20 Aprile 2018

Dopo l’assegnazione dell’ “Oscar” della musica tedesco a due rapper che hanno composto canzoni antisemite, il direttore d’orchestra Fabio Luisi, comunica ufficialmente la sua rinuncia retroattiva al premio vinto nel 2009

Fonte:

Corriere Fiorentino

Autore:

Edoardo Semmola

Luisi: un premio che non voglio più

L’Oscar tedesco della musica a due rapper antisemiti, e il direttore del Maggio s’infuria

«Il mio corpo è tonico e definito come quello di un internato ad Auschwitz». E ancora: «Faccio un Olocausto, arrivo con la molotov». Pretenderebbero anche di fare dell’ironia macabra i due rapper tedeschi Farid Bang e Kollegah, grandi e grossi come armadi, coperti di muscoli come montagne. E una settimana fa hanno ricevuto l’Echo award per il miglior disco agli Oscar della musica tedeschi. Di fronte a versi del genere, il maestro Fabio Luisi, direttore del Maggio Fiorentino e dell’Opera di Zurigo, ha sollevato un caso e ha attaccato l’associazione dei discografici tedeschi: per lui è «sconcertante» e «inaccettabile» condividere il premio Echo con queste persone. Premio che lui ha ricevuto nel 2009 e ora ha disconosciuto. Famosi in Germania come Fedez da noi, nomi d’arte del marocchino Fand El Abdellaoui e di Felix Blume, i due rapper fanno del linguaggio duro, politicamente molto scorretto e del culto della forza il loro tratto distintivo principale. Lo spirito antisemita di alcuni loro testi non è passato inosservato: quando il maestro Luisi ha saputo che questi due cantanti molto amati dai giovanissimi la scorsa settimana erano stati insigniti dello stesso premio Echo che lui stesso aveva ricevuto nove anni fa, non ci ha visto più: «È una cosa assolutamente inaccettabile per la mia coscienza» ha detto da Copenaghen, ed è «sconvolgente constatare che un premio culturale tolleri e addirittura accetti il razzismo». Farid Bang e Kollegah, aggiunge, «non si sono limitati a travalicare un confine o a provocare nell’ambito della libertà artistica, ma nei loro testi hanno deriso le terribili esperienze di milioni di persone durante il nazismo». Luisi ha diramato un comunicato con cui ha preso le distanze dal premio, ottenendo come risultato la caduta di molte teste dai vertici dell’associazione dei discografici tedeschi. «Nel 2009 insieme alla Staatskapelle di Dresda mi è stato conferito il premio Echo Klassik per la Nona Sinfonia di Bruckner. E stato un grande onore. Ma oggi devo in tutta chiarezza prenderne le distanze». Luisi ha studiato bene i personaggi: «Non credo che si tratti di due fascisti. Penso che siano più stupidi che fascisti. Ed è anche peggio, perché con un fascista ci puoi parlare, lo puoi riportare alla ragione. Uno stupido no». Il direttore ha dovuto «prendere la distanze» e non «restituire» il riconoscimento perché fisicamente non lo possiede, è rimasto a Dresda. Ma non si è limitato a smettere di menzionare l’Echo come tappa della sua carriera: «La reazione mia e di alcuni colleghi come Igor Levit, che è pure di religione ebraica, e di Westernhagen, insieme a quella di numerose associazioni ebraiche, ha provocato dimissioni a catena lungo tutta la linea del comitato etico dell’associazione che assegna i premi e che fa capo alla stessa categoria dei discografici». Lo hanno avvertito amici e colleghi anche di musica leggera che ha coltivato in Sassonia durante il decennio in cui ha vissuto tra Lipsia e Dresda. «Mi hanno fatto sapere di cosa parlassero i testi di questi due rapper, con brani contenenti frasi che chiaramente deridono la sofferenza del popolo ebraico — racconta — Ero sconcertato e sono andato a cercare notizie e a leggere i testi, ho trovato frasi scioccanti. Cosa ancor più grave se penso che si rivolgono a un pubblico molto giovane e vendono tantissimo». Il premio lo hanno ricevuto proprio per questo: i record di vendite. «La Germania ha sempre avuto una particolare sensibilità e attenzione a questi fenomeni, è difficile che passino sotto silenzio casi del genere, normalmente sono molto attenti a differenza che da noi». E allora, come è potuto succedere? «Ritengo — conclude — che chi ha conferito il premio non abbia davvero ascoltato quello che cantano, comincia anche in Germania a farsi largo un po’ di superficialità con cui si pensa a minimizzare invece che stigmatizzare certi comportamenti. Esattamente come in Italia».