15 Dicembre 2025

Dichiarazioni antisemite del leader palestinese Abu Mazen

La presenza del leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas “Abu Mazen” ad Atreju a fianco della premier Giorgia Meloni desta non poche perplessità in un momento in cui c’è invece bisogno di una chiarezza pragmatica che vada al di là delle semplici dichiarazioni e le espressioni di solidarietà; chiarezza sulle posizioni da tenere sia per quanto riguarda la questione del terrorismo palestinese che ha oramai preso una dimensione globale e sia sul dilagare dell’antisemitismo, un fenomeno che va di pari passo con il primo. L’ultimo massacro, quello di domenica 14 dicembre a Sydney ne è del resto l’ennesima drammatica dimostrazione pratica.

Certo, in molti affermano: “Abu Mazen è contro Hamas e ha condannato l’eccidio del 7 ottobre”. Chi non è però molto addentro alla questione certe cose non le sa o non le ricorda, mettendo da parte chi ha invece la memoria corta. E allora ci pensiamo noi a rinfrescare le idee.

Premesso che, come evidenziato anche dal Pinsker Centre, Abu Mazen ci mise cinque giorni a condannare l’eccidio del 7 ottobre limitandosi a un: “Rifiutiamo le pratiche di uccisione o di abuso di civili da entrambe le parti”, ma focalizziamoci su un altro aspetto, quello dell’antisemitismo.

Nell’agosto 2023, durante un discorso al Consiglio Rivoluzionario di Fatah, Abbas affermò che Hitler uccise gli ebrei a causa del loro “ruolo sociale” di usurai, piuttosto che per antisemitismo:

“Dicono che Hitler uccise gli ebrei perché erano ebrei e che l’Europa odiava gli ebrei perché erano ebrei. No. È stato spiegato chiaramente che li combattevano per il loro ruolo sociale e non per la loro religione“.

Abu Mazen aveva poi chiarito che si riferiva a “usura, denaro e così via”.

Il leader dell’ANP aveva poi affermato che gli ebrei ashkenaziti sarebbero discendenti dei Cazari, una tribù nomade turca convertitasi all’ebraismo durante il periodo medievale, teoria ampiamente screditata.

Le sue affermazioni erano state duramente condannate da Stati Uniti, Unione Europea, Francia e Germania mentre il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, aveva immediatamente revocato ad Abbas la Medaglia della Città di Parigi.

Una dura condanna era arrivata anche da parte dell’inviata speciale degli Stati Uniti per la lotta all’antisemitismo, Deborah Lipstadt:

“Il discorso ha diffamato il popolo ebraico, distorto l’Olocausto e travisato il tragico esodo degli ebrei dai paesi arabi. Condanno queste dichiarazioni e chiedo scuse immediate”.

Questo episodio si è verificato appena due anni fa e un paio di mesi prima dell’eccidio del 7 ottobre; non parliamo dunque di decenni. Ci sarebbero poi altri casi per quanto riguarda le affermazioni antisemite di Abu Mazen, come ad esempio la denuncia del 2018 avanzata dall’International Holocaust Remembrance Alliance e quella di Yad Vashem.

Le idee di Abu Mazen sugli ebrei sono ben note ed è difficile non esserne al corrente se si ricoprono certi ruoli politici.

Sorge spontaneo chiedersi perché Abu Mazen sia stato invitato ad Atreju. Certo, è vero che all’evento era presente anche Rom Braslavski, l’ex ostaggio israeliano rilasciato da Hamas lo scorso ottobre in seguito all’implementazione della prima fase del piano di pace voluto dal presidente americano Donald Trump. Una presenza, quella di Rom, che rappresenta un elemento positivo ma non se fatta per compensare la presenza di Abu Mazen, è assolutamente priva di logica in quanto si sarebbe eventualmente dovuto chiamare un rappresentante diplomatico israeliano.

Inoltre, nonostante non si abbiano dubbi sulla genuinità dell’invito, qualche malpensante potrebbe addirittura arrivare ad affermare che la presenza di Rom sia stata strumentalizzata per controbilanciare l’invito del leader dell’ANP evitando però di esporsi con rappresentanze ufficiali israeliane e dunque rendendo più difficili potenziali accuse politiche da parte di chi è contro Israele, sia da sinistra dove il sentimento dilaga, ma anche tra quegli elettori di destra che non amano affatto lo Stao ebraico.

Perché cacciarsi in un pasticcio del genere? La risposta potrebbe essere nella seguente dichiarazione fatta dalla Meloni nei confronti di Abu Mazen:

“La sua presenza fa giustizia delle falsità degli ultimi due anni contro il governo”.

Quali falsità? Plausibilmente la premier italiana fa riferimento alle accuse di “complicità” in un inesistente “genocidio” avanzate da sinistra, estrema sinistra, islamisti radicali filo-Hamas e pro-Pal. Vista però l’origine e il poco spessore di tali accuse, che senso ha volere dimostrare qualcosa di inesistente? C’era bisogno della presenza di Abu Mazen?

C’è poi la scritta sullo sfondo del palco di Atreju: “Mahmud Abbas (Presidente della Palestina). Quale “Palestina” ?

Abu Mazen è presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, non della “Palestina”. Lo stato di Palestina non esiste. Non a caso il governo Meloni ha più volte ribadito tramite il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che non si può riconoscere uno stato palestinese perché prima si deve costruire, poi eventualmente lo si riconosce. Tajani aveva anche affermato che riconoscere prematuramente uno stato palestinese sarebbe un messaggio negativo per la pace in quanto contro Israele.

Nel frattempo qualcosa è cambiato? Se così non è, allora che senso ha quella scritta?

L’impressione è che la Meloni si stia sbracciando per mostrarsi al fianco dei palestinesi e c’è da chiedersi il perché. Per non perdere i voti degli elettori di destra anti-Israele? Per timore di ripercussioni sulla pubblica sicurezza? In effetti la risposta del governo al dilagare dell’estremismo pro-Pal è risultato fino adesso quanto meno blanda.

Basti pensare che due soggetti sanzionati dagli Stati Uniti, ovvero Mohammad Hannoun e Francesca Albanese, il primo indicato da Washington come “collettore di Hamas in Italia” e la seconda come “antisemita” e “sostenitrice del terrorismo” (recentemente finita al centro di uno scandalo per una sua presenza a un evento assieme a alti funzionari di Hamas e Jihad Islamica), sono ampiamente attivi in territorio italiano nonostante le continue segnalazioni.

Nel frattempo l’antisemitismo in Italia dilaga con continue aggressioni, intimidazioni ed atti vandalici al punto che l’Osservatorio Antisemitismo CDEC è arrivato a registrare quasi un migliaio di casi segnalati per mese. Nel 2024, lo stesso ente ha ricevuto 877 denunce di episodi antisemiti in Italia, rispetto alle 454 del 2023 e alle 241 del 2022.

Le leggi di contrasto all’antisemitismo tardano ad arrivare e nel contempo la propaganda di odio diffusa da esponenti islamisti e dai pro-Pal si espande a macchia d’olio. L’ultima cosa da fare era quindi invitare Abu Mazen.

Come ha giustamente dichiarato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun:” C’è un clima di odio antiebraico coltivato dal mondo ProPal che sfocia in eventi drammatici”.

E’ stato detto all’inizio e lo ripetiamo: da parte del governo serve una chiarezza pragmatica, operativa, che vada ben oltre le semplici dichiarazioni perchè, senza le necessarie misure, restano parole campate per aria a fronte del rischio di un evento drammatico come quello di Sydeny.