3 Ottobre 2022

Alberto De Antoni recensisce “L’impero della distruzione”, nuovo saggio sugli eccidi nazisti

Fonte:

Osservatorio antisemitismo

Autore:

Alberto De Antoni

Alex J. Kay, L’impero della distruzione. Una storia dell’uccisione di massa nazista, Einaudi, Torino, 2022

Pur contando gli studi sulla Shoah e sul nazismo un numero immenso di pubblicazioni, L’impero della distruzione. Una storia dell’uccisione di massa nazista, Einaudi 2022 (ed. or. Empire of Destruction. A History of Nazi Mass Killing, Yale 2021) di Alex J. Key, si distingue dagli altri per essere nient’altro che un elenco dei crimini di massa compiuti dalla Germania nazista dall’inizio alla fine della guerra. È un libro agghiacciante. Tredici milioni di civili disarmati, donne, uomini e bambini assassinati a sangue freddo dai Tedeschi: oltre alle comunità ebraiche, i portatori di handicap fisici e psichici, i prigionieri di guerra russi, la classe dirigente polacca, gli insorti di Varsavia, i rom, gli ostaggi nelle guerre partigiane, i Greci e gli Olandesi privati di ogni risorsa alimentare, gli abitanti di Kiev, Leningrado e Kharkov condannati a morire di fame. In questi eccidi però si è rivelata la vera natura della macchina nazista, una sorta di organizzazione pensata, creata e elaborata solo per portare morte e distruzione. La guerra, violenta e sanguinaria già per sua natura, non fu altro che la circostanza più appropriata per applicare gli intenti omicidi dell’ideologia nazista. Inquieta non poco che nel cuore di un Europa che aveva conosciuto l’umanesimo e l’illuminismo sia potuta sorgere un’ideologia nichilistica di tale genere. I crimini, peraltro, lasciano aperte amare considerazioni sulla tenuta morale dell’individuo cittadino di un regime totalitario, perché, se è vero che sia difficile in generale sfuggire a un clima di paura e di violenza dettate dalla censura e dall’oppressione poliziesca, è però altrettanto vero che non mostrar pietà – anzi, in molti casi, mostrar al contrario zelo e diligenza – dinanzi a esseri umani palesemente disarmati e innocui dovrebbe far riflettere sul lato oscuro dell’essere umano. È però un libro utile che dovrebbe – si spera – spezzare nell’opinione pubblica la consueta visione di un crimine nazista rivolto esclusivamente contro l’Ebraismo e non contro tutta l’Europa, oggetto di conquista e di dominio destinata a diventare terreno d’applicazione di uno dei più folli esperimenti della storia. Solo gli sviluppi della guerra limitarono gli eccidi e le deportazioni di massa all’Europa orientale, ma piani, benché solo abbozzati, erano previsti anche per la parte occidentale del continente.

Il libro si avvale di una documentazione approfondita e inedita frutto di ricerche d’archivio compiute sia nell’ambito degli archivi tedeschi sia nella memorialistica privata dei militari tedeschi presenti nel territorio. Quest’ultima, in particolare, oltre a aggiungere nuovi dettagli alla già nota partecipazione e complicità dell’esercito tedesco, sottolinea anche uno dei processi di rimozione, senz’altro il più grave, che ha accompagnato la Germania nel dopoguerra, certamente funzionale alla costruzione della Repubblica federale e alla ricostruzione etica del tessuto sociale, ma ostativa per l’assunzione delle responsabilità individuali e i relativi procedimenti giudiziari.