraggio di rifiutare una tutela che cozza scopertamente contro la coscienza di questa città. Un gesto forse più efficace di qualunque mossa diplomatica.