25 Giugno 2025

Aldo Torchiaro sugli effetti dell’attivismo anti-Israele

In Italia si moltiplicano segnali inquietanti per chi sostiene il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Da giorni circola online una lista aggiornata al 16 giugno che ha tutta l’aria di essere una vera e propria schedatura: nomi e cognomi di giornalisti, politici, intellettuali, bollati come “sionisti” o “agenti della entità sionista”. L’iniziativa porta il marchio del cosiddetto Nuovo Partito Comunista Italiano e si avvale della collaborazione dei CARC, gruppi già noti per le loro posizioni estreme, l’incitamento alla violenza e l’odio verso lo Stato.

Tra i bersagli compare anche la deputata della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone, che commenta con preoccupazione: «Nella demenziale e sterminata lista, accanto al mio nome ci sono accuse deliranti: magistrato politicante, deputata di Salvini, membro del Transatlantic Friends of Israel. Nulla di serio, se non fosse per l’irresponsabilità pericolosa di chi alimenta l’odio ideologico. Questi gruppi estremisti abusano perfino della parola Resistenza per giustificare la violenza. E mi chiedo se il leader della CGIL, Landini, quando parlava di rivolta sociale, fosse consapevole che queste realtà si muovono nell’ombra». Le parole di Matone mettono a fuoco un clima crescente di criminalizzazione sistematica dell’ebraismo politico e della solidarietà verso Israele. E purtroppo non si tratta di un episodio isolato. Nel mirino degli attivisti anti-israeliani è finita anche la partita amichevole tra Italia e Israele, in programma a Udine.

A guidare la contestazione è il consigliere regionale di Open Sinistra FVG, Furio Honsell, che ha pronunciato parole durissime: «È inaccettabile che si giochi una partita di calcio mentre Israele stermina i civili a Gaza. Avremmo dovuto rifiutare la gara. Vedere politici festeggiare sugli spalti mentre a Gaza si muore è disumano». Un’accusa grave, che ignora del tutto i bambini israeliani ancora ostaggi, i civili massacrati il 7 ottobre e le continue minacce terroristiche cui Israele è sottoposto. Lo sport viene strumentalizzato in chiave ideologica, mentre l’evento rischia di diventare bersaglio di contestazioni pericolose anche sotto il profilo dell’ordine pubblico.

Il primo luglio, a Firenze, è prevista una fiaccolata contro le guerre. Un’iniziativa promossa dalla CGIL Toscana con l’adesione del presidente della Regione Eugenio Giani e il sostegno di PD, M5S, Sinistra Italiana, Verdi, PRC, PCI, ANPI, COSPE e Arci. In teoria un appello alla pace. In pratica, nei toni e nei contenuti, l’obiettivo politico è chiaramente individuabile: Stati Uniti e Israele. Il testo dell’appello parla di “pericolosissima escalation militare”, denuncia le “violazioni del diritto internazionale da parte degli USA e di Israele” e accosta l’azione israeliana contro il programma nucleare iraniano alla guerra in Iraq del 2003, parlando apertamente di “déjà-vu delle armi di distruzione di massa”. Nessun accenno alle provocazioni iraniane, ai droni, ai missili, alla presa di ostaggi da parte di Hamas. Nessuna parola sui massacri del 7 ottobre. Al contrario, si insiste su un quadro parziale in cui la tragedia di Gaza è raccontata senza contesto, come se fosse un’aggressione unilaterale e immotivata.

Tra le richieste, spicca una proposta che suona come una rottura diplomatica: negare il transito ai bombardieri statunitensi diretti in Medio Oriente. Una presa di posizione che colpisce non solo Israele, ma l’intero sistema di alleanze occidentali, in un momento in cui la NATO affronta sfide cruciali nel Mediterraneo e oltre. Quello che emerge è un disegno coerente: delegittimare chi sostiene Israele, marginalizzare nel dibattito pubblico chi difende la democrazia dello Stato ebraico, isolare l’unica nazione pluralista della regione. E intanto si moltiplicano le campagne contro ogni forma di cooperazione con Israele, che sia sportiva, culturale o politica.

Ma non tutto si muove in una sola direzione. In Parlamento, nel mondo dell’informazione e tra gli intellettuali si alzano voci trasversali che reagiscono. Da Simonetta Matone a Fiamma Nirenstein, da Emanuele Ottolenghi a diversi giuristi e parlamentari, prende forma una resistenza civile contro quello che viene definito il nuovo antisemitismo mascherato da attivismo pacifista. E lunedì prossimo a Roma, promosso dal Riformista, prenderà forma una manifestazione pubblica “Dalla parte di Israele”, dalle 18 in poi presso il Teatro Rossini di piazza Santa Chiara 5, alle spalle del Pantheon. Una occasione per dire che la pace non si costruisce isolando Israele, ma combattendo chi usa i civili come scudi umani, chi giustifica la violenza come “resistenza” e chi sogna la distruzione di uno Stato democratico.