8 Marzo 2015

Intervista a Walker Meghnagi sull’antisemitismo

Fonte:

Il Giornale

Autore:

Giovanni Masini

«Aggressioni da islamici e condanne poco nette»

Walker Meghnagi: «Solo casi isolati, ma alcuni leader musulmani su Facebook fanno peggio»

Walker Meghnagi, presidente uscente della Comunità ebraica di Milano, prova a raccontare i timori degli ebrei italiani: «Senza fare allarmismi, perché in Italia la situazione è migliore che altrove, ma sicuramente il clima è teso».

C’ è davvero il rischio di una nuova ondata d’odio?

«La tensione è alta in tutta Europa. Da noi però, non c’è antisemitismo latente. Grazie a Dio non siamo in Francia o Scandinavia…».

Li gli ebrei sono in pericolo?

«I francesi, al di là degli immigrati, hanno questo antisemitismo, inutile negarlo. Gli Scandinavi no, ma lì c’è una tale affluenza di musulmani che in molti posti comandano loro».

In Italia com’è la situazione?

«Violenze sporadiche. Purtroppo anche a Milano, città di Expo».

Che tipo di aggressioni?

«Insulti e sputi a chi va in giro con la kippah. Ma anche episodi ben più sgradevoli».

Ad esempio?

«Nella zona di piazzale Lotto a un rabbino hanno tirato la barba. Un uomo che aveva dato due euro a un senegalese si è visto restituire il denaro perché ebreo».

Episodi in aumento?

«Un po’, anche se in termini assoluti non sono tanti».

A chi tocca fermarli?

«Noi lottiamo per promuovere la cultura ebraica. Ma gran parte del lavoro va fatto in moschea».

Ci spieghi meglio

«Non c’è nettezza nella condanna dell’antisemitismo. Sarebbe bello un incontro interreligioso per dire un no chiaro all’odio per gli ebrei».

I musulmani potrebbero fare di più in questo senso?

«Assolutamente sì. Se leggeste certe frasi che i responsabili delle comunità islamiche scrivono su Facebook… Diciamo che non aiutano certo il dialogo».

Che intende, scusi?

«Provocazioni. Esultanze al rapimento dei tre ragazzi israeliani, per esempio».

Nella comunità islamica ci sono frange dialoganti?

«Per carità, è una realtà articolata. Con il Coreis abbiamo ottimi rapporti. L’imam Pallavicini è una persona splendida».

Milano sta per vedere le due prime moschee. Come vede questa novità?

«Costruire le moschee è giusto. L’importante è controllare bene a chi vengono affidate».

Lei ha proposte?

«Avrei fatto gestire la questione agli Stati che si erano offerti. Il Marocco, la Giordania. Con il Comune abbiamo un ottimo rapporto, ma ci avrebbe fatto piacere sedere a un tavolo di confronto e chiedere di non consegnarle a imam arrivati da chissà dove, senza che si capisca quel che dicono».

Un registro degli imam e l’obbligo della lingua italiana: due proposte avanzate da più parti

«Mi pare il minimo. Lei sa che i nostri rabbini devono essere italiani per statuto? Siamo in Italia, bisogna rispettare le leggi».

Parliamo di politica: ci sono reticenze nella condanna dell’antisemitismo?

«Molta parte della sinistra sovrappone antisionismo e antisemitismo. Ma la società italiana ha i giusti anticorpi per reagire».

Gli ebrei italiani si sentono sicuri?

«La sensazione è di malessere, non di insicurezza. C’è un po’ di timore nelle scuole. La chiave sta nel dialogo interreligioso».