18 Settembre 2016

L’economia di Predappio ruota intorno al Duce

Fonte:

Corriere di Bologna

Autore:

Fernando Pellerano

Predappio, città del Duce

Il «divieto» di gadget

e il business dei nostalgici

Regione, il Pd vuole proibirli. I negozianti: difficile che accada

PREDAPPIO. L’economia di Predappio si chiama Benito. C’è poco da fare. Per vedere i luoghi di Mussolini arrivano 150 mila visitatori l’anno, 410 al giorno. Proporzioni pazzesche per 6 mila abitanti. C’è fermento e dibattito sul futuro turistico dell’ameno paese romagnolo, «famoso in tutto il mondo», dice il sindaco Giorgio Frassineti. Polemiche sui giornali, mica in piazza. Qui sono tutti tranquilli. E sostengono la sua idea: realizzare un Centro studi e documentazione sulla figura del Duce, «come quello di Monaco sul Nazismo». Che i media hanno tradotto in Museo sul Fascismo. Apriti cielo. I contrari paventano rigurgiti, tempi non maturi, pellegrinaggi fascisti se non apologia vera e propria. Il sindaco renziano, nonché nipote di un partigiano, difensore della Raggi e ammiratore di Pizzarotti («avete idea di cosa significa fare il sindaco?») ribatte: «La deficienza si combatte con la conoscenza e la cultura». Da 70 anni a Palazzo Varano, sede del comune, governano sindaci prima comunisti, poi di centro sinistra, ora del Pd. Comunque antifascisti. La scrivania è sempre quella di legno col fascio intarsiato al centro. Alle spalle un dipinto della Casa del Fascismo, 4500 mq, vuota da 15 anni, e futura sede del Centro studi: immobile razionalista della new town del Duce. «Su c’è Predappio alta e qui in basso c’era Dovia, cioè due vie, la terra di niente, dove è nato lui», racconta il sindaco, geologo in aspettativa da 7 anni e storico (appassionato) di fatto. Un fiume in piena. «Ah, questa è la stanza dove il Duce dormiva col fratello Arnaldo». Fuori vendono i souvenir e frotte di nostalgici vanno dalla casa natia (aperta nel ’99, la più visitata dopo quella di Padre Pio) al cimitero sulla tomba (corpo traslato nel ’57). Molti ci arrivano vestiti di tutto punto. Magari col fez. Oggi no. C’è un torpedone di pensionati bresciani. Giusto. Si polemizza anche sui gadget, c’è un disegno di legge per vietarli. Difficile che passi. Ne spunterebbero il triplo illegali, come 30 anni fa. Tre negozi, lavorano tutti. Dal 1995, dopo che è cambiata la storia: il Muro, Tangentopoli e poi il resto. II negozio di Pompignoli, «Predappio Tricolore», è affollato di chincaglieria nera, nerissima. Compreso il vino, di colore rosso però. Il nostalgico titolare col sito mussolini.it. E tutto palese. Gli affari poi sono affari. Idem gli avventori, fasci, c’è poco da fare. Molti i giovani (forse ignari di tante cose). Un calendario, un accendino, soprattutto magliette. Nere. «Non sono politiche eh». Ma certo, figuriamoci. «Duce sei sempre nel mio cuore», recita il suo biglietto da visita. Fuori non ci sono antifascisti. Fino agli anni 70 invece sì e c’erano pure molti scontri. Polizia fissa, paese militarizzato. Una bomba scoppiò nel cimitero. Ultima data pesante, 1983 nel centenario della nascita. «Da anni non succede più niente, siamo tranquilli», dicono i predappiesi. Devono solo togliersi di dosso la damnatio memoriae come la chiama Frassineti. Betlemme d’Italia, la definiva la propaganda. Ora solo nostalgici di passaggio, «Pacifici, portano economia, qui non ci dormono mica». Infatti, non è un caso, non ci sono alberghi. Solo un paio di bed, fra cui quello della moglie del sindaco. Ben 18 invece i ristoranti. Tutti ottimi. Ci ha mangiato anche Tacopina ai tempi del Bologna. Le tre giovani guide di Predappio, non suggeriscono: «Sono tutti buoni». «Si vive solo di Mussolini (anche all’Apt è il tema principale, ndr), c’è giusto un’azienda di arredamenti, una di caldaie e gli artigiani vanno a lavorare a Forlì». Il resto, 650 le partite iva, incassano con l’ex Duce. Eppure la campagna è bella, ci sono vie cicloturistiche, percorsi d’architettura (razionalista) belli e interessanti, e la strada dei vini e dei sapori. «Ma vengono solo per Benito», è l’adagio. È il momento di allargare l’offerta turistica: non solo Benito. «Questo paese ha bisogno di una storia collettiva e la risposta è nella cultura», dice il sindaco premiato dall’Austria come antifascista. Per il Centro studi ha chiesto la consulenza al Parri di Bologna. Poi ci sarà un comitato scientifico e una Fondazione per la gestione. «Ma ora penso ai 5 milioni necessari per realizzarlo. Uno ce l’ho (Carisp e azioni Hera) e due li ho chiesti alla Regione che ha 30 milioni di fondi europei dell’Asse 5 per il turismo. Dopo questo step ne serviranno altri due». Lì vorrebbe portarci anche il tesoro del Duce che è in Bankitalia. «Aiutatemi, altrimenti la gestione di questa difficile figura rimane in mano ai commercianti, i peggiori». A fine mese la risposta della Regione.