30 Aprile 2018

Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano e presidente dell’Ari, denuncia i recenti episodi di antisemitismo legati alla festa della Liberazione

Fonte:

La Repubblica edizione di Milano

Autore:

Zita Dazzi

“Antisemitismo, è ora di dire basta”

La denuncia del rabbino capo alla festa per i 70 anni di Israele dopo gli insulti del 25 Aprile

«Ci si è abitati al fatto che a Milano un gruppo di facinorosi con le bandiere palestinesi si infiltri nella manifestazione del 25 Aprile e ci si è assuefatti al fatto che costoro possano insultare la Brigata ebraica e gli ebrei in generale. Credo che questo sia molto grave e che sia arrivato il momento di dire basta». Il tono del rabbino capo di Milano, Alfonso Harbib, è di quelli che non lasciano dubbi. Tono grave e parole preoccupate, che arrivano durante una giornata di festa per i 70 anni di Israele all’Umanitaria, con tanto pubblico, le autorità, interventi di intellettuali e studiosi, banchetti con libri, danze, musica, prodotti artigianali, stand gastronomici, conferenze sulla fede, sulla vita nel deserto, sui sionisti cristiani, sulla storia della musica israeliana con Eyal Lerner. Una festa, insomma, ma senza dimenticare il clima pesante che sta avvelenando l’Italia e l’Europa, con le aggressioni agli ebrei, gli slogan antisemiti, il risorgere dei movimenti neonazisti e revisionisti. «Siamo preoccupati — ribadisce Harbib, che è anche presidente dell’assemblea rabbinica italiana — . Io sono uno che tende a non esagerare, a non alzare i toni, ma i segnali sono tanti, e ormai forse siamo al di là dei segnali. Come abbiamo visto il 25 Aprile al corteo milanese c’è un antisemitismo legato alla polemica anti-israeliana che è un evidente mascheramento. A Milano come è successo o stesso giorno anche a Trieste, alla Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio italiano, sono arrivati gruppi di provocatori a lanciare slogan che chiedono la “morte di Israele”, la cancellazione dello Stato in quanto tale. Non fanno polemica politica sul governo Netanyahu, vogliono proprio eliminare gli ebrei. Queste parole le abbiamo già sentite tanti anni fa. E ci fanno paura». La festa di Yom Hazmauth, che celebra la nascita dello Stato di Israele, dalle 10 fino al tramonto, è stata anche un’occasione per sentire due dei più importanti pensatori ebrei italiani, l’ermeneuta biblico Haim Baharier, allievo del filosofo francese Emmanuel Lévinas, e Ugo Volli, professore di Semiotica. È arrivato anche Attilio Fontana, il presidente della Regione, che ha pronunciato parole di solidarietà dopo la denuncia di Harbib: «Sono qui come amico e come Regione Lombardia, cercheremo di fare in modo che le iniziative comuni possano essere tante e utili per il territorio e per stringere il rapporto di amicizia. La partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme è la dimostrazione che tutto il popolo italiano vuole mantenere e migliorare i rapporti». Più tardi su Facebook, il governatore ha aggiunto anche un post sullo stesso tema: «È doveroso impegnarsi al massimo per sconfiggere i rigurgiti di antisemitismo e antisionismo. Un lavoro che dobbiamo fare tutti insieme senza vergognarsi di dire qual è la realtà. Solo così possiamo arrivare a una soluzione di pace vera tra tutti i popoli». Alla festa c’era, oltre al presidente del municipio 1 Arrigoni, anche Manfredi Palmeri, consigliere comunale e regionale, che ha tuonato contro «chi odia Israele usa la mistificazione, la strumentalizzazione. I tipici strumenti che hanno attraversato le campagne antisemite in diversi luoghi e in diversi periodi storici. Questo piccolo ma grande, giovane ma antico Stato va difeso dalla barbarie e dai continui attacchi». Dalla giunta di Palazzo Marino non è arrivato nessuno, e questa assenza non è passata inosservata, nella lunga giornata della denuncia.