4 Marzo 2016

Si è tenuta l’assemblea antisionista al Campus Einaudi dell’università di Torino

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Fabrizio Assandri

Università, aula occupata dal “collettivo Palestina” bis annunciato al Poli

Contro l’accordo con il Technion

Come avevano annunciato, gli studenti hanno tenuto lo stesso l’“assemblea contro il Technion”. Un incontro affollato, con oltre cento ragazzi, ma anche docenti e ricercatori , per boicottare l’ateneo di Haifa, per le sue collaborazioni con l ’esercito israeliano. L’Università di Torino aveva fatto dietrofront sulla sala che aveva in  un primo momento concesso al collettivo “progetto Palestina” all’interno del campus Luigi Einaudi, con la motivazione che «mancava la controparte». Ieri gli studenti l’aula se la sono presa lo stesso, occupandola giusto un attimo prima che i responsabili della sicurezza la chiudessero a chiave, come fanno in genere quando finisce una lezione. Non ci sono state tensioni, né interventi da parte delle forze dell’ordine, che hanno seguito la vicenda “a distanza”. «D’ora in poi cercheremo di interrompere ogni incontro che l’Università e il Politecnico terranno insieme al Technion», hanno detto gli studenti . E rilanciano: «Abbiamo chiesto una sala al Politecnico, per giovedì prossimo: vogliamo organizzare un incontro con i docenti Tartaglia e Zucchetti, che hanno firmato l’appello al boicottaggio del Technion». Da corso Duca degli Abruzzi una risposta non è ancora arrivata. Qualche mese fa, a un incontro critico col masterplan della Cavallerizza, il Poli negò la sala. «Cari ragazzi, dobbiamo riflettere. Io non perderei l’occasione di avere il contraddittorio». La “strigliata”, sia pure coi guanti, all’assemblea è arrivata a sorpresa da un relatore mancato, l’antropologo Roberto Beneduce. Doveva stare al tavolo degli interventi: invece si è limitato a partecipare all’incontro e a prendere parola alla fine. Ha detto che «costruire nel l’università il nemico significa perdere di vista il problema». Secondo l’antropologo, «invitare la controparte può servire a smontare le sue pseudoragioni e serve a far crescere l’interesse intorno al tema dei diritti in Palestina». Un invito che ha colto di sorpresa: «Qualche mese fa il dipartimento ha organizzato un incontro sul boicottaggio di Israele, aveva cercato il contraddittorio, ma nessuno voleva questo ruolo», dice uno studente del collettivo. La questione è molto dibattuta. Gli studenti rivendicano con orgoglio di essere schierati. «Caro rettore, ma se faccio una conferenza su Darwin, devo invitare i creazionisti? » , recitava uno dei cartelli. «Qui parliamo di diritti umani, non andrei a un incontro dove ci sono responsabili del governo israeliano» ha detto l’altro relatore, Ronnie Barkan, israeliano attivista dei diritti palestinesi. «Quella del contraddittorio – dice Elana Ochse, docente di inglese – è un’obiezione che si fa quando un’iniziativa non piace». «Una vergogna», dicono la docente Barbara Sorgoni, antropologa, e Javier Gonzalez Diez, assegnista di ricerca.