26 Aprile 2015

Insulti alla Brigata Ebraica

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Alessandra Coppola, Guido Santevecchi

Fischi e spintoni alla Brigata ebraica

Tensione al corteo di Milano, la solidarietà di Renzi. Dal palco gli attacchi di Camusso al governo

Milano «Una meravigliosa giornata di festa», dice Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi, dal palco che s’affaccia su una piazza del Duomo gremita. «A parte il tempo», che è rimasto cupo e piovoso fin dal mattino. E a eccezione di pochi minuti di contestazione, non più di una decina, nei quali lo spezzone «a rischio» del corteo (50 mila partecipanti) ha svoltato alla fine di corso Venezia, verso corso Matteotti. AI centro, in uno spazio largo non più di 4-5 metri, le bandiere della Brigata ebraica e il furgoncino del Pd; su entrambe le sponde, centri sociali e gruppi con le bandiere palestinesi. A dividerli, il servizio d’ordine del partito e un massiccio schieramento della polizia.

Sono da poco passate le 16 di ieri. Allerta dal principio del pomeriggio, contenuti da un cordone di agenti e scudi, nella curva di piazza San Babila sono pronti i vessilli palestinesi, le foto dei bambini morti a Gaza, i megafoni dei centri sociali. Gli insulti si riversano sulla nutrita pancia della manifestazione. Anzi, alla fine sono più per il Partito democratico che per lo striscione della Brigata ebraica: «Renzi boia»; «mafiosi»; «i partigiani avrebbero appeso voi in piazzale Loreto». E poi anche «assassini», «Palestina libera». Cinquanta, cento persone che gridano, qualche faccia che la polizia conosce fin dagli anni Settanta, un paio di volantini accartocciati che volano, la ressa per l’imbuto che s’è creato nell’angolo di piazza San Babila, spintoni, pugno chiuso e dito medio. Un momento di tensione, ma molto contenuto. Solidarietà dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Il 25 aprile è festa di tutti, di unità e non di divisione e polemica».

Il deputato del Pd Emanuele Fiano minimizza: «Poche decine di contestatori a confronto di migliaia di persone bene organizzate e forti nei loro principi. Chi pensa di farci dimenticare chi ha combattuto per la libertà ha sbagliato partito». Il Pd è diventato un «obiettivo» anche perché quest’anno, per evitare i momenti critici del passato, ha deciso di accogliere («scortare») tra i propri militanti la Brigata ebraica per l’intero percorso della manifestazione. La testa del corteo, lentissima, ha raggiunto il Duomo almeno un’ora prima della contestazione, con la banda, i gonfaloni dei Comuni, le sigle locali dell’Associazione nazionale partigiani, i sindacati; balli, canti, bandiere e colori, nonostante una Milano grigia. Dal palco sì è vista solo la festa. «Milano medaglia d’oro della Resistenza continuerà ad essere esempio di solidarietà, tolleranza e libertà — dice il sindaco Giuliano Pisapia —. Non solo non vogliamo dimenticare, ma dobbiamo ricordare chi è ancora oppresso per il colore della sua pelle, per il suo credo religioso, per il suo desiderio di libertà; chi fugge da fame, guerra, torture e ingiustizia e cerca e spera di trovare chi lo accolga e aiuti come vuole la nostra Costituzione».

L’intervento del sindaco è stato preceduto dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il più forte all’indirizzo del governo: «Libertà è riconoscere che non servono egoismi da parte di troppi che pensano di essere uomini soli al comando. Libertà è riconoscere tutti i diritti condivisi».