2 Febbraio 2016

Prosegue la polemica sull’accordo siglato da Università e Politecnico di Torino con il Technion di Haifa

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Beppe Minello

“Assurdo boicottare Israele”

Dopo l’appello a favore del boicottaggio firmato da 27 docenti interviene il sindaco Fassino: « Torino è una città aperta e tollerante, stigmatizzo chi propone il boicottaggio » .

Al sindaco Fassino non è piaciuta l a presa di posizione di 27 docenti che hanno sottoscritto una petizione con la quale chiedono di boicottare l’accordo di collaborazione che Università e Politecnico hanno avviato con Technion, l ’Israel Institute of Technology di Haifa : « Non vogliamo fornire sostegno all’occupazione militare e alla colonizzazione della Palestina». «Il nostro obiettivo è far sì che Torino sia città tollerante, aperta, capace di riconoscere ogni identità: e anche per questo motivo stigmatizzo chi propone di boicottare l ’accordo tra Politecnico, Università e Technion», sono state le parole pronunciate ieri da Fassino in Sala Rossa al termine di un duro dibattito fra maggioranza e opposizione di centrodestra tutto incentrato sui rapporti da tenere con la comunità islamica.

Centrodestra compatto

Dibattito chiesto dal centrodestra per contestare il «Patto di condivisione e cittadinanza attiva» che, l’8 febbraio, verrà firmato con le comunità islamiche «per promuovere – ha spiegato l’assessore Ilda Curti – l’affermazione dei valori di convivenza, rispetto reciproco e conoscenza, sancito dall’articolo 3 della Costituzione e nei principi fondamentali che regolano la nostra convivenza civile ». Patto chiesto, nel novembre scorso, dagli islamici dopo i drammatici fatti di Parigi. Il documento prevede tre cose : creare un coordinamento permanente con i centri islamici cittadini; creare una bacheca di comunicazione su ciò che accade in città da appendere in tutte le moschee torinesi; prevedere una giornata di « Moschee aperte – spazio per tutti» durante il quale «i fedeli musulmani possano raccontarsi al territorio facendo entrare la città nei loro luoghi di culto». Sul tema, l’opposizione di centrodestra non è mai stata tenera e il clima preelettorale ha radicalizzato i toni. I leghisti Ricca e Carbonero, quelli che hanno preteso e ottenuto che il sindaco venisse in aula a spiegare senso e modalità del Patto, hanno criticato il «privilegio concesso alla comunità islamica: non siamo contrari al patto, ma perché non farlo con tutte le fedi? Insomma vorremmo iniziative pro religione e non pro Islam». Enzo Liardo (Ncd) ha scomodato l’imbarazzante vicenda delle statue coperte: «Siamo spaventati da loro e per tenerli buoni cerchiamo il dialogo». Marrone di Fratelli d’Italia ha criticato l’apertura delle moschee «perché significa dare importanza a luoghi che propagandano il Califfato». Tronzano di Fi ha chiesto che simili decisioni vengano discusse prima in Consiglio comunale. Insomma, un dialogo fra sordi.

«Nessun privilegio»

Fassino ha replicato a tutti loro : «Abbiamo 150 mila cittadini di origine straniera: compito delle istituzioni è di farli sentire cittadini, con eguali diritti e eguali doveri. Una politica di integrazione intelligente e responsabile – e non di assimilazione – deve consentire a ogni cittadino di conservare la propria identità. L’atto che proponiamo non rappresenta un privilegio o una “concessione”, ma ha l’obiettivo di liberare la vita dei cittadini dalle paure, ribadendo valori di libertà, democrazia e rispetto della vita umana».

I contrari insistono “Nessuna collaborazione con chi progetta armi”

Ieri altri tre docenti universitari torinesi, saliti così a trenta (duecento in Italia), hanno firmato la petizione che chiede di bloccare ogni collaborazione con il Technion di Haifa. Presa di posizione che ha fatto alzare le barricate di altri colleghi, come Daniela Santus, che insegna Geografia culturale e che qualche anno fa aveva invitato a parlare un rettore israeliano e uno palestinese: «Il boicottaggio ricorda epoche buie, quando i libri di ebrei o eretici venivano messi al rogo. Certi intellettuali odiano Israele ben più di quanto amino i palestinesi». Tra i vice rettori le posizioni divergono molto. Silvio Aime, delegato per la ricerca, quando a novembre ci furono le prime proteste, disse: «Israele deve capire che non può continuare a opprimere i palestinesi». Per il prorettore Elisabetta Barberis, invece, «la ricerca e la politica non possono essere confuse». Posizione simile a quella del vicerettore per la ricerca Federico Bussolino. Un gruppo di studenti si sta organizzando per sostenere l’appello dei docenti, mentre il dibattito invade i social network. «Qualcuno ci accusa di essere antisemiti o di fare politica – dice uno dei firmatari, il ricercatore di Fisica Alessandro Ferretti – non è così: ci preoccupiamo di come il nostro sapere verrà impiegato. Il Technion collabora con l’esercito e progetta armi». Silvia Pasqua, che siede nel cda di Unito, non è soddisfatta delle rassicurazioni dell’ateneo sul fatto che l’accordo non preveda sperimentazioni militari: «Se c’è anche il minimo dubbio, meglio fare un passo indietro». Al Poli finora nessuno ha firmato la petizione ma il professor Massimo Zucchetti, dipartimento di energia , si dice pronto a farlo: «Chi ci assicura che il Technion non userà a fini militari le nostre scoperte?». Ma non è l’unico invito al boicottaggio: proprio in questi giorni una lettera al rettore del Poli Marco Gilli, firmata da molti professori, chiede di sospendere ogni collaborazione con le università turche che hanno sanzionato i docenti che avevano firmato un appello per la pace con i curdi. Richiesta analoga è arrivata anche all’Università. I due atenei si sono limitati a esprimere solidarietà.