27 Settembre 2016

La Fifa chiude la task force contro il razzismo

Fonte:

La Stampa

Autore:

Giulia Zonca

Smantellata la task force per la Fifa il razzismo è scomparso

Il razzismo nel calcio non esiste più. Possiamo sentirci più leggeri: i buu ai giocatori di colore sono un fastidioso ricordo. Agli ultimi Europei ci siamo immaginati saluti romani in curva, ma erano ovviamente solo esultanze muscolari e la svastica disegnata sul campo di Zagabria era una protesta venuta male. Deve essere così perché la Fifa ha smantellato la task force antirazzista e soprattutto ha motivato la decisione con parole sicure: «La missione è stata portata a termine». Peccato che qui, Houston, abbiamo un problema. Siamo davvero persi nello spazio, in una dimensione surreale dentro la quale la Fifa si ostina a vivere. Può darsi che la commissione non fosse operativa come avrebbe dovuto, ma è difficile dimostrarlo visto che non si è mai riunita. Almeno non dopo che è stata ribaltata causa scandali. Nasce negli anni sbagliati: istituita da Blatter che per guidare il gruppo sceglie Jeffrey Webb, uno degli arrestati della prima ora. Nel 2015 cambia tutto, nuovo presidente : Constant Omari, capo della federazione del Congo. E con lui in carica non c ’è stata una sola riunione. Diversi membri hanno sollecitato incontri, mai una risposta. La Fifa di Gianni Infantino sostiene che non vuole affatto ignorare il problema e ricorda che il mandato era temporaneo ma in tanti, compreso il candidato alla presidenza Sexwale, sudafricano che ha vissuto anni di carcere con Mandela, hanno chiesto che la task force diventasse permanente. Invece è stata smantellata : «Missione compiuta ». Nel 2018 ci sono i Mondiali in Russia, un posto dove i casi di razzismo legati al calcio sono in aumento. Rostov-Psv Eindhoven domani si gioca con un pubblico ridotto per la squalifica di una parte dello stadio: «Tifo razzista». Saranno stati gli ultimi rigurgiti di una odiosa abitudine ormai annientata. La Fifa è evidentemente tranquilla. Manda avanti il segretario generale Fatma Samoura, africana, con un lavoro alle Nazioni Unite: «La mia presenza qui è una garanzia». No, non basta un nome e nemmeno il migliore dei curriculum. Il razzismo è subdolo, le referenze non lo spaventano. Servono i fatti, se la task force non era in grado di occuparsi del problema bisognerebbe sapere perché. Non cancellare l’esperimento con una lettera di congedo che urla vittoria davanti a una battaglia mai combattuta.