27 Aprile 2016

Critiche a due articoli di matrice complottista pubblicati da Il Fatto

Fonte:

l'Unità

Autore:

Fabrizio Rondolino

L’ossessione Carrai e quella anti-israeliana

Prosegue la martellante campagna del Fatto contro Marco Carrai, imprenditore, esperto di sicurezza informatica nonché amico di Matteo Renzi (e questo, si sa, è imperdonabile: il premier dovrebbe infatti circondarsi soltanto di nemici giurati, e affidare a loro gli incarichi più delicati, altrimenti Travaglio storce il nasino). Giro rigira, scava e riscava, però, non si riesce a trovare nulla: i segugi del Fatto somigliano a quei cagnolini inoffensivi che abbaiano istericamente a chiunque e poi scappano con la coda tra le gambe, incapaci persino di far male ad una zanzara. Giorni e giorni di ricerche non sono riusciti a scovare neppure una multa non pagata, e l’unico argomento che viene ossessivamente riproposto è «l’indicibile nodo di Israele». La «vicinanza a quel mondo» – il mondo di lsraele? gli ebrei? quelli col naso adunco? – è considerata «inconciliabile» con il ruolo di consulente del presidente del Consiglio per la cyber security. «Carrai – scrive Guido Rampoldi, omonimo di un ex inviato della Stampa e di Repubblica – è il co-fondatore di una società di sicurezza informatica che sta costruendo relazioni con l’industria israeliana dí cyber security». Forse perché è la più avanzata al mondo? Sarebbe stato più opportuno per Carrai stringere accordi con gli informatici ugandesi o con un hacker polinesiano? Non solo: «Informazionecorretta», un sito «assai vicino all’ambasciata di Israele a Roma», si è permesso di criticare il giornale di Travaglio senza chiedergli il permesso. Il complotto è dunque evidente, i demo-pluto-giudei stanno per prendere il potere, il Mossad s’è impadronito di palazzo Chigi, nasi adunchi spuntano ovunque dall’ombra in cui abitualmente si muovono per tessere i loro intrighi. Lasciamo voleritieri al Fatto l’ossessione anti-israeliana, dietro la quale è fin troppo facile scorgere il tipico fastidio antisemita che dipinge ogni volta gli ebrei come geniali, ricchissimi, potenti e infiltrati: è un modo di ragionare che imbratta chi lo pratica. e lascia fortunatamente indifferenti tutte le persone perbene.