27 Settembre 2017

La conferenza del partito laburista ha votato per una modifica del regolamento proposta dal Jewish Labour Movement, atta ad inasprire la linea del partito sui membri che usano un linguaggio antisemita

Fonte:

The Times

Partito Laburista e antisemitismo

Jeremy Corbyn finalmente deve dichiararsi a fianco di Israele e degli ebrei britannici

Il Partito laburista di Jeremy Corbyn ha, in tutti i sensi, un problema con gli elettori ebrei. Un sondaggio di YouGov lo scorso mese ha scoperto che oltre l’80% degli ebrei britannici credono che il Labour sia troppo tollerante con l’antisemitismo all’interno delle sue fila. Nonostante la tardiva azione di retroguardia del partito alla sua conferenza, le prove suggeriscono che questa impressione è giustificata. Mr Corbyn non può lasciare che questa questione s’inasprisca. Oggi dovrebbe cogliere l’occasione del suo discorso alla conferenza annuale per dimostrare inequivocabilmente di comprendere le preoccupazioni ebraiche e dichiarare che li calmerà con azioni e non con mera retorica.

La conferenza ha votato per una modifica del regolamento proposta dal Jewish Labour Movement, un gruppo di pressione, per inasprire la linea del partito sui membri che usano un linguaggio antisemita. L’onorevole Corbyn ha sostenuto questo emendamento. Resta da vedere se ciò segna un cambiamento nell’atteggiamento indulgente del partito verso un pregiudizio antico e virulento. Nessuno accusa l’onorevole Corbyn di nutrire personalmente sentimenti antisemiti; l’accusa è piuttosto che le sue concezioni semplicistiche della politica del Medio Oriente abbiano dato sostegno a forze venefiche presenti da lunga data nella politica dell’estrema sinistra. E Mr Corbyn, sia per sventuratezza che indifferenza, le ha incoraggiate.

Non c’è ragione per cui il Labour dovrebbe trovarsi vincolato. Il partito ha tradizionali legami storici con la comunità ebraica inglese. Molti degli attuali deputati sono sostenitori di Israele e di un compromesso territoriale in Medio Oriente, tra un Israele sicuro e una Palestina sovrana. I predecessori di Mr Corbyn hanno inserito dei politici di forte impegno nelle questioni ebraiche e profonde simpatie verso Israele. Un partito dai valori progressisti e di prospettiva internazionalista dovrebbe in linea di principio festeggiare il fiorente Israele. Con tutte le sue specificità ed errori, specialmente il suo sostegno agli insediamenti in Cisgiordania, Israele è un bastione della democrazia, della scienza e del pluralismo in una regione che è a corto di queste qualità. Al contrario, il Labour sotto l’onorevole Corbyn è stato affiancato da attivisti con un astio verso lo stato di Israele, travestito in termini di anti-colonialismo, tuttavia saturo delle teorie della cospirazione dell’antisemitismo classico. Il caso più famoso è Ken Livingstone, la cui lettura sulle questioni ebraiche sembra solo ampliare un’annosa polemica trotskista che sostiene la collusione sionista con la Germania nazista.

Mr Livingstone si è guadagnato la sospensione – ma non l’espulsione – dal partito per la sua ripetuta calunniosa accusa che Hitler avesse agito a sostegno del sionismo. Tragicamente questo orribile e inaccettabile fenomeno dell’antisemitismo di sinistra è stato ampiamente esposto nella conferenza a margine del Partito Laburista. Un incontro, presumibilmente dedicato alla libertà di parola, che ha richiesto l’espulsione del Jewish Labour Movement e dei Labour Friends of Israel dal partito, e persino “la libertà di criticare e discutere di ogni questione”, incluso se l’Olocausto sia mai accaduto.

Una società libera deve consentire l’espressione anche di un fanatismo come questo. Un partito politico tradizionale, d’altra parte, ha l’obbligo morale di eliminare i promulgatori di tali nozioni dai suoi ranghi.  Mr Corbyn non può più temporizzare questa questione. Dovrebbe dichiarare fermamente di sostenere Israele e una soluzione a due stati nel Medio Oriente, e identificare se stesso come nemico giurato delle correnti antisemite che ora lo vedono come alleato.