21 Gennaio 2016

Antisionismo contingente

Fonte:

www.huffingtonpost.it

Autore:

Michael Laitman

A chi importa se l’Isis minaccia Israele?

Qualche giorno fa, il capo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, ha rivolto finalmente le sue minacce di morte contro Israele. Perché finalmente? Perché già da qualche tempo ci si aspettava che accadesse. Nella guerra contro l’Isis, Israele non è come gli altri paesi. Gli altri paesi vengono visti come vittime del radicalismo islamico, Israele è visto come responsabile di questo, pertanto, quando l’Isis mette gli occhi su Israele, è più probabile che il mondo si lasci sfuggire un sospiro di sollievo piuttosto che un sospiro di preoccupazione. Fortunatamente, Israele è l’unico paese che possa sferrare il colpo mortale all’Isis.

Il 26 dicembre, Abu Bakr al-Baghdadi, capo dell’Isis, ha diffuso un messaggio e un video in lingua ebraica di un militante jihadista che avvertiva dell’imminente arrivo dei jihadisti per conquistare Israele e massacrare gli ebrei. Dubito che questo abbia sorpreso qualcuno. Oggi, la paura più grande dell’Europa è il fondamentalismo islamico, e molti europei affermano apertamente che i loro problemi sono tutta colpa di Israele. Il ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom ha collegato la carneficina del 13 novembre a Parigi alla gestione di Israele della striscia di Gaza, e così ha fatto Jan Marijnissen, leader del Partito Socialista olandese. In Germania, Albrecht Schröter, sindaco di Jena, ha accusato Israele di essere responsabile della crisi dei rifugiati siriani ed ha invitato il ministro degli Esteri tedesco a “mostrare meno moderazione” verso lo stato di Israele. In Grecia, gli interventi nel Parlamento greco accusavano gli ebrei greci ed americani di esacerbare la crisi finanziaria del paese.

L’esempio più evidente dell’opinione generale riguardo Israele è forse la copertura mediatica esageratamente unilaterale della recente ondata di terrorismo avvenuta in Israele. I terroristi sono considerati ripetutamente “attentatori” o “aggressori” e non come terroristi. Il numero delle vittime, spesso, comprende i terroristi stessi e i media “dimenticano” di dire che gli attentatori erano arabi e le vittime erano ebrei civili israeliani. Immaginate il clamore se la prima pagina di un giornale rispettabile avesse riportato la strage di San Bernardino così: “16 persone sono morte in uno scontro a fuoco a San Bernardino, California”, oppure con lo stile dei media anti-Israele: “La polizia spara a morte due persone a San Bernardino, California. Sono state ferite anche altre 14 persone”.

Questa non è una presa in giro delle vittime di quell’attacco terroristico; è la dimostrazione del modo in cui spesso gli attacchi terroristici in Israele vengono presentati dai media mondiali, applicato ad un evento diverso in un paese diverso.

Non voglio neanche tentare di dimostrare come sia prevenuta l’Onu contro Israele. Non fa altro che stroncare Israele e dichiararla come il criminale n.1 al mondo, colpevole di ogni crimine immaginabile, dal genocidio ai diritti delle donne (secondo l’Onu, Israele tratta davvero le donne peggio dell’Iran, della Siria e di qualsiasi altro paese del mondo). In breve, possiamo descrivere le Nazioni Unite come un’aggregazione di nazioni che si combattono l’un l’altra sia attivamente che finanziariamente, o diplomaticamente, e sono unite solo nel condannare e giudicare Israele. Alla luce di tutto questo e alla luce di ciò che scriverò in seguito, è abbastanza corretto dire che qualsiasi tragedia accada domani nel mondo, gli ebrei ne saranno incolpati, in primo luogo Israele.

Tuttavia, io sono l’ultima persona a sostenere che gli antisemiti siano ignoranti. Alcuni lo sono, ma molti altri sono persone istruite. Illustri professori universitari e intellettuali in tutti gli Stati Uniti attaccano Israele in modo insensato. Perché quando si tratta di menzionare la parola “Israele” persone illuminate, oppure sensibili, diventano fanatiche e quasi cieche? Chiaramente il raziocinio non c’entra affatto. Si tratta solo di una sensazione, un’emozione viscerale che dice loro di aver ragione nell’incolpare Israele e gli ebrei di tutto, anche se non sanno spiegarlo in maniera logica.

Non credo che abbiano ragione loro; gli ebrei non sono assassini nati, lo dimostra ogni statistica del mondo. Gli ebrei donano pro capite molto di più di qualsiasi altro gruppo etnico, e per diverse cause, di cui molte se non la maggior parte, non hanno nulla a che fare con la religione. I volontari ebrei e di Israele aiutano più di ogni altro paese quando accade un disastro naturale. Durante il terremoto del 25 aprile in Nepal, la delegazione israeliana di personale medico non solo era la più grande, la più attiva e meglio attrezzata, ma era quasi tre volte più grande di quella di Taiwan, seconda delegazione per grandezza.

