20 Febbraio 2017

Proposta del parlamentare PD Emanuele Fiano di introdurre nel codice penale una legge che punisca il reato di propaganda del regime nazifascista

Fonte:

Moked.it

‘Propaganda fascista, serve una legge’

La proposta Fiano in Commissione

L’incognita più grande è legata ai tempi della legislatura. Ma la strada è ben tracciata, e una prossima calendarizzazione appare possibile.

Concluse le audizioni, in attesa di eventuali emendamenti, la proposta del parlamentare PD Emanuele Fiano (nell’immagine) di introdurre nel codice penale di una legge che punisca il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista è oggetto di approfondimento presso la Commissione Giustizia della Camera.

L’iniziativa del deputato, sostenuto da altri colleghi che si sono ritrovati in questa battaglia, punta a far introdurre nel codice una nuova fattispecie di reato. Senza toccare le normative speciali già vigenti in materia, viene spiegato, l’obiettivo è di colpire alcune condotte che individualmente considerate sfuggono oggi alle normative. Tra i sostenitori dell’iniziativa il presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti, che negli scorsi giorni ha espresso il proprio favore nel corso di un’audizione.

Nel testo della proposta (che ha come relatore l’onorevole Walter Verini) si citano la Legge Mancino e in particolare la Legge Scelba, che colpisce a vario titolo le associazioni e i gruppi di persone volti a riorganizzare il disciolto partito fascista e in particolare la costituzione di un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque che persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, “esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolgendo la sua attività all’esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compiendo manifestazioni esteriori di carattere fascista”. Tuttavia, viene sottolineato, sembrano sfuggire alle maglie di queste fattispecie di reato comportamenti talvolta più semplici o estemporanei, “come ad esempio può essere il cosiddetto saluto romano che, non essendo volti necessariamente a costituire un’associazione o a perseguire le finalità antidemocratiche proprie del disciolto partito fascista, finiscono per non essere di per sé solo sanzionabili”. Altrettanto grave e non derubricabile a un mero fatto di folklore, osserva Fiano, è tutta la complessa attività commerciale che ruota intorno alla vendita e al commercio di gadget o, ad esempio, a bottiglie di vino riproducenti immagini, simboli o slogan “esplicitamente rievocativi dell’ideologia del regime fascista o nazifascista”.

Favorevole, come detto, il presidente del Cdec. “Non ritengo – le sue parole davanti alla Commissione Giustizia – che una simile norma si presti a censure di incostituzionalità per lesività dei principi costituzionali di libertà di espressione delle proprie opinioni. Ciò perché la fattispecie proposta va oltre tale ambito ed esalta finalità e ideologie antidemocratiche incompatibili e lesive dei principi del nostro ordinamento democratico”. Sacerdoti ritiene inoltre “molto opportuna” l’introduzione di divieto e sanzione per chi sfrutta commercialmente immagini e slogan propri del fascismo e del nazismo.