2 Marzo 2016

L’università di Torino ha revocato la concessione degli spazi universitari all’assemblea antisionista

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Fabrizio Assandri

Dibattito anti Israele, l’Università nega l’aula: “Non c’è contraddittorio”

L’«assemblea contro il Technion» prevista giovedì si terrà lo stesso. Anche se non c’è più una sala e anche se uno dei due relatori sembra aver rinunciato. Gli studenti del «collettivo Palestina» potrebbero tenere l ’incontro all’aperto. Ieri la Scuola di scienze giuridiche dell’Università ha revocato la concessione degli spazi, un’aula da un centinaio d i posti al Campus Einaudi , dopo aver visto il volantino dell’incontro. L’istituto accademico di Haifa con cui Università e Politecnico hanno siglato un accordo di ricerca «è coinvolto – si legge – nell’occupazione e nell’apartheid della Palestina». «Ci era stata chiesta l’aula per un dibattito aperto, non per un’iniziativa così schierata e unilaterale – dice il rettore Gianmaria Ajani -. Sono venuti meno i motivi per cui avevamo concesso gli spazi». «Ma i relatori erano quelli – è la replica del collettivo Palestina – mai abbiamo voluto far passare l’assemblea per un seminario con la controparte». A parlare del rapporto scienza etica doveva essere un docente dell’Università, l’antropologo Roberto Beneduce, firmatario della petizione anti Technion a cui hanno aderito 55 accademici torinesi. E poi Ronnie Barkan, attivista israeliano dei diritti palestinesi. «Beneduce – spiegano dal collettivo – dopo la presa di posizione dell’ateneo rinuncerà all’incontro». Ma da cosa può essere nato l’equivoco? Gli studenti ipotizzano che l’Università abbia considerato Barkan controparte solo perché israeliano. In ogni caso, rigettano le accuse di antisemitismo del docente di semiotica Ugo Volli, ma la discussione verte soprattutto s u un altro piano: «Averci tolto lo spazio è un impedimento alla libertà d’espressione all’interno dell’Università». Anche il vicerettore per la ricerca Federico Bussolino si era espresso favorevolmente a concedere gli spazi «anche a un incontro unilaterale». La docente di Geografia culturale Daniela Santus esulta per la revoca dell’aula: «Troppo spesso il diritto d’opinione c’è solo per qualcuno». Per il fisico Alessandro Ferretti «è una sconfitta: non si può pretendere che in ogni incontro ci sia il contraddittorio». Il Consiglio degli studenti, con l’astensione dei tre rappresentanti vicini a CL, attacca la scelta dell’Università: le chiede di fare dietrofront e di ridare l’aula al collettivo perché «la presenza di un contraddittorio non è un prerequisito per un dibattito».