Per scoprire perché tutti ci incolpano di tutto, dall’Isis, all’Ebola, dobbiamo analizzare le nostre radici. Le nostre fonti ci dicono ripetutamente che la nostra forza sta nell’unione. Inoltre, ovunque dalla Gemarah a Il Libro dello Zohar e giù fino ai grandi studiosi ebrei, religiosi e laici, ci viene detto di essere stati scelti, nel senso che dobbiamo diffondere nel mondo la luce dell’unione. La Regola d’Oro di cui parla Mark Twain nel suo saggio dettagliato “Per quanto riguarda gli ebrei” non è altro che il principio “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Esso ci è stato affidato non affinché lo conservassimo, ma per condividerlo con il mondo. In questo siamo il popolo eletto e in nient’altro.

Secondo i nostri saggi, come il Rabbino Moshe Chaim Ephraim di Sudilkov, il Rabbino Nachman di Breslov, Rabbi Nathan Sternhartz e Rabbi Yehuda Ashlag, Il Libro dello Zohar e molte altre fonti, la parola “Israel” deriva dalle parole ebraiche Li Rosh (“La mia testa” oppure “Io ho una testa”). Loro ci spiegano che l’intera umanità è un unico e solo sistema e che Israele è il suo Rosh (Capo). Ciò potrebbe suonare altezzoso o presuntuoso, ma a giudicare dallo standard apertamente più duro con cui ci giudicano le nazioni, è chiaro che si aspettano da noi quello che non si aspettano da nessun’altra nazione. Che piaccia o no, questo ci porta ad essere un esempio o in una parola: il Rosh.

Come la testa nel nostro corpo pensa e il corpo esegue, ciò che Israele pensa, il mondo necessariamente lo esegue. Questo è un punto cruciale da capire: quando gli ebrei fanno cattivi pensieri su altri ebrei, essendo la testa, questi si riflettono nelle cattive azioni tra le nazioni. Non lo sentiamo, ma le nazioni ci incolpano ancora di tutto quello che è sbagliato nelle loro vite, perché percepiscono che siamo noi a causarlo. Naturalmente non possono dire come o indicare un’azione specifica che facciamo, perché non facciamo nulla: lo pensiamo! Come individui, non siamo peggiori di quelli appartenenti a qualsiasi altra nazione civilizzata, il nostro unico problema è la nostra connessione, il nostro atteggiamento verso gli altri membri della nazione.

Comunque, non è sufficiente essere uguali a tutti gli altri. Il mondo non si accontenterà semplicemente di questo. Dobbiamo coltivare e visualizzare delle connessioni esemplari tra di noi che ispireranno il mondo. Ora possiamo comprendere il peso del principio “Ama il prossimo tuo prossimo come te stesso”. Questo è il motivo per cui questa è la legge generale della Torah, come ci dice Rashi e comprende tutte le leggi.

Tuttavia, possiamo cambiare le nostre connessioni e possiamo imparare a prenderci cura gli uni degli altri per cambiare, in questo modo, il destino del mondo. Avete mai fatto qualcosa di carino per qualcuno, non per adulazione, ma perché sentivate che fosse la cosa giusta da fare? Per esempio, avete mai aiutato il figlio di persone sconosciute ad attraversare la strada? Cosa avete provato verso quel bambino dopo averlo fatto? Come vi sentivate prima di farlo? Oppure, avete mai aiutato uno sconosciuto a sollevare un mobile pesante fino al suo appartamento? Come vi ha fatto sentire nei suoi confronti?

Noi cambiamo le nostre connessioni per mezzo delle azioni e, siccome siamo il Rosh, quando le connessioni tra noi saranno sostanzialmente modificate in meglio, queste trasformeranno le connessioni umane in tutto il sistema umano. In questo modo potremo ridurre drasticamente e infine eliminare la violenza in tutto il mondo, inclusi gli elementi estremi come l’Isis. Proprio come ora il mondo ci accusa dell’esistenza dell’Isis, quando aggiusteremo le nostre connessioni, il mondo ci loderà per aver creato bellezza e amore.

Per concludere, prima cominceremo a fare del bene l’uno all’altro, prima trasformeremo i nostri sentimenti verso gli altri, e prima il mondo calmerà la sua ira. Quando questo accadrà, le crisi finiranno e l’antisemitismo svanirà. Questa è l’inesorabile struttura della nostra realtà, quindi prima cominceremo e meglio sarà per tutti.