24 Marzo 2015

Intervista a Jean Yves Camus, esperto di estrema destra europea

Fonte:

il Manifesto

Autore:

Anna Maria Merlo

«I partiti tradizionali non sono più capaci di rappresentare le esigenze dei loro elettori»

Alta astensione, anche se meno del previsto. Vittoria della destra Ump, alleata al centro. Ma, al tempo stesso, grande balzo in avanti del Fronte nazionale, che al ballottaggio di domenica prossima sarà presente in un cantone su due. Tenue tenuta del Ps, che con i suoi alleati (Radicali di sinistra, indipendenti) può persino rivendicare il secondo posto, anche se da solo il Partito socialista scende al 21%. Difficoltà del Front de Gauche, confusione tra i Verdi, che superano appena il 2%. Che insegnamenti trarre dal primo turno di queste elezioni? Jean-Yves Camus, politologo, specialista dell’estrema destra francese ed europea, analizza i risultati. L’estrema destra si radica ormai in Francia?

Il Fronte nazionale ha ottenuto il più alto numero di voti della sua storia, più delle europee. Anche se la percentuale ottenuta non conferma i sondaggi, che lo davano al 28-30%. Questo ci dice quanto sia ancora difficile misurare il voto al Fronte nazionale. Il piccolo aumento della partecipazione non è andato a suo vantaggio. Nei cantoni dove alle municipali del 2014 è stato eletto un sindaco Fn, il partito ha fatto ottimi risultati. E ormai è presente dappertutto, in zone finora più restie, come l’Ovest, il sud-ovest, il centro della Francia, il Limousin. Solo il Cantal e la Lozère sembrano indenni.

Quali sono gli altri insegnamenti del voto?

Il tasso di partecipazione, che resta basso anche se c’è stato un leggero aumento rispetto alle previsioni, ci dice che in Francia, a parte le presidenziali, ormai in modo strutturale alcune categorie, a cominciare dai giovani, si allontanano dal voto. II Ps e i suoi alleati hanno limitato il disastro. Non è estremamente glorioso, ma bisogna dire che la strategia di Manuel Valls – drammatizzare il voto e la minaccia del Fn – ha pagato. Ha mobilitato 1-2 punti a sinistra L’Ump ha vinto, domenica prossima confermerà con la conquista di vari dipartimenti, tra cui alcuni che storicamente erano a sinistra, come il Nord. Ma siamo sicuri che questo convalidi la strategia di Nicolas Sarkozy? Non ne sarei così certo. Se si guarda più da vicino il voto, vediamo che il Fronte nazionale progredisce di più nei cantoni dove Nicolas Sarkozy ha ottenuto più voti nel 2012. Vuol dire che una parte dell’elettorato di Nicolas Sarkozy non si riconosce più nei valori portati avanti dall’ex presidente. Il come back di Sarkozy non è quindi così riuscito. In realtà, la destra vince se alleata al centro, con il blocco Ump-Udi. Cioè, l’Ump da sola non riuscirà a vincere alle presidenziali del 2017. Sarkozy non può andare troppo a destra, come ha sottolineato il suo rivale interno Main luppe.

II successo del Fn è avvenuto senza abbandonare le idee estremiste, malgrado la campagna di banalizzazione portata avanti da Marine Le Pen?

Su immigrazione, identità nazionale, sicurezza, le idee del Fn non sono cambiate, il nocciolo duro del programma è rimasto lo stesso. L’adesione a questo programma mostra che è in atto una svolta conservatrice forte, che rimette in causa la società multiculturale. Con gli attentati di gennaio è cresciuta l’inquietudine su una possibile ripetizione di atti terroristici, il caos sull’altra sponda del Mediterraneo fa paura, viene fatto un legame con i flussi di immigrazione. Sarkozy cerca di fare il parallelo tra Fn e Front de Gauche, ma nel programma di Mélenchon non c’è né lotta all’immigrazione, né preferenza nazionale, né pena di morte. C’è una differenza assoluta tra i due partiti. Sarkozy intrattiene la leggenda tenace che ex elettori del Pcf votino Fn, dicendo che nelle zone dove il Pcf era forte ora vince il Fn. Ma questo non vuol dire che siano gli stessi elettori.

Le classi popolari si rifugiano nell’astensione?

C’è un reale allontanamento delle classi popolari dalla sinistra social-democratica, già da tempo, che si potrebbe far risalire alla svolta del rigore dell’83. C’è un divorzio tra l’élite e la Francia popolare, che colpisce sia il Ps che l’Ump, destra e sinistra non sembrano più avere una presa diretta con le preoccupazioni dei cittadini, appartengono a un mondo a parte”.

II Fn fa un discorso antieuropeo. Il voto dice anche questo?

Dopo il no al Trattato costituzionale, nel 2005, né la destra né la sinistra social-democratica hanno cambiato politica. Si è così creata un’enorme frustrazione nel vedere che, malgrado il voto, i principi del trattato sono poi entrati in vigore lo stesso, che il voto non è servito a nulla. E stato un errore storico, della sinistra come della destra, aver respinto quel voto come passatista, di vecchia guardia, mentre se per una piccola parte queste potevano essere le motivazioni, per la maggioranza era l’espressione di un’opposizione al liberismo onnipresente, che nessuno ha ascoltato.