4 Febbraio 2014

Riabilitata la memoria del commerciante ebreo Raphael Levy, processato e condannato al rogo nel 1670 con l’accusa di aver commesso un omicidio rituale

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Dino Messina

Le accuse infamanti del passato alimentano ancora l’antisemitismo

II mese scorso durante una cerimonia a Glatigny, paese nel Nordest della Francia, è stata riabilitata la memoria di un umile commerciante ebreo: Raphael Levy nel 167o venne processato e condannato al rogo con l’accusa di aver ucciso il piccolo Didier Le Moyne, un bambino di tre anni i cui resti vennero ritrovati in un bosco sbranati dalle fiere. Alla fine del Seicento, dunque in epoca preilluministica, si ripeteva l’accusa infamante rivolta contro gli ebrei, dell’omicidio rituale. La stessa levata a Trento contro la comunità giudaica per la scomparsa nel 1475 del piccolo Simonino, venerato come santo nei secoli successivi. La pratica dell’omicidio dei piccoli cristiani non è mai esistita, soprattutto perché contraria alla religione ebraica; era un falso mito e non un rito come spiegò, tra gli altri, Carlo Ginzburg nel 2008, durante la disputa storiografica suscitata dalla prima versione del saggio di Ariel Toaff, Pasque di sangue (il Mulino). Ma il sospetto e l’accusa infamante non sono ancora morti se, come ha rilevato ieri sul Wall street journal Edmund Levin, produttore della rete televisiva americana Abc e autore di un saggio sulla vita degli ebrei nella Russia zarista (A Child of Christian Blood), secondo un recente sondaggio 1113 per cento dei polacchi ancora crede che gli ebrei nel Medioevo «usavano il sangue dei cristiani per le loro cerimonie rituali». È questa una prova che l’antisemitismo continua a far proseliti in Europa(la percentuale di quanti risposero positivamente alla stessa do- manda nel 2009 era del 3 per cento) e anche nel mondo islamico (nel novembre 2013 il predicatore musulmano Ra’ad Salah è stato processato in Israele per istigazione alla violenza poiché diffondeva come veritiera l’accusa di omicidio rituale). La riabilitazione di Raphael Levy, basata su documenti d’archivio, acquista un significato culturale e politico così come la decisione, presa insieme dalle comunità ebraica e cattolica, di esporre al pubblico il dipinto «Omicidio rituale» realizzato nel XVIII secolo nella città polacca di Sandomierz e nel secondo dopoguerra nascosto da un telo. Una targa avverte che quel dipinto è il documento di una diffusa e infamante falsa credenza.