5 Gennaio 2018

Riflessione di Rav Alfonso Arbib sugli slogan antisemiti del 9 dicembre scorso

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Alfonso Arbib

«Slogan contro gli ebrei, il silenzio delle religioni»

L’eco della deriva presa dalla manifestazione pro Palestina, in un sabato di dicembre nel centro di Milano, non si spegne. Per otto volte allora è stato scandito in arabo il motto dei jihadisti «Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà». Un fatto già condannato dal sindaco Sala e oggetto di una denuncia. Cresce il coro di condanna per gli slogan antisemiti. In allarme è la Comunità ebraica che ha chiesto che agli organizzatori di quel raduno non siano mai più concessi spazi pubblici.

Caro direttore, Siamo rimasti sconcertati dagli slogan risuonati nella manifestazione del 9 dicembre a Milano (di cui solo dopo alcuni giorni si sono diffuse le registrazioni e le traduzioni delle frasi urlate in coro in arabo tradotte e divulgate da Giulio Meotti), slogan che non solo ricordavano un antico massacro di ebrei, ma costituivano un vero e proprio invito a ripeterlo. Si tratta, come ha dichiarato in un comunicato l’Anpi provinciale, del «più grave episodio di antisemitismo degli ultimi anni». Siamo rimasti sconcertati dal fatto che in Italia possano risuonare slogan che invitino a massacrare gli ebrei. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a prese di posizione sull’argomento da parte di politici milanesi e non, in particolare la denuncia dei deputati Fiano e Bussolati e la dichiarazione del sindaco Sala. Crediamo però che ciò non sia sufficiente. II prossimo 27 gennaio ricorrerà il Giorno della Memoria e in quell’occasione sentiremo certamente e giustamente parlare dell’indifferenza che ha permesso l’attuazione della Shoà. Oggi dobbiamo dolorosamente constatare che quell’indifferenza continua ancora. Assistiamo sempre più frequentemente a manifestazioni di antisemitismo che non è mai stato del tutto debellato e che, come un virus, si è mutato in quelle subdole forme di antisionismo che non sembrano provocare le reazioni di indignazione e di scandalo che dovrebbero suscitare. Purtroppo queste manifestazioni di odio antiebraico non sono una novità né in Medio Oriente né in diverse città europee. Assistiamo a continui episodi di antisemitismo in Francia e in Svezia senza che ciò susciti rilevanti reazioni di indignazione. Riteniamo che tali reazioni debbano arrivare secondo noi soprattutto dalle autorità religiose, anche quelle islamiche. Reazioni che sono state finora assenti. Le autorità potrebbero e dovrebbero esprimere senza calcoli politici l’indignazione morale per quanto sta avvenendo e dovrebbero dare un serio e concreto contributo per un cambiamento che vada al di là degli slogan e del politicamente corretto e ribadire con forza riguardo alla pericolosità di ciò che sta avvenendo. Un grande Maestro dell’ebraismo contemporaneo Joseph Soloveitchik afferma che durante la Shoà ci fu un’assenza di reazioni da parte dei Paesi democratici e di importanti istituzioni religiose. Assenza di reazioni dovute in buona parte a calcoli di opportunità politiche. Ma dice che noi dovremmo essere capaci di sentire il dolore del prossimo; se ciò avviene, non c’è più spazio per i calcoli di opportunità. Crediamo che soprattutto le istituzioni religiose debbano andare al di là di questi calcoli e debbano essere in grado di mettere in guardia. Contrariamente alle nostre abitudini abbiamo voluto intervenire sul grave episodio avvenuto a Milano perché crediamo sia giunto il momento di dare un segnale, soprattutto alle autorità religiose e a chi è impegnato nel dialogo interreligioso, alla vigilia di due giornate importanti, il 17 gennaio Giornata del dialogo ebraico-cristiano e il 27 gennaio, Giorno della Memoria, affinché tali giornate non siano occasione per pronunciare discorsi retorici vuoti di significato.

Rav Alfonso Arbib

Presidente Assemblea

dei rabbini d’Italia