28 Ottobre 2017

Sondaggio sui recenti episodi di antisemitismo contro Anna Frank

Fonte:

Corriere dello Sport

Autore:

Nando Pagnoncelli

Il caso Anna Frank «È giusto indignarsi»

Per sette appassionati su dieci, «necessario dare una risposta a insulti molto gravi»

La parola ultras è il travestimento di un concetto molto più ampio che va al di là del suo significato letterale. Il sociologo Alessandro Dal Lago nel suo libro “Descrizione di una battaglia” sostiene che esiste certamente una violenza sociale nel calcio estremizzata all’interno di alcuni gruppi ultras, ma esiste anche una retorica della violenza. La retorica non consiste nel denunciare la violenza, ma nel nutrirsi del suo mito. Il ruolo sociologicamente riconosciuto da Dal Lago al calcio è rappresentato quindi dalla sua capacità di ritualizzare la violenza. Violenza rituale significa violenza “trasformata; “celebrata”, “simbolica; non necessariamente praticata dal punto di vista fisico. E’ all’interno di questa vera e propria costruzione sociale che si inserisce l’episodio che domenica scorsa ha visto come protagonisti alcuni ultras laziali che, convinti di “rimanere nell’ambito circoscritto a un contesto sportivo animato da scherno, sfottò e goliardia” (questo dichiarano gli Irriducibili), decidono di riempire la Curva Sud solitamente giallorossa di adesivi raffiguranti Anna Frank con indosso la maglia dei nemici della Roma. Gli italiani non hanno potuto fare a meno di imbattersi nella notizia (l’82% dichiara di esserne a conoscenza e il 45% di questi lo è in modo dettagliato) tanta è stata la risonanza mediatica legata all’episodio: «Offendono una comunità e tutto il nostro paese, è un atteggiamento inqualificabile», dice il presidente della Federcalcio Tavecchio e non manca nemmeno la reazione di Matteo Renzi: «Se io fossi il presidente di una squadra di calcio, domani scenderei in campo con la Stella di David al posto dello sponsor. E spiegherei ai ragazzi delle curve perché quando pronuncio il nome di Anna Frank mi vengono i brividi». Interviene anche il presidente della Repubblica Mattarella, con una nota molto dura: «E’ stato un atto disumano». E il ministro dello Sport Lotti risponde con una lettera al governo israeliano che aveva espresso preoccupazione per l’episodio di antisemitismo dell’Olimpico. Il presidente della Lazio Lotito si reca alla sinagoga di Roma per chiedere scusa e deporre i fiori annunciando che ogni anno 200 tifosi laziali visiteranno Auschwitz. Ma sono realmente efficaci queste reazioni? Sono una reale proposta di soluzione costruttiva al problema? «Leggere il diario di Anna Frank allo stadio è un’inutile demagogia, che regala ancora più importanza a questi fanatici che finiranno per sentirsi degli eroi», queste le parole della responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC onlus) di Milano, Betti Guetta la quale è convinta che «non fare pubblicità sia più utile che continuare a rilanciare», in linea con soltanto il 16% degli italiani.