17 Ottobre 2016

Scudo romano con svastiche esposto in un negozio per turisti a Roma

Fonte:

Corriere della Sera edizione di Roma

Autore:

Paolo Brogi

E il negozio di piazza Navona si fa pubblicità con le svastiche sullo scudo del

Il centurione fa bella mostra di sé all’ingresso del negozio di articoli per turisti a piazza Navona. Sullo scudo ha una serie di svastiche. «Sono solo croci celtiche», si è sentito dire chi ne ha chiesto conto. Siamo a piazza Navona, scrigno di tesori del Barocco e passaggio obbligato per milioni di turisti in visita nella Capitale. Il centurione è a poca distanza dai capolavori del Bernini e del Borromini. Il negozio che ospita il centurione con le svastiche ha preso il posto da poco dello storico negozio di antiquariato Nardecchia: largo al rivenditore di oggetti turistici, poco importa se all’insegna di strafalcioni storici e di immagini choc come la svastica (il fatto che possa essere il simbolo sanscrito poco cambia alla questione, la percezione di quel simbolo ormai universalmente è legata all’orrore hitleriano…). Fino a un anno fa più che un negozio di antiquariato e di stampe era ospitato un salotto di cultura: andare dai Nardecchia è stato per anni un modo per cercare il bello nelle stampe antiche, un’attività in cui si sono mischiati i volti di Sandro Peroni e di Indira Gandhi, di Vittorio Gassman e di tanti altri. Il negozio era lì dal 1955, messo in piedi da Plinio Nardecchia figlio del fondatore della stirpe di antiquari, Attilio, un medico che si era convertito a fine ‘800 in gran bibliofilo e cartografo oltre a raccoglitore di immagini d’arte. Attilio aveva messo in piedi a Roma un punto di incontro in cui convenivano studiosi e bibliofili illustri, fra i quali Benedetto Croce, Luigi Einaudi, lo storico dell’arte Adolfo Venturi, il matematico Vito Volterra, l’incunabolista don Tommaso Accurti; anche papa Pio XI ne era un fruitore. Ricordiamo questi antefatti per fotografare il presente di quel centurione con le svastiche. Perché i Nardecchia hanno ceduto il passo al nuovo rivenditore? «L’affitto dei Doria Pamphilj era diventato troppo alto per noi – spiega la moglie dell’ultimo erede della dinastia-. E così ci siamo trasferiti in via Monserrato…». Il Nilo con la testa bendata della Fontana dei Fiumi, del Bernini, acquista ora un nuovo significato. Insieme al Rio della Plata che si protegge con la mano: non ce l’avevano col Borromini intento a costruire la chiesa di Sant’Agnese in Agone. Forse presagivano il futuro. E neanche il primo sindaco della Roma liberata, il principe Filippo Andrea Doria Pamphilj, che nel ’38 aveva osato rifiutare ospitalità a Hitler in visita a Roma, saprebbe più cosa dire oggi…