16 Luglio 2017

La professoressa Donatella Di Cesare commenta la proposta di legge contro l’apologia di fascismo

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Donatella Di Cesare

L’apologia di fascismo è un problema attuale

Parlare è agire: parole, simboli, contenuti del ventennio non devono circolare liberamente

Colpiscono le polemiche suscitate dalla proposta di legge, presentata da Emanuele Fiano, che intende punire chi propaganda immagini o contenuti del fascismo e del nazismo. In queste polemiche aspre e brutali, che in taluni casi hanno finito per trascendere nell’offesa personale e nello scherno antisemita, si deve leggere l’indizio di una tensione profonda, di un disagio evidente. Affrontare il tema del fascismo nello spazio pubblico sembra, in questo Paese, un’impresa impossibile. Tutto (o quasi) funziona, finché si indaga il fenomeno storico proiettandolo nel passato, finché si celebrano riti e cerimonie nelle ricorrenze previste. E forse, chissà, i tanti discorsi ufficiali, a lungo andare, hanno perfino nuociuto. Altrimenti vanno le cose quando si discute del fascismo nelle sue manifestazioni attuali, che non hanno nulla né di nostalgico né di folkloristico. Basta fare un giro nel web. Parliamo, dunque, del presente e del futuro. L’Italia ha conservato i suoi fantasmi, che tornano ad aggirarsi con vecchi simboli e rinnovati contenuti. Si dirà che sono solo spettri. Ma lo spettro è uno spirito — e lo spirito del fascismo non è né morto né, tanto meno, sepolto. Neppure quello del nazismo. Un esempio? Anziché essere aperta e cosmopolita, come quella di altri Paesi occidentali, la nostra cittadinanza si basa sul sangue, in parte sul suolo. Come se sangue e suolo fossero criteri ovvi — anziché la cultura, la lingua, l’appartenenza civica. Non si tratta di argomenti remoti, bensì di questioni urgenti, che ci riguardano da vicino. Forse più delle polemiche sconcertano le confusioni, casuali o volute. Non è mancato chi ha tirato fuori l’«islamofascismo», etichetta per la notte in cui tutte le vacche sono nere. Ma c’è soprattutto chi, in questi giorni, ha parlato di «fascismo dell’antifascismo», chi con giravolte e capriole vorrebbe far passare per alternativi pensieri stantii e reazionari. Molto ci sarebbe da dire sui due totalitarismi, una tesi che non regge più. La corruzione di un progetto non è il progetto: il comunismo era un umanismo di giustizia sociale. II totalitarismo nazifascista è stato la perversione innalzata a progetto — in gran parte compiuto. I gulag non sono equiparabili ai campi di sterminio, per via delle camere a gas. E una differenza qualitativa e decisiva. Certo, Mussolini non era Hitler. Ma dalle stazioni ferroviarie italiane sono partiti i treni per i lager. Basta sollevarsi da ogni responsabilità! Il fascismo, quello che faceva eliminare gli oppositori, quello delle leggi razziste, della guerra in Etiopia, dello stato assoluto, ha colpe enormi. È triste e allarmante che in una spiaggia italiana possa essere esposto, a mo’ di sberleffo, un cartello che ridicolizza le camere a gas. Non si può accogliere nel dialogo democratico chi quel dialogo vuole cancellarlo. Il limite è sottile — e il problema è condiviso da altri Paesi europei. Ma le leggi vanno aggiornate anche qui. Occorre fra l’altro tenere conto del web. Parlare è agire. Parole, simboli, contenuti del fascismo e dell’hitlerismo non devono circolare liberamente davanti a spettatori noncuranti.