5 Giugno 2017

Reazioni alla risoluzione del Parlamento UE in favore dell’adozione della dichiarazione operativa contro l’antisemitismo dell’IHRA

Fonte:

Moked.it

Autore:

Ada Treves

Europa unita contro l’antisemitismo

A pochi giorni dalla votazione con cui, il primo giugno, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione con la quale invita tutti gli stati membri e le istituzioni e le agenzie dell’Unione ad adottare e ad applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) grande è la soddisfazione dei membri della delegazione italiana, che si appresta, nel 2018, a prendere la guida della rete intergovernativa per un anno di presidenza, a ottanta anni dalle leggi razziste del ’38. Simonetta Della Seta, direttrice del Meis, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, è da diversi anni membro della delegazione italiana: “Avendo parecipato come delegata a lavoro costante in cui è impegnata l’IHRA – ero presente anche a Bucarest, alla riunione plenaria durante la quale, nello spirito della dichiarazione di Stoccolma, è stata approvata all’unanimità la definizione operativa di antisemitismo – non posso che compiacermi che le istanze nate in seno all’associazione raggiungano obiettivi così alti”.

Nel documento approvato a Bucarest si legge che “L’antisemitismo è una determinata percezione di ebrei, che può essere espressa come odio nei confronti degli ebrei. Le manifestazioni verbali e/o fisiche di antisemitismo sono dirette contro gli individui ebrei o non ebrei e/o contro le loro proprietà, contro istituzioni comunitarie e contro strutture religiose ebraiche”.

Il testo approvato poi non si ferma alla definizione ma porta alcuni esempi di comportamenti antisemiti:

  • Invocare, favorire, giustificare l’uccisione o la violenza contro gli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione.
  • Fare accuse mendaci, demonizzanti o stereotipate contro gli ebrei in quanto tali o contro il potere degli ebrei come collettivo – come, in particolare, il mito della cospirazione ebraica mondiale o del controllo ebraico dei media, dell’economia, del governo o di altre istituzioni sociali.
  • Accusare gli ebrei in quanto popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato la Shoah.
  • Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele sia una impresa razzista.
  • Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.

Per lo storico Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (Cdec), la decisione del Parlamento Europeo è particolarmente interessante anche perché mostra come il tema dell’antisemitismo sia ben presente alle istituzioni internazionali. “Innanzitutto tengo a dire che sono molto onorato di essere stato invitato a far parte della delegazione IHRA italiana, e a partire dalla prossima riunione plenaria, che si terrà a Ginevra a fine giugno, inizierò a seguirne i lavori. Per quello che riguarda la definizione di cui stiamo parlando va notato anche che si tratta di una formulazione sufficientemente ampia da poter essere da stimolo e spunto per i singoli parlamenti affinché si dotino di strumenti giuridici adatti a contrapporsi a un linguaggio le cui origini sono chiare, ma il cui utilizzo è molto diffuso e pervasivo. È questa in realtà la vera sfida, su cui anche con il Cdec stiamo lavorando, e proprio in queste settimane stiamo concorrendo a un progetto europeo sull’hate speach che comprenderà la definizione di strumenti giuridici atti proprio a combattere il linguaggio antisemita, che è sempre meno censurato. Il Cdec è un istituto di ricerca, possiamo fornire il quadro storico e indicare a quali tipi di linguaggi che portano all’antisemitismo va prestata più attenzione, così come alle modalità di utilizzo che sono sempre più politiche. Si tratta di un tema delicato i cui contorni invece non sono ben definiti, ma quello che è sicuro è che si tratta di un linguaggio che ha una sua storia e che ha generato mostri”.

Il Parlamento Europeo, chiamando alla responsabilità i singoli stati – 24 dei 31 membri dell’IHRA sono membri dell’Unione Europea – non solo chiede l’adozione della definizione di antisemitismo dell’IHRA, ma prende atto dell’aumento in anni recenti degli atti antisemiti e che combattere contro l’antisemitismo è responsabilità di tutta la società. Inoltre tutti i tipi di violenza, inclusi i casi di hate speech – continua il documento – sono incompatibili con i valori dell’Unione Europea. L’invito ad adottare e utilizzare la definizione operativa di antisemitismo dell’IHRA è inteso anche come supporto alle autorità legislative ed esecutive, per il loro impegno nell’identificare e perseguire in maniera più efficace i casi di antisemitismo.

È l’Ambasciatore Sandro De Bernardin, a capo della delegazione italiana presso l’HRA, a sottolineare come l’International Holocaust Remembrance Alliance abbia come specifica vocazione la memoria della Shoah, ma interpreti il suo ruolo anche come assunzione di responsabilità e attenzione nei confronti di un ripresentarsi degli indicatori che anticiparono quella tragedia. Il continuare ad occuparsi di antisemitismo, dunque, non è solo uno studio del passato, ma una precisa scelta di attenzione ai fenomeni della contemporaneità: “L’IHRA ha ritenuto suo dovere adottare quella definizione che mancava sul piano internazionale. Lo ha fatto anche per suonare un campanello di allarme: si tratta di un fenomeno che continua a riproporsi, ed era dunque necessario fornire ai governi un riferimento internazionale autorevole, che potesse guidarli nella trattazione nazionale di queste questioni”. La soddisfazione è grande, soprattutto per come il Parlamento Europeo ha colto il messaggio e riconosciuto l’importanza e l’autorevolezza del lavoro svolto. Continua De Bernardin: “Il mio auspicio, come capo della delegazione italiana, è ora che le autorità politiche dei vari Paesi continuino a lavorare di concerto tra di loro su questa materia e che, così come dice il testo approvato, anche nelle altre sedi in cui si parla di protezione di diritti umani il discorso venga ripreso a portato avanti. noto poi con interesse e anche con compiacimento che figura anche nelle raccomandazioni anche l’appello ai vari Paesi di istituire una figura di Coordinatore nazionale contro antisemitismo. Spero che anche in Italia la riflessione su questo argomento vada avanti perché si tratta di un passaggio importante”. Un altro punto importante, sottolinea De Berardin, è il comma 15, che punta sull’importanza dell’insegnamento sulla Shoah nelle scuole: “Da tempo, anche con l’appoggio del Ministero per l’Istruzione, che è in Italia competente per l’IHRA, lavoriamo sui materiali didattici, che devono essere adeguati, per permettere agli insegnanti di portare avanti il loro impegno. Ed è uno dei punti forti proprio della prossima presidenza italiana, per la quale già abbiamo messo in cantiere la preparazione di ulteriori materiali, sia basati su esperienze riuscite di insegnamento e approfondimento svoltesi all’estero che su lavori originali. Sono stati individuati dei materiali specifici che potranno essere tradotto e integrati, e resi disponibili grazie all’impegno del Miur, con cui la collaborazione è sempre proficua”.

Si tratta del punto che “Incoraggia gli Stati membri a promuovere l’insegnamento della Shoah nelle scuole e a garantire che gli insegnanti siano adeguatamente formati per questo compito e preparati ad affrontare la diversità in classe; Incoraggia inoltre gli Stati membri a prendere in considerazione l’ipotesi di rivedere i libri di testo per garantire che la storia ebraica e la vita ebraica contemporanea siano presentati in modo completo ed equilibrato e che tutte le forme di antisemitismo siano evitate”. E questo perché, riporta il documento del Parlamento Europeo, “Le scuole offrono un’occasione unica per trasmettere i valori della tolleranza e del rispetto”.