22 Marzo 2017

Zeitgeist, documentario complottista

“Zeitgeist”: quando Netflix diffonde il complottismo

Questo documentario garantisce che Gesù è un plagio di Horus, che l’11 settembre

La prima volta che si è sentito parlare del documentario Zeitgeist , è stato nel corso di una nottata pesante. Tra la nebbia delle volute di fumo di sigaretta, un apprendista filmmaker sotto i 30 anni ha cercato di farci un “discorso” non meno nebuloso, in cui si è parlato di “religioni che ci mentono”, dell’ “11 settembre che pone dei dubbi in merito alla manipolazione delle immagini” e dei “banchieri come i Rothschild” che sarebbero dietro agli eventi più importanti del XX secolo. Cavolo. Da dove venivano queste rivelazioni? Quale era la credibilità del documentarista? Tutto quello che sapeva è che si può visionare su Netflix. “Attenti, non sono un complottista” pensò bene di chiarire il nostro interlocutore. Zeitgeist è di dominio pubblico. Questo film (ed i suoi due sequel) è disponibile nel catalogo Netflix Francia e gode di un punteggio di 4 stelle su 5. Risalente al 2007 e firmato dall’attivista Peter Joseph (uno pseudonimo), è diventato virale e sarebbe stato visto decine di milioni di volte in tutto il mondo. Il film ha anche dato vita a un’organizzazione su Internet, il Movimento Zeitgeist, la cui missione è “applicare un metodo scientifico per il cambiamento sociale.” Ma vedendo il documentario, che alterna documenti fuori contesto, indicazioni di pseudo-esperti e dimostrazioni propagandistiche, presto ci si rende conto che, questo Zeitgeist ha individuato “lo spirito del tempo”, soprattutto in materia di “fatti alternativi”, di complottismo velato di antisemitismo e confusione ideologica che mescola estrema destra e estrema sinistra.

La verità è altrove

Aprendosi con un sottofondo musicale angosciante, su immagini di guerra, di una Bibbia e con le torri gemelle del World Trade Center che si sgretolano, Zeitgeist cita come preambolo lo spiritualista vittoriano ed egittologo esoterico Gerald Massey: “Più cominci a indagare su ciò che si pensa di capire, da dove veniamo e che cosa pensiamo di fare, più cominci a vedere che ci hanno mentito. ” Già nel XIX secolo, la verità era altrove… Il primo capitolo del documentario ci offre un esercizio di mitologia comparata che farebbe passare il Codice da Vinci per un austero lavoro accademico.

Ispirato dalle “ricerche” di Gerald Massey o dell’americano Acharya S (autore di The Christ Conspiracy), Peter Joseph assicura che il Gesù della Bibbia è solo un plagio di Horus o di Mitra, una fiaba che copia le divinità solari degli antichi culti. Allettante. Il problema sta  solo nel bisogno della sua “dimostrazione”, il nostro strutturalista moltiplica le affermazioni fantasiose che fanno rabbrividire anche gli atei più ferventi. No, in Egitto Horus non è il dio del sole (è Ra), e di certo non è nato il 25 dicembre da una vergine. Non ha mai avuto dodici discepoli e non è stato né battezzato né crocifisso. Allo stesso modo, neanche Mithra ha mai avuto dodici apostoli e non è morto tre giorni prima di risorgere. E piuttosto, il Gesù della Bibbia non ha rubato apposta ai predecessori , e a buon diritto, il suo compleanno ufficiale, il 25 dicembre: è solo al IV secolo che è stata scelta questa data dalla Chiesa, probabilmente proprio per annettere i riti pagani.

Se (quando, qualora, mentre) “figlio di Dio” (“God’s son”) e “sole” (“sun”) suonano quasi simili, purtroppo solo in inglese, lingua difficilmente diffusa nei tempi biblici. Di fronte all’ardore di Zeitgeist nel voler dimostrare che Gesù è il frutto di un piano che copia il Sole, si pensi alla bella battuta di Jean-Baptiste Pères (1752-1840), autore dell’immortale Questo dimostra che Napoleone non è mai esistito. Grand erratum. Fonte di un numero infinito di errata corrige nella storia del XIX secolo. Per prendere in giro queste tesi mitiche in voga al momento, l’opuscolo-truffa spinge la loro logica all’estremo e dimostra che Napoleone non è che “una figura allegorica, il Sole in persona.” Le prove: Napoleone è nato su un’isola come Apollo, ha trionfato nel sud ed è stato sopraffatto al Nord, e certamente aveva sedici marescialli dell’Impero, ma di cui solo dodici erano in attività, come i segni zodiacali. Coincidenza? Non penso.

