20 Febbraio 2020

Codice per le associazioni universitarie torinesi

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

“Sono poli logistici per i violenti” All’Università scoppia il caso spazi occupati

La Regione: “Bene il manifesto anti fascista

Ma ora serve un incontro con rettore e prefetto”

In parallelo l’ateneo promuova un testo contro l’antisemitismo Basta attacchi diretti contro Israele Gli effetti degli scontri di giovedì scorso durante un convegno sulle Foibe, le tensioni degli ultimi giorni, il tema della politica dentro le università, sono tutt’altro che assorbiti. E a non molto sembra essere servita l’iniziativa del rettore Stefano Geuna che ha deciso di sottoporre a tutte le associazioni studentesche una sorta di codice anti-fascista da firmare per poter ottenere spazi dell’ateneo nei quali svolgere le proprie attività. O meglio, è una proposta giudicata utile e importante ma non sufficiente per riportare un clima sereno dentro le aule di Palazzo Nuovo e degli altri poli universitari, tanto che nei prossimi giorni Geuna potrebbe sedersi davanti al prefetto Claudio Palomba per valutare la situazione e il da farsi. Sul tavolo, da ieri, c’è infatti un altro fronte aperto, quello degli spazi occupati da gruppi e collettivi dentro l’ateneo. L’ha sollevato l’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca, promotore del vertice in Prefettura (non ancora convocato): «Bene ha fatto il rettore dell’Università a richiedere un documento che attesti l’adesione delle associazioni che partecipano alla vita dell’ateneo ai principi della nostra Costituzione», premette l’assessore leghista. «Si tratta di una pratica di legalità che non possiamo che vedere di buon occhio». Giusta ma non sufficiente, a quanto pare, dal momento che «proprio per proseguire su questa strada legalitaria», Ricca chiede un incontro «per valutare insieme un’azione congiunta che porti allo sgombero delle aule occupate dai militanti violenti dei centri sociali. È assurdo che all’Università di Torino esistano centri logistici illegali, sottratti alla collettività, in cui si organizzano azioni violente». Il bersaglio è chiarissimo e sono quelle organizzazioni vicine ai centri sociali, in particolare Askatasuna, molto presenti e attive in Università. Le stesse che avevano organizzato l’incontro sulle Foibe di giovedì, le stesse che poi hanno protestato per l’intervento della polizia. Le stesse – anche – che da tempo promuovono convegni e incontri critici verso le politiche dello stato di Israele e solidali con il popolo palestinese. Ecco allora che, a tre giorni dalla manifestazione organizzata dalla Città con altre cinquanta associazioni ed enti contro l’antisemitismo, Ricca coglie la palla al balzo e chiede a Geuna di affiancare al documento anti fascista un documento contro antisemitismo: «Come ricordato dalla lettera della presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Disegni alla conferenza dei rettori delle università italiane l’accoglimento delle doverose prese di posizione antifasciste e antirazziste non può slegarsi dall’accettazione della definizione di antisemitismo proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance: un odio espresso contro gli ebrei ma anche contro Israele». Da qui la proposta di «adottare questa definizione, già stata presa dall’Università di Pisa, anche a Torino, al fine di combattere ulteriormente il razzismo, anche quando sfrutta le sue forme più mimetiche per esprimersi». Una proposta difficile da respingere dopo la manifestazione di lunedì ma che potrebbe aprire un nuovo fronte problematico per il rettore rendendogli ancora più difficile la gestione dell’ateneo.