4 Febbraio 2018

Spettacolo teatrale complottista

Fonte:

Corriere Fiorentino

Autore:

Giulio Gori

Al Puccini show dei complotti

Coi vaccini paragonati alla Shoah

In 350 allo spettacolo. «Big Pharma ci vuole malaticci». Poi l’ironia da caserma su Agnese

Come sottofondo c’è la colonna sonora che John Williams scrisse per Schindler’s List. La metafora, i bambini vaccinati di oggi come le vittime della Shoah di ieri. Ma sul palcoscenico l’effetto non è forse quello sperato, anzi opposto: David Gramiccioli è in total black, camicia nera e aspetto marziale. «Il decreto» è scritto in bianco sulla cravatta nera. II decreto è il nome dello spettacolo delle polemiche che va in scena al teatro Puccini. Gramiccioli, alfiere no vax (oltre che di scie chimiche), l’aveva presentato con un manifesto choc, con due bambini come cavie in gabbia e la ministra Lorenzin colpevole di fare sperimentazione medica coi vaccini. «Si può comprare il biglietto qui in teatro già adesso», dicono per telefono a metà pomeriggio. Ma in teatro i biglietti non ci sono. «Potete prenotarlo per telefono». Ma al telefono ci dicono che le prenotazioni sono chiuse. E un’ora prima dell’inizio dello spettacolo «gratis ma con un’offerta minima di dieci euro», c’è già la coda. Gli organizzatori raccolgono firme contro la legge Lorenzin, chiedono il nome e cognome per fare la ricevuta per « l’offerta». Sembra un censimento. Gente tra i 30 e i 50 anni, moltissime donne, molte mamme. Ci sono eskimi, sciarponi di lana, signore invece col tailleur. Trecentocinquanta persone. Sul palco sale Francesca Chiavacci, l’organizzatrice punta l’indice contro chi ha giudicato Il decreto senza averlo visto. E guai fare foto o video. Le luci si spengono, ecco Gramiccioli, parla con voce vellutata, sospira, sa dominare il palcoscenico. Ma la tecnica oratoria è quella consolidatissima del palo in frasca. Dalla Polonia agli Usa, dalla Svezia all’Italia, è come un rinfresco in cui si assaggia senza mangiare davvero. Il vero filo conduttore è il complottismo: l’aereo col presidente polacco Kazinsky precipitò? No, fu fatto esplodere perché il suo governo era contro i vaccini. Dei dirigenti delle case farmaceutiche invece si ironizza sull’aspetto fisico. E su Renzi che in mattinata aveva ribadito come «a preoccupare sia quello che andrà in scena al Puccini»? «Vergognoso che usi Bebe Vio come testimonial». Toni cauti rispetto a quelli di Giorgio Tremante, il pasdaran antivax morto a novembre scorso, cui II decreto è dedicato, che della Vio disse che era una «pseudo donna, un essere immondo». Ma il politicamente corretto dura poco: Agnese Renzi e Vladimir Luxuria appaiono sul maxischermo: «Sono identiche». Poi il giornalista-attore celebra il medico toscano Serravalle. E aggiunge: «Oggi parlare male dei vaccini è come parlare male del regime nazista in Germania del 39». Sullo schermo scorrono interviste sui fatturati delle farmaceutiche che si mischiano a video sul business dei rifiuti e riflessioni sulle scie chimiche. «I produttori di farmaci non ci vogliono morti, ma malaticci. Con le casse da morto non guadagnano, con le malattie sì». Quanto alla legge Lorenzin, la sentenza: «Un fallimento».