17 Settembre 2016

«Venite ad Auschwitz, un viaggio per le emozioni»

Fonte:

Il Manifesto Alias

Autore:

Andrés Ladrillo

In autobus destinazione Auschwitz

Buongiorno, questa che state leggendo è una rubrica di grafica per chi di grafica non ne capisce. Vi racconterà di cose viste in giro o in Internet e che mi hanno colpito, stupito o creato dubbi. Vi do il benvenuto e inizio subito. La vedete questa foto ? Si tratta dell’autobus turistico che dalla Repubblica ceca porta le persona visitare Auschwitz, in Polonia. Fino a qui niente di male, Auschwitz è un luogo motto frequentato dal turismo e il fatto che ci siano mezzi per arrivarci non è un problema. La storia di questo bus è originale. È stato rivestito in questo modo, per esigenze cinematografiche, da un regista, Vit Klusak ma l’agenzia turistica, dopo averlo riottenuto ha ritenuto che, per quel che serviva, andava bene così. Ad Auschwitz, fondata nel 1940 e liberata nel 1945, furono assassinate milioni di persone, pochi furono i sopravvissuti, è un luogo di morte. Sapete cosa dicono due delle scritte sul bus? «Venite ad Auschwitz, un viaggio per le emozioni» e l’altra «Il lavoro rende liberi». Al visitatore quindi, per quanto riguarda la prima frase, si sta vendendo un’emozione, un brivido, come un giro sulle montagne russe o uno spettacolo di orche ammaestrate. La seconda frase è purtroppo tristemente famosa, «Arbeit macht frei» era il termine del viaggio. Qui arrivavano a destinazione i treni che trasportavano i prigionieri. Dopo essere scesi dai convogli venivano smistati, chi al lavoro forzato, chi alle camere a gas. E qui ritorniamo alla grafica, perché di questo si parla. Come si fa la grafica per un autobus turistico che è destinato ad arrivare in un luogo che è il simbolo dello sterminio? Io direi, non così. Perché così si sia vendendo un prodotto cercando di straniarlo: lo si vuole rendere accattivante, contenitore di emozioni vacanziere, bene che vada un simpatico horror tour nelle disgrazie degli altri. Forse dovremmo avere più presente, noi grafici, il rapporto tra forma e contenuto. Questo luogo merita un rispetto diverso da quello che vedete nella foto, non c’è bisogno di mostrare i prigionieri deliziosamente seppiati per simulare il tempo che fu, la prospettiva delle rotaie abbellita dal giallo sgargiante della stella di David arditi fotomontaggi che stupiscano il viaggiatore. Mi chiedo se, almeno in un caso del genere, non basti una sobria scritta che fornisca tutte le indicazioni necessarie: destinazione (turistica), orario, prezzo. Quanto basta per dare una buona informazione non fare una brutta figura.