Manipolare le masse

Intitolato “L’intero mondo è un palcoscenico” (Shakespeare, fa sempre scuola), il secondo capitolo di Zeitgeist è dedicato al “mito” dell’11 settembre 2001, creato dall’ “élite” per manipolare le masse. Scorrono le immagini e gli argomenti classici dei cospirazionisti dell’ “11/9 movimento per la verità”: il crollo delle due torri troppo repentino per essere vero, quello di un terzo edificio (il WTC 7) quando non c’erano che due aerei, l’aereo invisibile del Pentagono, la mancanza di detriti nello schianto di Shanksville, il passaporto di uno degli attentatori suicidi ritrovato nei pressi del World Trade Center … Siamo quasi al neocolonialismo, quando il documentario sottintende che un “arabo dal fondo della sua grotta” non ha la necessaria sofisticatezza per effettuare un attacco di questa portata.  E veniamo a sapere che la mattina degli attentati di Londra, nel 2005, si è tenuta un’ esercitazione di sicurezza. Coincidenza di nuovo?

Il terzo capitolo, che raggiunge il massimo della paranoia, infine rivela a beneficio di chi, vadano tutti questi crimini. Per Peter Joseph, i banchieri durante tutto il XX secolo hanno avuto un “grande progetto”: indebitare la gente attraverso la creazione della Federal Reserve americana (1913), e nel contempo finanziare il “business della guerra”. Il nome di questi speculatori demoniaci? Rockefeller e i finanzieri ebrei Baruch e Rothschild … Il regista prende spunto da Charles Lindbergh, che nel 1941 dichiarava “il governo ha creato una serie di incidenti per entrare in guerra”, senza precisare che l’aviatore, isolazionista, in quel momento accusava gli ebrei di essere dei guerrafondai e definiva Hitler “un grande uomo”. Joseph riprende altrettanto allegramente le tesi dei cospirazionisti Antony Sutton (per il quale il capitale di Wall Street alimentava Hitler), Gary Allen (le tasse? la banca centrale? le guerre? solo complotti) o Jim Marrs (che in Rule by secrecy ha collegato banchieri, massoni, illuminati e grandi piramidi). Il transatlantico Lusitania, mandato di proposito al massacro in una zona infestata da sottomarini tedeschi nel 1915;  l’11 settembre 2001, destinato a montare l’egemonia americana, ma anche a limitare la nostra libertà, ogni grande guerra è stata  il risultato di una manipolazione condotta da una piccola élite. Alla luce dello stato attuale dell’ “impero americano” oltre che della proliferazione del jihadismo, sembra che le marionette sfuggano un pò ai loro creatori. In questi tempi trumpiani di ritorno in difesa della sovranità, del resto si ridacchia quando Zeitgeist evoca un accordo segreto per unire gli Stati Uniti … con il Messico e il Canada per formare un’Unione del Nord America, l’inizio di un governo globale che ci dovrebbe portare ai microchip per monitorare ogni nostro movimento.

Cospirazionista acuto

Alla fine del documentario, Peter Joseph mette in allarme contro il regno egemonico dell’intrattenimento e del divertimento, ovviamente un complotto governativo per impedire ai nostri figli di pensare veramente. Nel momento stesso in cui  le teorie “alternative” non sono mai state tanto diffuse attraverso i canali digitali, e che stanno andando ad alimentare anche i media tradizionali alla ricerca di contenuti poco onerosi. Su Netflix, per esempio si può vedere Aliens on the moon, che ci insegna che il nostro satellite serve da base per gli stranieri; Australian Skies, documentario che attesta le immagini sugli UFO che popolano i nostri cieli; oppure Exodus: Patterns of Evidence, in cui Tim Mahoney rivoluziona l’egittologia dimostrando che la Bibbia è storicamente attendibile sull’episodio dell’Esodo. E non importa se questo regista non ha alcuna laurea in archeologia e non è in grado di leggere l’ebraico o l’egiziano antico! Alla domanda circa la proliferazione di “post-verità”, l’ufficio stampa di Netflix ha spiegato che la società di solito commenta solo le sue produzioni originali. Potremmo trovare divertente questo cospirazionista acuto che offre all’abbonato di Netflix dei programmi dall’umorismo non intenzionale, ma in dieci anni, Zeitgeist ha avuto il tempo di avere un’influenza innegabile. Il rappresentante eletto italiano Paolo Bernini, membro del movimento 5 stelle, ha dichiarato che la sua vita è cambiata dopo averlo visionato. Anche la belga Géraldine Feuillien, co-iniziatrice della chiamata alla corsa agli sportelli nel 2010, si rifà a Peter Joseph. E molto più tragicamente, Jared Lee Loughner, autore della sparatoria a Tucson nel 2011, è stato, secondo i suoi amici, totalmente ossessionato dalle tesi paranoiche del documentario. Presentandosi ormai come un “utopista” più interessato al futuro che al passato (senza tuttavia aver mai negato le sue dichiarazioni deliranti sull’11 settembre o la finanza), Peter Joseph deve pubblicare negli Stati Uniti The New Human Rights Movement, saggio che invita a farla finita con l’ “oppressione”. Su Amazon, i pre-ordini stanno andando bene …