14 Ottobre 2013

Proteste per i funerali del nazista Priebke

Fonte:

Il Messaggero edizione di Roma

Autore:

Marco Pasqua

Priebke, ebrei pronti alla protesta

LA MOBILITAZIONE

In via del Portico D’Ottavia, nel cuore del Ghetto, tra i tavoli dei ristoranti e sulle panchine di fronte alla scuola Renzo Levi, c’è una sola voce a parlare per gli ebrei romani. Una voce rabbiosa, indignata, sempre la stessa: «Nessun funerale e sepoltura per Erich Priebke», ripetono in coro ragazzi e anziani, uniti nell’indignazione per la sola ipotesi che il corpo dell’ex capitano nazista possa essere tumulato nella capitale. C’è una data che riecheggia per le strade del quartiere: quella del 16 ottobre, quando si celebrerà il 70esimo anniversario della deportazione degli ebrei di Roma. Settant’anni di dolore e una memoria, ancora viva, dell’orrore vissuto sulla loro pelle dagli ebrei. E tra quelli che, oggi, si oppongono a qualsiasi tipo di cerimonia funebre ci sono i parenti delle vittime, quelli che tramandano (e continueranno a farlo), il ricordo dell’atroce sofferenza vissuta dai propri familiari. «Noi non dimentichiamo, il perdono non c’entra, perché Priebke non si è mai pentito», dicono in molti.

OFFESI

E anche da morto Priebke scuote ancora la comunità, quando offende la memoria delle milioni di vittime dell’Olocausto, negando, nel suo video-testamento, che le camere a gas siano mai esistite. A rendere l’atmosfera più incandescente è anche l’episodio che si è verificato ieri sera, quando cinque esponenti dell’organizzazione neofascista Militia sono stati fermati a poche centinaia di metri dall’abitazione in cui viveva Erich Priebke, dove volevano depositare alcune rose e uno striscione. Sono gesti e parole che feriscono e che si aggiungono a quelle pronunciate negli ultimi anni da Priebke ma anche dal suo legale. Quello che, nelle ultime ore, si è detto pronto a far tenere i funerali per l’ex capitano nazista in strada, da Villa Borghese al parco di via della Pineta Sacchetti. Anche se, al Ghetto, qualcuno ipotizza che la chiesa luterana di via Sicilia possa offrirsi per celebrare il funerale. La certezza, per adesso, è una sola: nell’ipotesi di una qualsiasi cerimonia, in chiesa o in strada, ma anche di una sepoltura, gli ebrei scenderanno in strada.

SUL WEB

Qualcuno lo scrive pubblicamente, su Twitter. «Che cosa significa ‘siamo pronti ai funerali per strada?’ – si chiede Vittorio Pavoncello, consigliere Ucei – Vogliono lo scontro fisico? Noi ci siamo». «Permettere che si svolgano a Roma i funerali del boia nazista è l’ennesimo ed intollerabile insulto che questa città non merita. Il rispetto si sta esaurendo», scrivono su Facebook i ragazzi del Progetto Dreyfus. Lo stesso Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica, pronuncia parole inequivocabili: «Se fosse necessario la gente è già mobilitata per protestare e io sarò con loro. Consapevole che il ruolo che ricopro dovrebbe imporre maggior diplomazia ma di fronte a queste tragedie non potrei perdonarmi se dovessi rimanere indifferente. Non avrei più il coraggio di vedere in faccia miei figli. Sto sentendo gli umori della gente. Questa mattina (ieri, ndr) ho incontrato due signore figlie di una vittima delle Fosse Ardeatine. Erano disperate di fronte alla riapertura di questa ferita. Figli e nipoti delle vittime sono cresciute in un silenzio figlio del dolore ma anche nella consapevolezza e nella promessa a loro stessi di non accettare altre prevaricazioni». «E’ chiaro che non vogliamo lo scontro fisico – aggiungono tanti giovani – ma siamo pronti a impedire qualsiasi offesa alla città e alla Memoria».