26 Aprile 2017

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 25 aprile ha elogiato la Brigata Ebraica per il suo contributo alla guerra di Liberazione

Fonte:

La Stampa

Autore:

Ugo Magri

Nel giorno dei cortei divisi Mattarella elogia “i fratelli” della Brigata ebraica

Boldrini e l’Anpi: “Troppa apologia di fascismo in rete”

Roma A nome della Repubblica, nel giorno della Liberazione, Sergio Mattarella ha ringraziato la Brigata Ebraica con parole definitive. Ne ha voluto ricordare il contributo offerto alla Resistenza, definendo «nostri fratelli» i 5 mila volontari «giunti dalla Palestina per combattere in Toscana e in Emilia Romagna con il loro vessillo». Alla sue parole si sono uniti il presidente emerito Giorgio Napolitano e numerosi esponenti della sinistra, incominciando da Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. È stato un risarcimento forte alle ragioni della comunità israelitica, spesse volte marginalizzata nelle passate celebrazioni del 25 aprile, e pure quest’anno costretta a tenere una propria iniziativa distinta a Roma per scongiurare tensioni con i gruppi palestinesi (invitati dall’Anpi). Le due cerimonie si sono svolte per fortuna senza strascichi, così come tutto è andato liscio nel resto d’Italia. Soltanto qualche fischio «antagonista» a Milano, quando sono sfilate le bandiere con la stella di David. E grida isolate a Virginia Raggi, dopo che la sindaca ha fatto visita a via Cesare Balbo, dove ebbe sede la Brigata ebraica (nella cerimonia c’era pure Maria Elena Boschi, in rappresentanza del governo). A Genova l’unico «incidente», con la bordata di fischi che ha sommerso il discorso del governatore di centrodestra, Giovanni Toti. D quale, a sua volta, ha contestato i contestatori affermando che «non hanno capito niente della Resistenza e dei suoi valori», fondati sulla tolleranza. Una polemica ha investito il web. Tanto la presidente della Camera, Laura Boldrini, quanto il parlamentare dem Michele Anzaldi, hanno denunciato la quantità di siti che fanno, indisturbati, apologia di fascismo in rete. E Carlo Smuraglia, presidente Anpi, ha lamentato come ci siano «troppi fascisti in giro, dovrebbero vergognarsi». Nell’insieme, una giornata che tiene vivo il ricordo della lotta partigiana. Mattarella quest’anno ne ha parlato da Carpi, perché proprio su quelle montagne appenniniche nacque nel 1944 la Repubblica partigiana di Montefiorino, tra le prime zone liberate dagli occupanti nazisti. Il suo discorso è andato a toccare corde sensibili della coscienza antifascista, incominciando dalla tesi secondo cui l’8 settembre 1943, data dell’armistizio, si sarebbe consumata la «morte della Patria» (tesi di Rosario Romeo, Renzo De Felice e, più recentemente, di Galli della Loggia). «Non moriva in quei giorni la Patria», ha puntualizzato Mattarella, «tramontava invece una falsa concezione di nazione fondata sul predominio, sul disprezzo dell’uomo e dei suoi diritti». Si squarciò il velo della propaganda mussoliniana, e quando gli italiani aprirono gli occhi la loro reazione fu corale.

Anticamera dell’inferno

Quindi il Presidente ha visitato baracche e recinzioni di Fossoli, un campo da cui passarono 2800 ebrei con destinazione Auschwitz, Buchenwald, Mathausen, Bergen Belsen e Ravensbruck (tra loro lo scrittore Primo Levi), oltre a 2700 prigionieri politici. «Fossoli ci mostra fino a dove può giungere il male», ha commentato scosso il Presidente con accanto Pier Luigi Castagnetti, che si batte per conservare alla memoria dei giovani queste testimonianze dell’orrore.