10 Maggio 2023

Doppio standard contro lo stato di Israele

Doppio standard dell’Ue su Israele

Annullata la serata a Tel Aviv. Tutto ok in Qatar e Arabia Saudita

L’Unione europea ha il piacere di invitarvi a un evento speciale per celebrare l’Europa Day in Qatar”. E ancora: “Ogni anno, il 9 maggio, celebriamo la dichiarazione Schuman. L’ambasciatore Ue in Arabia Saudita, Patrick Simonnet, ha organizzato un pranzo per celebrare la Giornata dell’Europa a Riad”. Stesso invito in Turchia. Qatar, Arabia Saudita e Turchia, tre paesi che nei report di Freedom House vanno dalla dittatura all’autocrazia. Nessuno di loro si avvicina, neanche lontanamente, alla democrazia pluralista e liberale israeliana, dove a differenza dell’Arabia Saudita che interdice l’ingresso alla Mecca a ebrei e cristiani, Gerusalemme si è fatta capitale delle tre fedi, tanto da impedire agli ebrei di pregare sul Monte del Tempio, per non scatenare rivolte islamiche. Eppure, l’Ue ha deciso quest’anno di annullare l’evento del 9 maggio a Tel Aviv, a causa della presenza nella delegazione israeliana del ministro Itamar Ben Gvir. Quest’ultimo non ha immacolate credenziali democratiche, non è un liberal, ma un nazionalista religioso con precedenti di razzismo antiarabo. L’Unione europea non ha esitato a cancellare l’evento in Israele, quando neanche lontanamente ha pensato di fare altrettanto in Qatar (dove i gay e gli apostati sono passibili di pena di morte secondo “costituzione”) o in Arabia Saudita, che detiene record mondiali di esecuzioni capitali. Nelle stesse ore in cui annullava la serata a Tel Aviv, l’Unione europea celebrava la “libertà di stampa” in Giordania. L’Europa ha diritto di far sentire la sua voce nei rapporti con gli alleati. Quello che non ha è il diritto di applicare il doppio standard su Israele. Lo avevamo già visto sulle merci dalla Cisgiordania: trattamento punitivo per gli insediamenti israeliani, niente sulla Cipro occupata dai turchi. E vista la storia degli ebrei europei piena di fantasmi e ombre oscure, per Bruxelles sarebbe saggio e prudente non indicare lo stato ebraico al pubblico ludibrio.