15 Febbraio 2015

Video di un giornalista francese della NRG per documentare come, un mese dopo gli attentati jihadisti,l’antisemitismo francese sia sempre più presente

Un giornalista francese si mette la kippah e passeggia per Parigi, registrando in un video le reazioni: insulti, commenti, sputi testimoniano quanto sia radicato l’antisemitismo in Francia

Una kippah in testa, gli tzitzit che escono dalla giacca, il passo disinvolto, una telecamera nascosta posizionata sulla schiena del complice davanti. Ecco gli strumenti utilizzati da un giornalista francese della NRG per documentare come, un mese dopo gli attacchi terroristici al supermarket kosher di Parigi, l’antisemitismo francese sia sempre più presente. Perché dal video, che in meno di due giorni ha raggiunto il milione di visualizzazioni emergono molti atteggiamenti, comportamenti e pregiudizi che non possono e non devono lasciare indifferente nessuno.

“Are you all right? Are you Jewish?” chiede un ragazzo. “The dog will not eat you!” scherza un altro. Atteggiamenti che di scherzoso non hanno nulla. Sguardi perplessi, intimidazioni, sputi per terra dopo il passaggio del ragazzo ebreo. “Viva la Palestina!” urla un’altra ragazza in mezzo a un parco. Basta quindi una kippah in testa per rischiare di venire affiancati da uno sconosciuto che seguendoci continua a dire “Jew, jew, jew”.

“Per 10 ore ho camminato tranquillamente tra le strade di Parigi, iniziando dai quartieri più tranquilli della città, vicino alla Torre Eiffel e sugli Champs-Elysees. Sono andato nel quartiere ebraico per finire poi in quello arabo. Avevo con me un fotografo che ha documentato il tutto usando una GoPro. Mi era stato assegnato anche un bodyguard perché dopo tutto quello che è successo a Parigi era inevitabile averne uno”. Queste le parole del reporter della NRG, Zvika Klein, che conclude la sua esperienza testimoniando che sarebbe un bugiardo a negare di aver provato molta paura.

Sentimenti negativi che partivano dal cuore e arrivavano direttamente alla testa. Non solo body language o atteggiamenti per esprimere il forte antisemitismo, ma anche parole che, dette da un bambino alla sua mamma, testimoniano davvero il tragico momento in cui ci troviamo: “Mamma, cosa sta facendo questo ragazzo qui? Non lo sa che verrà ucciso?”.