18 Ottobre 2023

Critiche alle ambiguità di alcuni noti calciatori

Calcio e pregiudizio: Benzema ed El Ghazi pro Hamas?

Un anno fa, il 17 ottobre del 2022, la Francia era ai piedi di Karim Benzema. L’allora stella del Real Madrid, oggi in forza ai sauditi dell’Al-Ittihād, riceveva a Parigi il Pallone d’Oro: la massima gratificazione per un calciatore. “È un premio individuale, ma si ottiene grazie al lavoro collettivo. Questo è il Pallone d’Oro del popolo”, sosteneva l’attaccante di origini algerine al Theatre du Chatelet. Esultava tra tanti anche Emmanuel Macron, il Presidente della Repubblica: “Ventiquattro anni dopo Zidane, Karim porta un altro Pallone d’Oro in Francia. Congratulazioni a lui!“. Un anno dopo, molta acqua è passata sotto i ponti della Senna. E dal Parigi non arrivano più carezze, ma accuse: “Il signor Karim Benzema ha notori legami con i Fratelli Musulmani”, ha detto il ministro francese dell’Interno Gerald Darmanin in un’intervista che sta facendo il giro del pianeta e che segue di alcune ore la solidarietà espressa da Benzema verso i cittadini di Gaza, “ancora una volta vittime di ingiusti bombardamenti”. Non una parola invece per gli israeliani massacrati da Hamas.
Il Pallone d’Oro in carica è in buona compagnia. L’olandese Anwar El Ghazi, acquistato di recente dal Mainz, ha accusato Israele di essere il responsabile di un “genocidio” e di una “distruzione di massa”, condividendo inoltre via social la speranza che “dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Pronta la reazione della società che ha sospeso il tesserato. Indicazioni analoghe potrebbero arrivare dal Bayern Monaco, per via della posizione assunta da Noussair Mazraoui, cittadino marocchino e difensore del più titolato club tedesco: “Dio, aiuta i nostri fratelli perseguitati in Palestina, affinché ottengano la vittoria”, il suo auspicio.
Ieri, in occasione del turno di qualificazione agli Europei del 2024, il mondo del calcio si è raccolto in un minuto di silenzio in ricordo delle vittime degli attacchi terroristici nel sud d’Israele e a Bruxelles. Sessanta secondi di silenzio anche a Wembley, prima di Inghilterra-Italia, dove un lungo applauso ha sovrastato fischi e urla di alcuni facinorosi. “Vi chiediamo di alzarvi e osservare un minuto di silenzio, a partire dal fischio dell’arbitro, in memoria di tutti i membri della famiglia del calcio europeo delle nazioni Israele e Svezia rimasti uccisi negli ultimi giorni”, aveva chiesto la Uefa, il massimo organismo del calcio continentale, in un appello letto negli stadi. Quello ai “membri della famiglia del calcio” non era solo un generico riferimento. Tra i civili assassinati nell’attacco al rave c’era anche un ex calciatore professionista, Lior Asulin. Tra il 1997 e il 2017 aveva vestito tra le altre le maglie di Hapoel Tel Aviv, Hapoel Beer Sheva e Beitar Gerusalemme. Il giorno prima aveva festeggiato il suo 43esimo compleanno.